Welfare
Se l’immigrato decide di tornare a casa
Nel 2011 oltre 32 mila migranti hanno lasciato l’Italia per fare ritorno al paese di origine: + 16% rispetto al 2010. «Ormai è una scelta non pià sporadica e residuale», conferma Gianfranco Marocchi a nome della Rete RIRVA che si occupa di rimpatri assistiti
Nel 2011 oltre 32 mila migranti hanno lasciato l’Italia per fare ritorno al paese di origine, un dato in crescita del 16% rispetto all’anno precedente. La perdita di lavoro e la mancata possibilità di trovarne un altro è la ragione principale dei rientri. Il trend dei ritorni volontari da appendice delle politiche per “proteggere” l’Italia dalla presenza di stranieri sta diventando sempre più un fenomeno che necessita di una politica ad hoc.
«Da scelta individuale e sporadica – sottolinea Gianfranco Marocchi, presidente del consorzio nazionale Idee in Rete, capofila progetto RIRVA – «a risposta non residuale a fronte della situazione di crisi economica del nostro Paese e di livelli di sviluppo spesso assai più significativi in alcuni dei paesi di origine dei migranti. Dopo anni in cui si era abituati a vedere il migrante come colui che cerca di entrare in Italia (non sempre desiderato e accolto) oggi emerge con numeri sempre più significativi il migrante che, magari dopo una storia di decenni nel nostro Paese, desidera lasciarlo». La Rete RIRVA – oltre 300 organizzazioni pubbliche e private – in questi anni ha svolto un ruolo fondamentale di raccordo tra i migranti che si trovano in specifiche condizioni di vulnerabilità e che valuta la possibilità di ritornare e le opportunità che lo Stato italiano, grazie a fondi comunitari, mette a disposizione. Quest’anno il numero di Ritorni Volontari Assistiti è cresciuto (circa 800 casi, contro i 228 del 2010) e si può stimare che almeno due terzi dei migranti siano giunti ai progetti grazie alla segnalazione e al lavoro istruttorio realizzato dalle organizzazioni pubbliche e private di tutto il territorio nazionale aderenti alla Rete.
La Rete Riva ha presentato a Roma nel corso di un seminario a ci ha partecipato la presidente della Camera Laura Boldrini, 10 proposte per fare del ritorno volontario assistito uno strumento delle politiche migratorie. Eccole nel dettaglio
- Prevedere standard minimi per tutti i progetti di ritorno , con un adeguato sostegno nei Paesi d’origine con l’attenzione ad attivare sinergie con eventuali misure promosse da altre Istituzioni e/o organizzazioni
- Far diventare i programmi di ritorno (e il progetto di rete) almeno biennali
- L’informazione prima della partenza è di importanza fondamentale per un efficace ritorno volontario assistito: la Rete sul ritorno va sviluppata, non smobilitata
- Più dati e informazioni sull’esito dei ritorni. Servono ad orientare l’azione, vanno raccolti , studiati e diffusi
- Il Ritorno Volontario Assistito è da privilegiare rispetto al Rimpatrio Forzato. Il Ritorno Volontario Assistito deve essere un’opzione effettiva per i migranti irregolarmente presenti sul territorio
- Adeguare il numero di posti disponibili per il RVA all’attuale contesto socio-economico
- Ampliare i progetti di ritorno volontario assistito prevedendo programmi che includano cittadini con permessi di soggiorno anche per lavoro e con permessi di lungo periodo CE promuovendo il ritorno produttivo.
- In assenza di accordi bilaterali, va reso possibile il riscatto dei contributi versati e/o la totalizzazione contributiva
- Anche gli ammortizzatori sociali possono essere riconsiderati nell’ambito di una strategia volta a supportare il ritorno
- Definire forme di cooperazione interistituzionale sul Ritorno, coinvolgendo la società civile nella definizione delle strategie
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