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Se l’allarme sicurezza sbarca in Africa
Media e politici guardano con sempre maggiore preoccupazione al nuovo clima che si respira in Italia e Spagna
“L’emigrazione clandestina è un tema altamente sensibile in Senegal. E non solo per l’ultima legge che il parlamento italiano ha approvato. A preoccupare i senegalesi è il modo con cui l’Europa tratta i migranti africani”. Regolari o irregolari, non fa più differenza. Per Sydi Diop, caporedattore del quotidiano senegalese Le Soleil, “il vento di xenofobia che con la crisi economica si sta abbattendo sul Vecchio continente è ormai incarnato da un filmato di otto minuti (scaricabile dal link qui a sinistra, ndr.) che ha messo sotto shock tutto il Senegal”. Il 15 giugno scorso, un regista senegalese ha ripreso con la sua telecamera l’espulsione di un connazionale, Massamba Seck, all’aeroporto di Madrid. “Sono state scene molto penose da guardare” dice a Vita.it Sydi Diop, convinto che “la brutalità dei poliziotti spagnoli sta alimentando un razzismo anti-europeo pericoloso tra i senegalesi. Di sicuro, le politiche migratorie dell’Italia non aiuteranno a placare gli animi”.
Intanto nella sfera politica senegalese la tensione è già palpabile. Ancor prima che il pacchetto sicurezza fosse stato approvato dal Senato, il consigliere speciale del presidente senegalese Abdoulaye Wade (in foto) si era espresso con toni molti duri contro la legge voluta dal governo Berlusconi. In una riunione tenutasi a Dakar alcune settimane fa, di fronte a una platea di migranti senegalesi aderenti al Partito presidenziale, Papa Saer Guèye si era detto “sconcertato all’idea che l’Italia sia capace di promulgare una legge anti-migratoria”. Forte della sua carica di emissario speciale per le relazioni con i senegalesi all’estero, Guèye aveva auspicato “una mobilitazione intera dello Sttao senegalese per fare pressioni sul governo Berlusconi”. Purtroppo l’appello non sembra aver sortito gli effetti sperati. Anzi, di passaggio a Bruxelles 25 giugno scorso per discutere con la Commissione europea sulla cooperazione Africa-Ue, il presidente Wade si è limitato a dichiarare di non avere nulla da rimprovare alle politiche di controllo dell’Europa “che è nel pieno del suo diritto”. Anzi, riguardo la politica migratoria italiana, Wade ha “salutato il lavoro del governo italiano e di governi precedenti dell’Italia dove risiedono e lavorano in buone condizioni 70mila senegalesi”. Quelli regolari ben s’intende. Ma gli altri? Nessuno lo sa. Ancora più grave secondo alcuni osservatori a Bruxelles sono gli elogi che il presidente del Senegal ha rivolto alla Spagna, definita “un modello in Europa” per le sue politiche di aiuto e l’accoglienza riservata ai suoi connazionali qualificati sul territorio spagnolo, mentre in Senegal era già esplosa la polemica sui metodi di espulsione praticati pochi giorni prima dalla polizia di Madrid su un cittadino senegalese.
In realtà, le parole di Abdoulaye Wade nascondono un disagio ormai lampante da parte di molti leader africani nei confronti delle politiche migratorie europee. “Questo mutismo” spiega a Vita il parlamentare italiano (IDV) Jean-Léonard Touadi, “si puo’ soltanto giustificare con il fatto che la presenza di milioni di migranti africani in Europa rende i governi dell’Africa ricattabili”. In altre parole, zitti e muti. “Purtroppo, gli europei non si rendono conto del fossato che il dramma delle migrazioni sta provocando tra le due rive del Mediterranneo. Quanti morti dobbiamo ancora contare nel Sahara e nei mari affinché l’Unione europea apra gli occhi? Purrtoppo temo che il giorno in cui accadrà, e se accadrà, sarà troppo tardi…”.
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