Non profit

Se l’occidente prende il vizio delle dittature che ha demolito

L'esigenza di sicurezza dopo gli attentati dell'11settembre si è aggrappata a poteri speciali, limitazioni delle libertà e a forme di repressione

di Giuseppe Frangi

Ulrick Beck, in un lucidissimo intervento scritto a qualche settimana di distanza dall?attentato alle Torri Gemelle e pubblicato da Le Monde, aveva posto questa doppia ipotesi: o il mondo occidentale avrebbe fatto prevalere un nuovo spirito di cooperazione tra gli Stati, o sarebbe prevalsa la logica degli Stati-fortezza. I fatti dell?11 settembre avevano dimostrato che il dogma della libertà di circolazione dei capitali portava con sé una conseguenza imprevista: la libertà di circolazione anche delle forze del terrorismo. Come rimediare a questa imprevista variante rispetto alle ?magnifiche sorti e progressive? del mondo occidentale?
Beck non ha dubbi: la sicurezza va di pari passi con una più equa distribuzione delle libertà e delle ricchezze prodotte dalla mondializzazione. Quindi la sicurezza è sinonimo di maggiore trasparenza, di apertura dei rapporti tra gli Stati, di collaborazione a ogni livello. In caso contrario, l?esigenza di sicurezza si sarebbe dovuta aggrappare a progetti d?impronta poliziesca, con le tristi caratteristiche che ben conosciamo: poteri speciali, limitazione delle libertà individuali, legittimazione di forme di repressione indegne di Stati che si pretendono civili.
La decisione presa dal presidente Bush il 13 novembre, di rispolverare per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale i tribunali militari per giudicare i presunti terroristi catturati in qualsiasi luogo del mondo, fa pendere purtroppo la bilancia sulla seconda ipotesi avanzata da Ulrich Beck. Questi tribunali, composti da militari o da civili designati dal segretario alla Difesa, si sostituiscono ai tribunali civili; assicurano istruttoria, accusa, difesa e sentenza finale; per gli imputati non c?è diritto di conoscenza degli atti istruttori, né di scelta del difensore.
Una scelta come questa di Bush, per quanto possa essere legittimata dalla gravità dei fatti dell?11 settembre, in realtà ha già prodotto il risultato di incrinare quella collaborazione tra Stati che è fondamento di una sicurezza vera. Lo ha evidenziato uno dei più grandi esperti di diritto internazionale, Fausto Pocar, intervistato da Benedetta Verrini per il nostro portale www.vita.it. Ha detto Pocar: «L?istituzione delle corti marziali crea problemi anche a livello internazionale: in questi giorni la Spagna ha negato l?estradizione di un componente della rete di Bin Laden, perché il sistema penale americano ammette la pena di morte. La scelta della Spagna è in linea con tutti i principi del diritto internazionale a tutela degli imputati».
Oggi negli Stati Uniti ci sono 1.200 persone straniere arrestate per infrazioni alla legge sull?immigrazione, tenute in carcere da oltre due mesi nonostante il parere per loro favorevole del giudice per l?immigrazione, e senza poter venire a conoscenza del reato di cui sono accusate. Tra queste, paradossalmente ci sono anche decine di ebrei. E c?è anche un pizzaiolo pakistano, la cui incredibile storia è stata raccontata dal Los Angeles Times: il suo reato è stato quello di essere un cacciatore e di aver incontrato una guardia forestale quell?11 settembre, non lontano da una centrale nucleare. Per questo dal 25 settembre si trova dietro le sbarre.
Piccoli drammi che vorremmo motivati solo dalla paura e dall?esasperazione. Non vorremmo che in realtà stia accadendo quello che aveva profetizzato una grande pensatrice come Hannah Arendt: «I totalitarismi non si distinguono dalle democrazie per degli aspetti esteriori, ma per l?intrinseca necessità di crearsi dei nemici metafisici». Che spetti ai vituperati no global difendere l?occidente da queste tentazioni vagamente neosovietiche che lo stanno divorando?

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.