Cultura

Se lo spirito coopera …

Il punto di vista delle Ong: l'incontro tra culture religiose può trainare la politica, di Raffaele K Salinari*

di Redazione

Nelle more del processo costituzionale europeo e nel latente ?scontro tra civiltà? che oramai caratterizza lo scenario mediorientale, la visita del Papa in Turchia rappresenta un fatto indubbiamente positivo anche per le ong impegnate su questi due fronti. La riapertura, seppure a livello simbolico, del cammino turco verso l?Europa rappresenta un segnale che l??identità aperta? che vorremmo costituisse il segno dell?Europa di domani, è ancora possibile, specie se questi segnali vengono dal Vaticano che, pur riaffermando la necessità di dare spazio alle ?radici cristiane? dell?Europa, apre comunque all?islam di ?casa nostra?. Dal punto di vista degli scenari mediorientali, invece,, la visita del Papa ha rappresentato un segnale di distensione che, a cascata, ha investito positivamente anche le relazione ?di terreno? non solo tra ong cattoliche e gruppi islamici ma anche tra ong laiche e popolazioni locali, sempre attente ai simboli ma soprattutto ai segnali di rispetto. Ed è indubbiamente questo l?aspetto più interessante della visita papale, cioè la percezione, da parte delle ong che lavorano in Medio Oriente, di quanto il supposto ?scontro tra culture? sia in realtà costruito su forme di reciproca negazione identitaria anziché su affermazioni di identità forti, ma contrapposte. Anche per le ong aderenti al Cini, che lavorano in contesti difficili come la Palestina, l?Iraq o il Libano, la visita del Papa ha rappresentato, nella sua simbologia, un segnale di rispetto verso altre maniere di vivere la spiritualità, prima ancora dei significati politici legati all?incontro tra religioni, o meglio tra apparati religiosi. In realtà la spiritualità popolare, così sentita in Medio Oriente, è indubbiamente più ?sincretista? di quanto gli apparati ecclesiali non vogliano ammettere. Le ?religioni del libro? e dunque anche chi è laico ma appartiene ad un ?campo di forze spirituali? come possiamo essere noi italiani, viene visto, dopo questi segnali distensivi, molto più come un credente nell?unico Dio che un infedele. Tutto questo ci è stato detto chiaramente a Beirut come a Gerusalemme, ed ha facilitato enormemente il nostro lavoro quotidiano con popolazioni che vivono la loro spiritualità non come un dovere ma una testimonianza di fratellanza molto concreta nei confronti dei loro fratelli, basti pensare all?importante apparato sociale che hanno sviluppato Hamas o Hezbollah. Ovviamente la politica non cambierà radicalmente a ragione di questi gesti vaticani, ma l?incontro tra culture religiose, in un mondo alla ricerca di valori spirituali, è sempre una ulteriore via alla ?cooperazione spirituale? e soprattutto al ?partenariato? tra persone di buona volontà. *presidente Terre des Hommes/Cini

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