Welfare
Se la badante sta male: un terzo delle assistenti soffre di depressione
Pubblicati i risultati di un’indagine svolta dall’organizzazione tra centinaia di assistenti domestiche, da cui emerge un quadro in chiaroscuro: sono quasi tutte donne, una su 5 è laureata, lavorano oltre 60 ore la settimana, una su sei completamente in nero. Una situazione che le logora nel fisico e nel morale
Chi sono, cosa fanno e come vivono le badanti che lavorano nelle famiglie italiane: a questa domanda risponde la ricerca “Le trasformazioni del lavoro domestico nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle competenze”, realizzata da Iref (Istituto di Ricerche Educative e Formative), in collaborazione con il Patronato Acli e le sedi territoriali di Acli Colf e pubblicata in un volume in questi giorni.
Chi sono
Attraverso questa rete sono state contattate 837 lavoratrici, residenti in 177 comuni, attive nel settore dell’assistenza alle persone: le cosiddette “badanti”. Il campione raccolto per l’indagine è risultato composto per la quasi totalità (94%) da donne, per il 58% di età compresa tra i 45 e i 64 anni , mentre le giovani (under35) sono l’11,7% del totale. Si tratta di persone sposate nel 34,8% dei casi, separate/divorziate nel 34,4%; mentre il 20,3% è single e il 10,5% ha perso il coniuge. Nel complesso, le intervistate che non hanno legami matrimoniali sono tre su quattro. Sotto il profilo formativo, una badante su tre è andata all’università (nel 21,2% dei casi ottenendo la laurea), e Il 54,4% delle intervistate ha comunque studiato per almeno nove anni. A ciò occorre aggiungere che il 22,4% ha avuto un’esperienza formativa in campo medico-infermieristico, e un altro 44,9% di intervistate che ha una qualche esperienza formativa in campo assistenziale. Infine, il 51,3% delle intervistate fa la badante da più di 5 anni.
Da dove vengono
Una badante su quattro è rumena, un altro 25% è di nazionalità ucraina. L’8,3% viene dal Perù, il 7,4% dalla Moldavia. In generale le donne dell’est-europee sono il 64,8% del campione, le intervistate che vengono dall’America Latina il 14,1%, dall’Asia il 6,6%, dall’Africa il 9,2%. Infine, il 5,2% delle lavoratrici è di nazionalità italiana. Quanto alle modalità di svolgimento del lavoro, nel 60% dei casi la lavoratrice coabita con la persona che assiste.
Tanto lavoro….
Le badanti hanno ritmi di lavoro molto sostenuti: in media lavorano nove ore al giorno per sei giorni alla settimana. All’interno del campione ci sono anche lavoratrici che dichiarano di lavorare sette giorni su sette (11,8%); le badanti che dichiarano di lavorare 60 ore, o più, a settimana sono il 34,4%. Il 64,6% del campione fa un numero di ore superiore al massimo previsto dal contratto nazionale di lavoro (54 ore settimanali per una lavoratrice assunta full time): in pratica, due lavoratrici su tre lavorano più del massimo previsto dalla legge. Nel 76,5% dei casi il rapporto di lavoro è regolato da un contratto scritto, ma il 51,1% delle intervistate dichiara un qualche livello di irregolarità contributiva, con il 15% che afferma di non aver ricevuto nessun versamento contributivo. Orari di lavoro lunghi, difficoltà a contrattualizzare il rapporto, mancata contribuzione previdenziale sono le spie di una condizione lavorativa che, nei casi più estremi, può arrivare a connotarsi in termini di sfruttamento.
….Pochi soldi
Sul fronte delle retribuzioni, in media le badanti guadagnano 800 euro al mese, risultato di una retribuzione oraria di 4 euro (valore mediano). Una cifra che, in caso di coabitazione, può essere considerata relativamente soddisfacente, mentre se la lavoratrice preferisce o è costretta ad abitare per conto proprio può essere insufficiente, soprattutto nelle grandi città. È evidente che il lavoro in coabitazione implichi un impegno orario nettamente superiore, per cui chi coabita guadagna un poco di più, lavorando molto di più. Questi dati, peraltro, possono essere comparati con quanto registrato in un’indagine similare, realizzata dall’IREF nel 2007 (Il welfare fatto in casa). Il confronto evidenzia una mediana della retribuzione mensile di 850 euro: le badanti hanno quindi perso 50 euro al mese.
A livello territoriale, ci sono altre differenze significative: se nel Centro-Nord la retribuzione media è di 4,20 euro, nel Meridione si scende a 2,70. Proiettando su un orario di 54 ore settimanali i due dati citati, si ottiene un gap salariale fortissimo: poco più di 900 euro per le lavoratrici del Centro-Nord, 540 euro per le meridionali. Scendendo lo stivale in pratica si perde circa il 40% del salario. Sintetizzando al massimo le indicazioni ottenute dalle interviste, va rilevato che le retribuzioni orarie appaiono fortemente schiacciate sui minimi retributivi previsti dal CCNL e, in alcuni casi, sono anche significativamente inferiori. Per fare un esempio, un lavoratore non convivente di livello A ha un minimo orario di 4,47 euro.
E se a stare male è la badante?
Le badanti intervistate assistono per lo più persone non autosufficienti dal punto di vista fisico e mentale (42,4%): solo il 19,1% lavora per persone completamente autosufficienti. In altre parole, le intervistate si fanno carico di assistere quelle persone che, per le famiglie, rappresentano un vero “rebus assistenziale” poiché hanno bisogni di cura complessi e costanti. Un dato fondamentale per comprendere la situazione lavorativa delle badanti è il supporto di altre figure assistenziali come assistenti domiciliari, infermieri/e, assistenti sociali. Al riguardo, il 60% delle lavoratrici afferma di occuparsi completamente da sola dell’assistenza. Il dato restituisce uno scenario preoccupante: le badanti che assistono persone con gravi problemi psico-fisici, in un caso su due, sono sole. Nel Meridione, il dato sale al 67,9%.
Se si considerano i dati riferiti ai disturbi psico-fisici derivanti dall’esercizio della professione, si riscontrano altri segnali negativi. Il 68,6% delle intervistate dichiara che da quando lavora come badante soffre di mal di schiena, il 40,6% riferisce di altri dolori fisici. Fare la badante è, dunque, un lavoro logorante che influisce sulla salute della lavoratrice, soprattutto quando è condotto con ritmi di lavoro così serrati. C’è poi il logoramento psicologico: il 39,4% soffre di insonnia, mentre il 33,9% delle donne intervistate afferma di soffrire di ansia o depressione. Bisogna aggiungere che una badante su tre, nell’ultimo anno, non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato di salute, tra le under35 il dato sale al 44,2%.
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