Welfare
Se l’industria 4.0 sbarca in cooperativa
In un libro pubblicato dal Laboratorio Cisl Impresa 4.0 per Edizioni Lavoro, tra i tanti casi aziendali di industria 4.0, sorprende la presenza di una grande cooperativa: il Gruppo Sacmi di Imola. Gli autori dello studio di caso rilevano la facilità e velocità di cambiamento dei modelli organizzativi, senza le resistenze che normalmente si trovano nelle imprese private
di Ivana Pais
Negli ultimi anni, la riflessione sul rapporto tra innovazione tecnologica e innovazione economica è stata ricondotta a due filoni principali: il capitalismo delle piattaforme e industria 4.0.
Nonostante i tanti punti di contatto, nel tempo hanno prevalso le visioni contrapposte: industria 4.0 riguarda prevalentemente le aziende, le piattaforme coinvolgono più direttamente i consumatori; industria 4.0 gode di varie forme di supporto pubblico, la regolazione delle piattaforme è di tipo restrittivo; la diffusione di industria 4.0 ha aperto riflessioni sulla quantità di lavoro disponibile, le piattaforme invece sulla qualità delle condizioni di lavoro.
C’è un’altra differenza, che finora non è stata messa a tema, e riguarda la governance. Il movimento del platform cooperativism ha messo le cooperative al centro del dibattito, auspicando la cooperativizzazione delle piattaforme e la piattaformizzazione delle cooperative.
Se si guarda a industria 4.0, la riflessione sulla governance non è mai stata aperta e le cooperative sembrano assenti. Forse non è così. In un libro pubblicato dal Laboratorio Cisl Impresa 4.0 per Edizioni Lavoro, tra i tanti casi aziendali di industria 4.0, sorprende la presenza di una grande cooperativa: il Gruppo Sacmi di Imola.
Fondata nel 1919, la Sacmi è un’azienda cooperativa del settore manifatturiero, leader internazionale nella produzione di macchine e impianti per l’industria ceramica e alimentare. Il Gruppo Sacmi è composto da 80 società collocate in 30 Paesi con 4305 dipendenti, di cui il 35% è socio della cooperativa. Nel 2017 ha registrato un fatturato di 1,4 miliardi di euro, di cui l’85% è rappresentato dalle esportazioni. Dal 2012 ad oggi ha investito più di 220 milioni di euro in Ricerca e Sviluppo, con 118 brevetti depositati nel solo 2017. La formalizzazione della strategia Industria 4.0 avviene nel 2015, con la costituzione di un gruppo di lavoro interno multidisciplinare che riporta direttamente alla Direzione Generale. I progetti tecnologici sono stati accompagnati dall’apertura di due strutture dedicate: il Sacmi innovation Lab 4.0 e l’Academy 4.0, aperta nel 2016, dedicata alla formazione del personale interno e — scelta particolarmente rilevante — ai fornitori, ai giovani del territorio e ad altri stakeholders.
Nell’analizzare le dinamiche che hanno favorito il successo di questa strategia gli autori dello studio di caso rilevano la facilità e velocità di cambiamento dei modelli organizzativi, senza le resistenze che normalmente si trovano nelle imprese private. E commentano: «Probabilmente la struttura cooperativa e la governance, insieme al tradizionale approccio di ampio coinvolgimento dei soci e dei lavoratori, ha favorito la rapidità e l’efficacia del cambiamento, temperando l’approccio top-down e gestendo in modo efficace la normale dialettica tra i ruoli e le funzioni». Dalle piattaforme a industria 4.0: il dibattito sulla governance cooperativa è sempre più centrale nelle riflessioni sulla trasformazione digitale.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.