Famiglia

Se l’uomo vale meno di una balla di cotone

Giochi e numeri che non quadrano.

di Sandro Calvani

Mentre il Nord cresce in ricchezza relativa rispetto al Sud, la sua popolazione invecchia. Al Sud 700 milioni di persone entrano in questi anni nel mercato del lavoro. Ma nei negoziati Nord-Sud sul libero mercato, dei diritti di mobilità del lavoro e dei lavoratori neanche se ne parla. In base ai trattati già circolano liberi nel mondo un gran numero di merci e servizi, compresi il denaro e i servizi finanziari, e la lista dei prodotti che si candidano a divenire senza frontiere cresce. Insomma, una balla di cotone o un sacco di riso hanno ben più diritti delle persone che li producono. “Ma non vorrai considerare le persone alla stregua di merci?”, protestano quelli con cui ho discusso queste idee. No di certo; piuttosto mi aspetterei che le persone siano considerate aventi più diritti delle merci. È altrettanto sicuro, invece, che le persone non siano considerate degne di aspirare a negoziare gli stessi diritti delle merci. Non si tratta di discriminazione verso gli esseri viventi: ad alcune condizioni chiare e accettabili, i cani, i gatti e decine di altri animali possono attraversare le frontiere. Se poi vengono abbandonati dagli esseri umani che hanno fatto le pratiche di immigrazione per loro, quasi tutti gli Stati moderni si occuperanno della loro assistenza a carico dei contribuenti. Sarà allora paura dell?intelletto, delle idee che le persone umane portano con sé? Nemmeno questa sembra la logica: infatti le idee e le produzioni dell?intelletto sono protette e promosse dai trattati di libero commercio, ma, perfino in questo campo, possono viaggiare le idee ma non i cervelli che le producono. E tutti sappiamo che quando una persona va a caccia di un visto di ingresso in un Paese diverso dal suo, né il libretto di lavoro, né il passaporto valgono un granché. La carta di credito apre le frontiere meglio delle competenze professionali e dei valori culturali. Un gruppo di Paesi del Sud del mondo ha deciso di dire basta a questa assurda discriminazione contro le persone umane. Tra gli Stati leader di questo movimento, l?India ha detto che il diritto alla mobilità delle persone e dei lavoratori va protetto e promosso, prima e più ancora delle merci. Nessuno sa quanto tempo ci vorrà perché alla persona umana venga concessa quella mobilità del lavoro che in varie fasi storiche ha dimostrato essere un efficace catalizzatore di sviluppo e cemento della pace per tutta l?umanità. Certo, più tempo passa senza prendere in considerazione questa palese ingiustizia globale, più crescerà in quantità e qualità la rabbia degli esclusi. I muri e le porte sbattute in faccia non proteggono chi li costruisce o le sbatte, piuttosto avvicinano la data e la probabilità in cui salteranno per aria.

Le opinioni qui espresse non rappresentano necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite


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