Economia

Se la moneta è l’inclusione, la qualità vale due volte

Formazione, imprenditorialità e preparazione del personale non svantaggiato sono tre sfide sempre più importanti. Per rendere più solide le imprese. (di Valerio Luterotti)

di Redazione

Per le cooperative sociali di tipo B di Federsolidarietà, la lotta all?esclusione socio-lavorativa puntava all?abbattimento, o quanto meno alla riduzione, delle barriere tra la domanda e l?offerta, flessibilizzando e innovando le relazioni, i metodi e gli strumenti regolanti i soggetti in gioco. Si tratta, cioè, di creare delle imprese sociali che sappiano rendersi competitive nel mercato, come qualità/prezzo dei prodotti e al contempo garantire la adattabilità dei processi produttivi alle inevitabili perturbazioni processuali con l?inserimento di soggetti portatori di diversità personologico/esperienziale, rispetto allo standard comunemente richiesto dagli altri datori di lavoro. è stato possibile: a) puntando sulla reperibilità di commesse lavorative sufficientemente redditizie; b) sulla tenuta del nucleo di lavoratori non svantaggiati (dal 40 al 70% della forza lavoro) chiamati alla contemporanea competenza produttiva, addestrativa e socialmente riabilitativa, per la capacità di costruire la congruenza tra le diverse tipologie di produzioni con le diverse tipologie di svantaggio richiedente occupazione. Un altro fattore caratterizzante la propulsione allo sviluppo delle cooperative di tipo B in Federsolidarietà, è rappresentato dalla radicata convinzione che nel nostro attuale modello sociale ed economico il lavoro porti con sé numerose ?monete socialmente spendibili?, a risvolto anche extra lavorativo: psicologiche, sociologiche, ambientali, di potere, eccetera. Con queste linee direttrici, l?approccio alla proposta lavorativa diviene un?azione di inclusione sociale ad ampio raggio, nell?insieme delle politiche attive per il lavoro ma anche di promozione di nuove forma di cittadinanza attiva. Tra i vari modelli e strumenti dell?inserimento lavorativo (formazione professionale propedeutica, accompagnamento educativo in azienda, ecc.), quello offerto dalla cooperazione sociale si caratterizza per la disponibile flessibilità di tutte le variabili organizzative e produttive dell?impresa, nella messa al centro d?interesse la persona e la massima personalizzazione del percorso di inserimento lavorativo. La proposta lavorativa è, e rimane, uno strumento, mentre il fine è l?inclusione sociale e la recuperata autonomia del lavoratore inserito. La scelta dei lavoratori non svantaggiati di operare in una cooperativa sociale di tipo B, piuttosto che in un?altra impresa ?for profit?, diviene una scelta di condivisione delle condizioni di svantaggio di alcune persone, finalizzata alla ricerca comune di percorsi di riscatto sociale, nel mantenimento della competitività dell?impresa nel suo complesso. Il profilo del lavoratore non svantaggiato e la sua scelta lavorativa divengono un oggetto di studio e formazione molto prezioso e significativo, almeno tanto quanto lo si elude nella maggior parte dei contributi del settore, così come le scelte merceologiche commerciali della cooperativa, oltre alla stessa strategia di sviluppo imprenditoriale, divengono i fattori di maggior incidenza rispetto al risultato finale della massima creazione di percorsi socialmente inclusivi. è chiaro a tutti quanto sia complesso e delicato il livello delle interdipendenze delle variabili in gioco ai fini della positività del risultato finale, per questo si ritiene di primaria importanza tenere alto il livello di formazione della base sociale delle cooperative, oltre alla cura della capacità imprenditoriale complessiva dell?impresa, nel loro essere capitale sociale al servizio della comunità, così com?è importante inquadrare l?azione delle cooperative di tipo B nell?orizzonte più ampio delle politiche attive del lavoro, alla ricerca di modelli economico/imprenditoriali fondati sulle sostenibilità sociale e ambientale delle risorse impiegate. Impresa accessibile In Federsolidarietà, la cooperazione sociale di inserimento lavorativo ha questi numeri: 1.200 cooperative sociali; 12.500 lavoratori svantaggiati; 15.000 lavoratori ordinari; 1.300 lavoratori svantaggi in più ogni anno. Le prime esperienze di inserimento lavorativo si fondarono sulla convinzione che i fattori escludenti una parte della popolazione dal mercato del lavoro potessero essere rimossi o superati qualora si fosse riusciti ad immaginare e realizzare un?impresa produttiva che sapesse rimanere tale, sostituendo gli standard tipici delle forme organizzative delle imprese ordinarie, con una gestione più flessibile, solidaristica e co-operante, quindi umanamente più accessibile.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA