Formazione

Se non vi dà emozioni è una pessima guida

Cosa portarsi dietro quando si gira in Italia o in Europa. I consigli di Roberto Giardina, autore di "L’altra Europa"

di Carlotta Jesi

Avvertenza per il lettore: l?oggetto di questa intervista è una guida che… non è una guida. L?intervistato, il giornalista Roberto Giardina, corrispondente da Berlino per Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno, nell?introduzione di L?altra Europa, itinerari insoliti e fantasistici di ieri e di oggi, edito da Bompiani, infatti intima: «Questo libro non va usato come una guida pratica. Piuttosto, andrebbe letto come si ascolta un amico che ci conduce nei luoghi che ama di più». La tentazione di mettersi in viaggio col suo libro invece di una Lonely Planet, però, è forte. Perché gli itinerari insoliti di cui parla connettono la Bonn di Luigi Pirandello e Karl Marx alla Londra di Peter Pan passando per la Crimea, nella villa costruita da Alessandro II dove Stalin, Roosvelt e Churchill ridisegnarono i confini del mondo nel febbraio del 1945. Perché L?altra Europa è intrisa di qualcosa che nelle mitiche Lonley Planet scarseggia: emozioni. Vita: Ha scritto 900 pagine di itinerari, cosa aveva in mente se non una guida? Roberto Giardina: Un viaggio. Però diverso da quelli che faccio da inviato e da quelli di chi si sente obbligato a dover visitare il maggior numero possibile di monumenti in un giorno. Per me saper viaggiare significa saper perdere tempo in un posto. Non si può vedere tutto, però si può scoprire quel che non è mai esistito. L?Europa è fatta anche di quadri, romanzi, film, di storia e di storie, e di favole. Vita: È l?altra Europa che titola il libro? Giardina: Se voglio raccontare a un amico di Berlino, la città in cui vivo da anni, non gli elenco tutti i musei cittadini. Preferisco spiegargli perché in uno di questi c?è un quadro di Caravaggio, cosa ci fa appeso a quel muro, come ci è arrivato. È un modo di ricostruire il legame che esiste tra l?Italia e la Prussia. Le rotte, e le strade, che percorriamo in viaggio, spesso non sono che il simbolo di legami storici. Basta pensare alle autostrade del cuore d?Europa: seguono i percorsi degli eserciti di Giulio Cesare e di Napoleone. Vita: Lei non fornisce informazioni con la data di scadenza. Non servono più? Giardina: Siamo tutti più abituati a viaggiare, e forse ci rendiamo anche conto della caducità di certe informazioni: un ristorante segnalato sei mesi fa, per esempio, sarà buono anche oggi? Mi sono posto il problema di raccontare posti che cambiano e che magari avevo visitato tanti anni fa. La risposta è stata di sottolinearne il mutamento. Di Mosca, per esempio, ho scelto di raccontare gli alberghi in cui avevo soggiornato. Di alcuni, spiego che non esistono più, e che anche attraverso la loro scomparsa passa questa città che cambia. Vita: Quanto è importante avere una meta di viaggio, e conoscerne la storia? Oggi si dice che il meglio di un viaggio è lo status di flusso, l?essere in transito? Giardina: La storia di un posto ti aiuta a capire il suo posto nel mondo. Sedersi nell?osteria dove Hitler mangiava i suoi spaghetti può essere superfluo, o una tentazione feticista, ma potrebbe anche servire a intuire la banalità del male. Vita: Se dovesse guidarci nella sua città natale, Palermo, che storia scriverebbe? Giardina: Quella di Federico II che abitava la città quando ebrei, arabi e cristiani convivevano tranquillamente. Oggi sembra incredibile. Ma ricostruire come viveva lui, cosa mangiava, dove dormiva e che parlava arabo, ci aiuterebbe a capire che religioni diverse potrebbero convivere anche oggi. Raccontare di Palermo, a quel tempo, vorrebbe dire allo stesso tempo parlare del Mediterraneo. Conoscerlo, partendo da una chiave più piccola. Vita: È la metafora della parte per il tutto. Crede che l?esplorazione del piccolo possa diventare il paradigma di un nuovo tipo di turismo? Giardina: Sì. Ma il piccolo non va inteso solo in termini geografici. Può anche essere un?angolazione insolita, uno spunto, una curiosità letteraria attraverso cui raccontare città tentacolari. A me, recentemente, è successo con Londra. Ci ho vissuto da ragazzo, quand?era la città dei Beatles e della minigonna. Quando ci sono tornato, poco tempo fa, per scrivere il libro, era Natale, e lo spunto per raccontarla me l?ha offerta il suo essere, stranamente, vuota. Camminando per la città deserta ho scoperto la messa di Natale nella chiesa cattolica di San Filippo Neri, in Brompton Road. A Londra, una messa di Natale rimane la testimonianza di una minoranza. I fedeli non danno per scontato nulla, né la loro fede né il rapporto con Dio. E tentare di capire il cattolicesimo delle isole è un modo di capire questa società, nel suo intero. Vita: Dove nasce la passione per la storia? Giardina: Mio padre era professore di storia del diritto italiano, materia noiosissima. Ma mi ha insegnato come nel diritto arabo non ci sia niente di scritto perché, storicamente, esso si adattava al diritto del posto. A pensarci oggi sembra impossibile. Ma, ancora, senza conoscere il passato, uno come si spiega perché Palermo è una città mitteleuropea in cui puoi mangiare gli stessi dolci di Vienna? Parlare di storia poi non significa necessariamente dilungarsi in dettagli da libro di scuola. Ricordo una gita in Sicilia con degli amici tedeschi: per prepararmi alle loro domande, avevo comprato una guida archeologica, ma che noia tutti quei dettagli e nomi scientifici. Mi sono messo a raccontare loro che tra le rovine del tempio di Segesta io da piccolo giocavo a pallone, probabilmente sono inorriditi, ma per me anche questa è storia. Vita: Gli itinerari del suo libro sono spesso legati a riferimenti letterari e artistici. Come condizionano i suoi viaggi? Giardina: Spesso sono proprio la ragione per cui parto. È il caso dei miei viaggi in Irlanda. Per lavoro, ci andavo ogni volta che scoppiavano delle bombe. Ma in quei luoghi raccoglievo anche storie, ed emozioni, che in una corrispondenza da inviato di guerra non trovano posto. In quei posti andavo in cerca di suggestioni, dei paesaggi raccontati dagli scrittori inglesi che ho imparato ad amare a 16 anni. Gli intinerari che attraversano Dublino di casa in casa di scrittore, da quella di Swift a quella di Oscar Wilde, sono frutto delle letture e delle passioni di tutta una vita. Vita: Ora abbiamo il permesso di usare il suo libro come un guide book? Giardina: Sono convinto che L?altra Europa vada abbinata alla lettura di una guida tradizionale, anche se queste spesso deludono perché manca sempre qualcosa. Per girare l’Italia L’invasione delle rosse Ne hanno vendute quasi 4milioni di copie, allegate a La Repubblica. Una quantità record per un?opera che sino ad ora era rimasta (anche per questioni di prezzo) nell?ambito di appassionati e specialisti. Sono le Guide rosse del Touring, vera e propria enciclopedia del territorio italiano. Oggi sono 23 volumi, con una media di 700 pagine ciascuno. All?inizio, cioè oltre 70 anni fa quando la gigantesca impresa venne avviata, si pensava di condensare tutto in sei volumi. Un calcolo che evidentemente non teneva conto della ricchezza che l?Italia riserva in ogni suo angolo, anche il più sperduto. Così le Guide rosse sono lo strumento immancabile per chi voglia intraprendere un viaggio nella piccola Italia, quella che la stragrande maggioranza delle guide in genere snobbano. Tra l?altro il Touring ha in programma un?iniziativa per ?allungare? il successo, con una proposta di vendita delle Guide in blocco a prezzi contenuti.


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