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Se l’adozione è a distanza meglio parlare di “sostegno”

Ho sentito spesso parlare di adozione a distanza, soprattutto in riferimento alla trasmissione della Carrà. Penso però che qui la parola adozione sia usata per far colpo.

di Antonietta Nembri

Ho sentito spesso parlare di adozione a distanza, soprattutto in riferimento alla trasmissione della Carrà. Penso però che qui la parola adozione sia usata per far colpo. Questi bambini non li ?adottiamo? veramente. Gianni G. (email)

Caro Gianni, soprattutto tra giornalisti e nella vulgata la parola ?adozione? viene declinata in diverse accezioni e non sempre questo favorisce la chiarezza dei concetti. L?Anfaa, l?associazione nazionale che riunisce famiglie adottive e affidatarie, ha diffuso un vademecum per parlare di queste realtà, l?adozione e l?affido, con i termini più corretti. Venendo al suo quesito, l?Anfaa ritiene «non scorretto» utilizzare la denominazione «adozione a distanza» per indicare l?azione di supporto a progetti d?aiuto ai minori e ai loro famigliari nel Sud del mondo, tuttavia ricorda che l?adozione è un atto giuridico per cui un bambino diventa figlio a tutti gli effetti di genitori non biologici. Si suggerisce di utilizzare per le iniziative di supporto a progetti nei pvs termini quali «sostegno a distanza». Si perde in suggestione, ma si guadagna in chiarezza. Mentre la stessa Anfaa considera in modo negativo frasi come: «Adotta un nonno, adotta un cane, adotta un monumento».

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