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Mobilità

Se le piste ciclabili si “dimenticano” delle persone con disabilità

La Corte dei Conti denuncia «numerosi» ritardi nella progettazione e nella realizzazione sia degli itinerari per turisti amanti delle due ruote sia di una serie di interventi a favore della mobilità ciclistica, come le ciclostazioni, le autostrade ciclabili, le misure in materia di sicurezza stradale. I giudici rimarcano anche la mancata considerazione delle persone fragili

di Francesco Dente

La realizzazione dei percorsi ciclabili procede a passo di triciclo. La Corte dei Conti denuncia «numerosi» ritardi nella progettazione e nella realizzazione sia degli itinerari per turisti amanti delle due ruote che di una serie di interventi a favore della mobilità ciclistica, come le ciclostazioni, le autostrade ciclabili e le misure in materia di sicurezza stradale. La magistratura contabile, in particolare, ha acceso un faro sulla messa in opera del Sistema nazionale di ciclovie turistiche (Snct), la rete che comprende 10 tratte lungo lo Stivale. È il caso, solo per citarne alcune, della Ciclovia del Sole fra Verona e Firenze, di quella dell’Acquedotto pugliese fra Campania, Basilicata e Puglia e del Grande raccordo anulare delle biciclette di Roma (Grab).

La Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato punta il dito contro la carenza di coordinamento fra le amministrazioni centrali competenti, e cioè i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dei Beni e delle attività culturali e del Turismo e contro l’adozione tardiva del Piano Generale della mobilità ciclistica, che avrebbe dovuto essere adottato nell’agosto 2018 e che, invece, è stato licenziato solo nell’agosto del 2022. Rimarca, infine, la mancata istituzione del Tavolo permanente di monitoraggio prevista già da un decreto del 2018. Le lentezze procedurali rilevate, dovute anche alla necessità di raccordarsi con il Pnrr subentrato nel frattempo, hanno finito per incidere direttamente sulla gestione delle risorse con «numerose criticità» relative al loro effettivo utilizzo e «indicative di una capacità di spesa davvero ridotta».

Ad esempio, l’analisi della gestione finanziaria 2018-2023 di uno dei capitoli più corposi, quello per la progettazione e la realizzazione del Sistema nazionale di ciclovie turistiche, di ciclostazioni e di interventi sulla sicurezza della ciclabilità cittadina, ha evidenziato che a fronte di una massa spendibile complessiva di 606,24 milioni di euro i pagamenti totali effettuati sono stati 223,63 milioni di euro (36,89%).

Non finisce qui. La Corte dei conti stigmatizza la «disomogeneità dei costi medi al chilometro» per la realizzazione delle varie ciclovie che ha determinato una differenza che «non è apparsa sempre giustificabile». Rimprovera, soprattutto, ai soggetti attuatori di aver dimenticato le persone con disabilità. In alcuni tratti non è stato tenuto debitamente conto della natura stessa delle ciclovie che, in quanto turistiche, devono rispondere a «una serie di necessità degli stakeholders interessati, non ultime quelle di cicloturisti non necessariamente esperti e anche persone con disabilità o che intendono approcciare la mobilità ciclistica come modalità turistica ecocompatibile, che li avvicini, possibilmente, al patrimonio ambientale e culturale ricchissimo del nostro Paese».

Il criterio dell’accessibilità, concludono i giudici contabili, «non appare in alcuni casi aver ispirato le scelte operate dai soggetti attuatori, che, comunque, non hanno trovato ostacoli particolari nel corso delle attività di verifica e approvazione dei tracciati da loro progettati». Nessuno, insomma, ha detto nulla.

Foto: Pexels


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