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Se l’arma non è leggera. Il peso del fucile

L’Italia è il terzo esportatore mondiale di armamenti di piccolo taglio. Spesso in Paesi a rischio. Intanto rimane sempre aperto il nodo della definizione “a uso civile”.

di Barbara Fabiani

L?Italia è terza nella classifica mondiale degli esportatori di armi piccole e leggere. Leggere come un fucile a pompa o un bazooka smontabile. Secondo i dati Istat del 1999, la nostra industria armiera ha esportato armi per un controvalore di 150 milioni di euro; un risultato non eccezionale dopo le lucrose annate degli anni 70 e gli ottimi affari degli anni 90. Abbiamo venduto, come armi da caccia, fucili e carabine; un terzo del totale delle esportazioni è però costituita da pistole. Metà delle armi prodotte in Italia sono destinate ai mercati europei, mentre il 25% del prodotto è venduto negli Stati Uniti, nostro miglior cliente nonostante sia il primo esportatore mondiale, seguito dalla Gran Bretagna. Una grossa fetta delle produzione viene acquistata da Algeria, Turchia e Israele, Paesi noti per essere focolai di guerra; nella lista degli acquirenti non sono mancati negli ultimi cinque anni Mozambico, Uganda, Burkina Faso e Paesi dell?Estremo Oriente. Questione trasparenza La questione di una maggiore trasparenza sull?esportazione di armi leggere è stata recentemente riproposta con la pubblicazione del rapporto: Armi leggere, guerre pesanti curato dall?Archivio disarmo grazie a un finanziamento del ministero degli Esteri. I punti sollevati dalla ricerca evidenziano un problema della definizione di ?arma leggera?. Inoltre, la legge 110/75 che regolamenta la produzione, il possesso e l?utilizzo delle armi a uso civile non prevede particolari procedure di trasparenza per l?esportazione. Ad esempio: l?autorizzazione non deve essere richiesta al ministero degli Esteri, ma alla sola questura. Le sanzioni per il commercio irregolare all?estero sono sensibilmente più lievi (arresto fino 3 anni e ammenda fino a 1.200 euro) di quelle previste dalla legge 185/90 (arresto fino a 12 anni e multa fino a 240mila euro). Manca anche il riferimento a una lista di Paesi ?sensibili?. Il governo apre gli occhi Il ministero degli Interni ha preso posizione con due circolari dello scorso anno e ha introdotto un nulla osta ministeriale anche per l?esportazione di armi comuni da sparo e da caccia per i Paesi inclusi nel Codice di condotta europeo. Elenco che ricalca la lista dei Paesi sottoposti a embargo commerciale dalle Nazioni Unite . Un provvedimento che sarebbe positivo formalizzare all?interno della stessa legge 110/75. Ma le industrie armiere italiane hanno più volte protestato contro questa prassi, ritenendola illegittima.


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