Economia
Se la famiglia non ce la fa
Capo Horn, una struttura dappoggio per i bambini che devono essere allontanati dai nuclei di origine. Propedeutica allaffido familiare
Il 95 per cento della loro attività è dedicata agli under 18. E molti dei 70 operatori della cooperativa sociale La Città, di Savona, è impegnata direttamente con i ragazzi a rischio. «Dall?89, anno della nostra nascita» racconta il presidente, Riccardo Viaggi, «ci siamo interessati quasi esclusivamente di minori: siamo partiti proprio operando su quelli a rischio, solo in seguito ci siamo occupati della cosiddetta normalità».
Un salto di qualità nell?affrontare le problematiche dei ragazzi che sono allontanati dalle famiglie d?origine è stato compiuto due anni fa, con la nascita della struttura residenziale Capo Horn, comunità alloggio in cui sono accolti in questo periodo sette ragazzini con un?età compresa tra i 6 e i 14 anni. «Il nostro sforzo è quello di aiutarli a mantenere una rete di rapporti e di legami con la loro realtà precedente e questo è facilitato dal fatto che sono quasi tutti della zona».
«Anche il discorso educativo deve tenere conto di diversi fattori, ma c?è una difficoltà: non sempre sono chiari gli obiettivi dell?intervento, soprattutto nei casi in cui le decisioni degli altri protagonisti (Tribunale per i minorenni e servizi sociali) non permettono di scorgere degli obiettivi chiari».
Non ci si nasconde dietro un dito: la comunità è stata pensata come un momento di transito verso l?affido familiare, «ma è molto difficile, almeno nella realtà ligure, trovare famiglie affidatarie», ammette Viaggi, «e questo diventa un problema per i casi in cui diventa improbabile il rientro nella famiglia d?origine».
Lavorare con i minori richiede un ?lavoro di rete?: «Si interviene sui bambini, allontanandoli dalla famiglia, ma troppo spesso non si può, o semplicemente non si riesce, intervenire sulla famiglia stessa perché in questo caso i servizi non sono gli stessi e non hanno uguali obiettivi», denuncia Riccardo Viaggi. «E questo lo si vede soprattutto con i bambini più grandicelli, gli adolescenti tra i 12 e i 13 anni». A rischio sono anche i minori extracomunitari (a Savona sono soprattutto maghrebini) che vengono affidati ai Comuni e accolti in comunità: «alcuni di loro, anche se hanno un?età più alta, dai 14 ai 17 anni», ammette, «potrebbero essere seguiti a pieno titolo anche nella comunita’ per i minori a rischio».
Importante,per la cooperativa,mantenere un rapporto con le altre agenzie educative e con le altre cooperative sociali presenti sul territorio,ma anche con gli altri soggetti «il lavoro di rete e’ ricercato sul campo,nei rapporti.E in questo»conclude Viaggi,«un notevole impulso e’ venuto dalla lege 285/97,che ha stimolato le realta’ della zona a mettersi in rete su progetti.Ma non vanno dimenticati anche i rapporti esistenti con l’Asl e le scuole,soprattutto per quanto riguarda i minori in eta’ scolare».
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