Non profit

Se la solidarietà sa essere attraente

Uno dei maggiori sociologi italiani ha scavato nel fenomeno 5 per mille. E a Vita affida le sue conclusioni. Con un’utile avvertenza...

di Maurizio Regosa

Dietrol?altruismo c?è anche l?interesse, come dietro la solidarietà c?è anche l?organizzazione. Ilvo Diamanti, professore di Scienza politica, analista e commentatore di fenomeni demografici, non concede spazio ai luoghi comuni né alle contrapposizioni che semplificano neppure ragionando sul 5 per mille.

Vita: Che impressioni ha avuto dai dati?
Ilvo Diamanti: La prima è che evidentemente c?è una disponibilità a questa forma di altruismo espressa dal 60% dei contribuenti. Un fenomeno che in qualche modo conoscevamo, ed è stato confermato. È un dato coerente con quello che dicono le indagini sulla pratica della solidarietà di vita quotidiana. Va però tenuto conto che in questo caso è una solidarietà che costa poco. Non voglio dire che non sia utile o importante. Solo che non richiede un impegno esterno esplicito. Non devi scendere in piazza o andare a un banchetto in strada. Questo non svaluta la scelta, ma sottolinea l?utilità del sentimento altruista.

Vita: Perché parla di utilità?
Diamanti: Uso volutamente questa formula. Normalmente l?altruismo è considerato antonimo di egoismo, la solidarietà come altro dall?utilità, dal vantaggio, dall?interesse. Invece le due cose in una certa misura coincidono. Esiste una dimensione dell?altruismo e della solidarietà che ha almeno una doppia funzione ?egoista?. Da parte la percezione che l?altruismo ha una funzione sociale: senza altruismo non hai società, non hai risposte specifiche alle tue domande in molti settori, dalla ricerca alla malattia, dai servizi alle attività di tempo libero. Si sa benissimo che tutto questo si regge su attività non pubbliche e non private. Quindi l?altruismo svolge una funzione utilitarista, simile a quella che svolgeva la carità nelle società contadine e preindustriali: la carità era istinto di conservazione, era risorsa comunitaria. La seconda funzione ?egoista? è la stratificazione dell?identità personale: attraverso il mio altruismo, formo la mia identità e mi autodefinisco. Come il partecipare forma l?identità, anche il dare forma l?identità.

Vita: E oltre il livello individuale?
Diamanti: Oltre c?è l?organizzazione. Dai dati sul 5 per mille si coglie evidentemente la relazione fra soggetti, organismi, enti che attraggono risorse e la loro presenza sul territorio o sui media. È evidente ad esempio che Auser e Acli attraggono più di Arci. Così come la Lega del Filo d?oro, con i suoi testimonial.

Vita: Quali indicazioni in sintesi?
Diamanti: Sono tre. Che la solidarietà quotidiana è diffusa in Italia; che ha a che fare con la funzione di utilità personale e sociale; che la solidarietà anche espressa attraverso il 5 per mille ha bisogno di canali di organizzazione e relazione per essere attivata. Quindi ne beneficiano maggiormente soggetti che sono a contatto con le persone (anche attraverso i Caf ) oppure quelli che hanno capacità di mobilitazione mediatica.

Vita: Qualcuno ha letto il 5 per mille come un esercizio di libertà?
Diamanti: Non è contraddittorio con ciò che ho detto. Ciascuno di noi ha la possibilità in questo modo di orientare e destinare in una certa direzione una quota del proprio prelievo. È altrettanto vero che in qualche modo si muove come nel mercato: è invitato dall?offerta. Le tue preferenze devono fare i conti con l?offerta che ti propone il mercato. Tu eserciti la tua libertà all?interno di un?offerta ampia che però viene delimitata. Questa libertà si esprime all?interno di una rete di opportunità che è definita dall?ambiente. La solidarietà è esercizio di libertà ma al tempo stesso è anche organizzazione.

Vita: Alcuni osservatori parlano già dei ?dimenticati dal 5 per mille??
Diamanti: È un problema irrimediabile. Se la scelta del 5 per mille è un esercizio di libertà, avviene all?interno di un mercato dove chi è più forte, ha più voce, attrae di più. Altrimenti occorrerebbe decidere diversamente, ad esempio destinare una quota a coloro che vengono considerati comunque meritevoli, al di là delle scelte. Se vogliamo dare ai cittadini quanto meno l?illusione di scegliere, poi non ci si può lamentare. Altrimenti si decida di consentire al contribuente la scelta se destinare o meno il 5 per mille che sarà poi ripartito secondo criteri statali, poi però non stupiamoci se invece del 60% a sceglierlo sarà soltanto il 30%. Uno dei fattori di successo è che hai l?impressione di destinare le tue risorse a qualcuno di cui ti fidi. Questo è il meccanismo che rende il 5 per mille attraente: solidarietà ma non in senso lato, a un soggetto che conosco. E quindi hai una mobilitazione. Se diciamo: date il 5 per mille poi ci pensiamo noi a distribuirlo, la quota si dimezzerà.

Vita: Per alcuni è stato tradito lo spirito di sussidiarietà perché i piccoli sono parsi penalizzati.
Diamanti: Ogni progetto è perfettibile. In questo modello di organizzazione, visibilità e mobilitazione, lo abbiamo visto, diventano determinanti. Si potrebbe pensare a un fondo di perequazione, a meccanismi simili a quello di solidarietà orizzontale che dovrebbe caratterizzare il federalismo, da destinare a coloro che sono sotto una certa soglia.


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