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Se la svolta economica è nella società civile

Mentre la Croazia fa il suo ingresso nell’Unione Europea con una disoccupazione giovanile al 51% , sono in molti ad identificare nella società civile il motore per la ripresa economica del Paese

di Ottavia Spaggiari

Con un calo della crescita economica del 6.5% nell’ultimo anno e il tasso di disoccupazione arrivato al 18.1%, la Croazia entra nell’Unione Europea con una situazione interna estremamente critica, raccogliendo una sfida che coinvolge più che mai, il terzo settore, interpretato da molti come  una possibile chiave di volta per lo sviluppo economico del Paese.
“Il problema della Croazia e dei Balcani occidentali, riguarda principalmente il fatto che fino ad oggi, le politiche e le metodologie per lo sviluppo socio-economico del Paese non sono riuscite a coinvolgere i gruppi che dovevano maggiormente essere attivati, ovvero, i giovani e le donne.” Afferma Mirna Karzen, del Social Innovation Laboratory. “Nonostante il supporto delle organizzazioni internazionali, i workshop di formazione e capacity building, non si è riusciti a raggiungere l’obiettivo più importante: la creazione di nuovi posti di lavoro e il miglioramento della qualità della vita nel quotidiano.” L’aspetto più preoccupante della situazione economica della Croazia riguarda proprio il record di disoccupazione giovanile, che ha raggiunto nel 2012, il 51,8%. “Fino ad oggi gli investimenti maggiori sono stati fatti soprattutto in campi molto specifici di ricerca e innovazione, ma non si è ancora investito in progetti di innovazione applicata al sociale. Credo che questo potrebbe davvero fare la differenza.” Racconta Karzen. “Anche se non c’è ancora un movimento condiviso, grazie all’iniziativa dei singoli, nel nostro Paese ci sono esperimenti di social innovation molto interessanti. E’ necessario però che vi sia una strategia di policy making condivisa a riguardo e l’intenzione di creare un network. Mettere in contatto gli innovatori è fondamentale per rendere davvero efficace il cambiamento.” Nonostante i problemi oggettivi, non si può infatti dire che la società civile croata sia addormentata. La Croazia è stato uno dei primi paesi in Europa ad unirsi al V-Day, il movimento globale contro la violenza di genere lanciato dalla drammaturga Eve Ensler, che tutti gli anni porta sul palcoscenico migliaia di donne in tutto il mondo per la rappresentazione a scopo benefico de I monologhi della vagina. Indice della decisione di voler affrontare ed elaborare un trascorso dolorosissimo e molto recente: gli stupri etnici di cui sono state vittime oltre 20 mila donne durante la Guerra nei Balcani. 
Il Centro di Volontariato di Zagabria, poi conta quasi 9 mila volontari e un’identità strettamente intrecciata con la storia locale più recente. Ufficialmente fondato nel 1998, il Centro aveva in realtà aperto le porte nel 1996, con l’arrivo in città dei primi volontari internazionali, per la ricostruzione delle aree devastate dalla guerra. Il 28% dei volontari sono ragazzi tra i 19 e i 24 anni. “Facendo volontariato ho incontrato molti ragazzi davvero in gamba e ho imparato moltissimo, acquisendo competenze a livello di comunicazione e di leadership che prima non possedevo”, racconta Mihovil Frater, 29 anni, ingegnere informatico e volontario, impegnato in diversi progetti di assistenza ai senza tetto. “Credo che il volontariato sia una risorsa formativa fondamentale per chi ha appena finito gli studi.”  E che la società civile possa giocare un ruolo da protagonista nello sviluppo di misure favorevoli all’occupazione giovanile lo afferma anche Nikola Bukoyivic di MMH, Croatia Youth Network: “La società civile rappresenta una forza trainante già da ora per lo sviluppo economico del Paese.” Afferma Bukoyivic, “Basti pensare alle nuove imprese sociali che stanno nascendo e alle competenze che i giovani riescono ad acquisire, proprio grazie a queste iniziative." Racconta. "Il problema è che questi sforzi non sono ancora ancora riconosciuti come tali e promossi dal governo. In questo senso, credo che l’ingresso in Europa possa rappresentare l'opportunità di cominciare ad identificare e a misurare l'impatto di queste iniziative. E' il primo passo perchè vengano pienamente sostenute dal governo. L'Europa è una grande sfida, ma anche una grande opportunità, per il terzo settore e per tutti noi.”
 

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