Non c?è giustizia senza certezza della pena, così raccomanda da sempre uno dei princìpi della giurisprudenza. Nel diritto internazionale si applica sempre di più lo stesso principio. Chi sgarra sia sanzionato, chi la combina grossa la pagherà cara. A livello internazionale c?è sempre più forte il desiderio di non lasciare impuniti nessuno dei governi canaglia o degli Stati falliti che non vogliono o non riescono a costruire libertà e giustizia per i propri sudditi. Un punto ancora oscuro sul quale non c?è alcun dibattito è la questione della natura della pena; cioè sul tipo di sanzioni. Le sanzioni sono generalmente di carattere economico, si presume che siano efficaci nel danneggiare l?economia dei Paesi da colpire. E di fatto lo sono. Ma il danno economico fa male al governo solo se si tratta di un governo democratico che può essere messo ko dall?insoddisfazione della gente e dalle proteste delle parti sociali. Ma dove ai governi locali importa poco della volontà della gente e di quanto la gente soffra per effetto di un?economia disastrata dalle sanzioni, il risultato degli embarghi economici è molto più dubbio. Le sanzioni internazionali contro Iraq e Nord Corea non hanno ottenuto altro che peggiorare il risultato della pessima gestione economica dei loro governi, causando anche morte e malattie per milioni di bambini. Myanmar, il Paese più sistematicamente sanzionato in epoca moderna, per anni ha ricevuto meno di un dollaro all?anno pro capite in aiuti internazionali, mentre altri Paesi ritenuti migliori campioni di democrazia e di diritti umani, come Vietnam, Cambogia e Laos, hanno ricevuto tra 39 e 68 dollari pro capite l?anno e relazioni commerciali privilegiate. Il risultato è che Myanmar, secondo l?Oms, è il Paese con il peggior stato della salute pubblica e la peggiore situazione dell?epidemia di Aids del Sud-Est asiatico. Le sanzioni indeboliscono l?economia e la salute pubblica ma non la situazione economica e la salute di chi è al potere. Con le sanzioni il settore privato non ha più la disponibilità economica per aiutare l?opposizione ai regimi al potere. I governi di Myanmar, Nord Corea, Iraq sono divenuti più dispotici di quel che erano prima delle sanzioni. Ai Paesi sottoposti a sanzioni economiche si applicano anche limitazioni di viaggio dai Paesi che applicano le sanzioni. Senza visitatori stranieri gli abusi sui diritti umani rimangono quindi più nascosti, più difficili da dimostrare e da far conoscere all?estero.
Spetta alle società civili suonare l?allarme e chiedere una revisione accurata degli effetti voluti e non voluti delle sanzioni.
Sandro Calvani è un dirigente delle Nazioni Unite. Vive e lavora a Bangkok, Thailandia.
Le opinioni qui espresse non rappresentano necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite
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