Famiglia

Se le colpe dei figli ricadono sulle madri

Corriere Adriatico / un articolo che racconta una storia davvero “esemplare” sui disastri che può produrre l’informazione

di Ornella Favero

«Rimini: la colpa del figlio detenuto ricade sulla madre»: così titola Il Corriere Adriatico un articolo che racconta una storia davvero ?esemplare? sui disastri che può produrre l?informazione, quando non è attenta a rispettare i diritti delle persone. Le immagini del figlio che esce dalla questura tra i poliziotti, passate in televisione, hanno infatti avuto un effetto devastante sul destino di una persona assolutamente innocente, la madre di un giovanissimo (vent?anni) ragazzo rumeno arrestato con l?accusa di omicidio volontario, tentata rapina aggravata, ma anche – per un precedente episodio – di rapina aggravata e lesioni personali gravi. La donna, una badante apprezzata nel suo lavoro per l?onestà e la correttezza, è stata subito licenziata, e questo ci fa dire che, nelle vicende di persone imputate, condannate, detenute va data grande attenzione alle vittime dei loro reati, ma non si possono dimenticare neppure le vittime indirette, che sono i loro famigliari. Quella madre, tra l?altro, con il suo lavoro manteneva le tre figlie in Romania. QUI FOSSANO I giornali del carcere dedicano molto spazio ai parenti dei detenuti. Sull?ultimo numero di La Rondine, il periodico della casa di reclusione di Fossano, a parlare, all?uscita da un colloquio, è la moglie di un detenuto: «L?emozione che più mi prende quando mi avvicino al colloquio è l?ansia che ti attanaglia lo stomaco, specialmente le prime volte. E comunque non diventa mai un?abitudine, tutte le volte l?emozione è molto forte. Anche per i figli sono momenti molto brutti: ?Uffa di nuovo qui, non volevo più venire? e giù il pianto. Dopo il controllo vengo scortata nella saletta dei colloqui. Qui lo spazio è poco e c?è sempre un gran rumore di voci. Il discorso è soprattutto sui figli, quello che è successo durante la settimana a noi e a lui. Sono momenti difficili perché spesso vedi persone piangere».


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