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Se la Rai è assente sul maxi-recupero del relitto, a che serve il canone?

Il recupero da parte della Marina Militare del peschereccio affondato il 18 aprile 2015 è un'impresa senza precedenti, tutta italiana, alla quale la Rai non ha dedicato nessun approfondimento. A che serve pagare il canone se in situazioni come queste il servizio pubblico non mostra la sua specificità? L'azienda è già in vacanza?

di Michele Anzaldi

Le istituzioni italiane hanno portato a termine un’impresa senza precedenti, che in queste ore sta facendo il giro del mondo ed è stata rivendicata ancora ieri a Bruxelles dal premier Renzi: il maxi-recupero del relitto che il 18 aprile del 2015 causò centinaia di vittime nel naufragio nelle acque del Mediterraneo e commosse il mondo. La Rai, però, non sembra essersene accorta, trattando la notizia come una storia ordinaria, con qualche servizio di cronaca nei telegiornali e niente di più. A che serve pagare il canone se in situazioni come queste il servizio pubblico non mostra la sua specificità? Quale è la differenza tra tv pubblica e concorrenza privata se proprio sull’informazione non vediamo alcun salto di qualità?

Il naufragio di aprile 2015 risvegliò le coscienze a livello internazionale Papa Francesco fece sentire la sua voce e il Governo italiano ottenne la convocazione di un consiglio europeo straordinario. Quella tragedia segnò la prima vera, e tardiva, presa di coscienza dell’Europa di fronte alla strage continua che si consuma da mesi nel Mediterraneo. Il premier Matteo Renzi si impegnò in maniera netta al recupero del relitto, per dare degna sepoltura alle centinaia di vittime e mostrare al mondo cosa si consuma nei nostri mari.

Dopo mesi di preparazione, con la collaborazione di ministeri, università, esperti, aziende all’avanguardia, alla fine l’impresa di far riemergere il relitto è stata portata a termine. Si tratta di un’operazione senza precedenti, finanziata con 3,5 milioni di euro pubblici: recupero a 372 metri di profondità, dove possono arrivare solo macchine e robot; impiego di oltre 200 persone; impresa tutta italiana, con la collaborazione della Marina militare e dell’azienda leader nel settore Impresub di Trento.


E la Rai dove era? Perché non abbiamo visto neanche un approfondimento in prima o seconda serata dedicato a questa vicenda?

Michele Anzaldi

E la Rai dove era? Perché non abbiamo visto neanche un approfondimento in prima o seconda serata dedicato a questa vicenda? L’impresa tecnica, sebbene in dimensioni ridotte, non è da meno di quella della Costa Concordia. Il valore simbolico, però, è ben superiore. Chi avrebbe dovuto raccontare agli italiani questa storia, se non la Rai?

In occasioni come questa i cittadini che pagano il canone, quasi 2 miliardi di euro all’anno, si aspettano di vedere concretamente la differenza tra pubblico e privato. È proprio l’informazione il genere televisivo che legittima i servizi pubblici in tutta Europa: su questo abbiamo assistito, finora, all’assordante silenzio dei vertici, all’eliminazione di spazi informativi e alla creazione dell’ennesima struttura con mega-stipendi e assunzioni, di cui non si è ancora capita l’utilità. Siamo all’ennesima occasione persa. L’azienda dica con esattezza quali spazi sono stati dedicati al recupero, chi ha deciso, se siano previsti approfondimenti ulteriori. È accettabile che per i tre mesi estivi l’approfondimento informativo in Rai vada in vacanza?

L'autore è deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai.

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