Cultura
«Se incontro Ten Walls lo abbraccio»
Sul caso del dj e producer lituano messo all’indice per alcune frasi omofobe su Facebook interviene Gianni Geraci, già portavoce dei gruppi omosessuali credenti e oggi dell’associazione “Il Guado”, «bisogna tornare ad imparare a perdonarci»
«I want to apologize for the former post in my account. I am really sorry about its insulting content which does not reflect my true opinion. I hope this misunderstanding will not provoke any more thoughts and opinions. Peace». Questo post è il messaggio con cui Ten Walls mette la parola fine ad una querelle nata e consumatasi su Facebook.
Chi è Ten Walls? Un dj e producer lituano molto bravo e seguito. Al secolo Marijus Adomaitis consacratosi nel 2014 con l'album “Walking with Elephants”.
Ora per capire di cosa si stia scusando bisogna tornare indietro di una settimana, quando Walls decide di postare alcune considerazioni, molto pesanti, sull'essere gay. Si va al paragone tra omosessualità e pedofilia, alla teoria dell'omosessualità come deriva curabile, fino a frasi provocatorie gratuite e di cattivo gusto (“cosa faresti se tuo figlio 16enne venisse deflorato dal suo fidanzato?”) Inutile dire che questi post hanno sollevato un putiferio in rete. Giustamente. Ma la reazione sui social non è stata l'unica conseguenza. Perché il producer si è visto cancellare la partecipazione a tutti i festival cui era stato invitato. HARD Summer, PITCH, Creamfields e Sónar hanno cancellato infatti i sui set live. Non solo, il suo nome è anche sparito dal sito di Coda Agency, la sua agenzia. A questo si aggiunge il fatto che sulla sua pagina Wikipedia non solo si riporta l'accaduto nelle prime righe biografiche (si parla “scoppi omofobici”) ma reca anche un capitolo dedicato all'accaduto (dal titolo “Controversy”).
Non sarà un po’ troppo? Ne abbiamo parlato con Gianni Geraci, gay e cattolico, è stato portavoce dei gruppi omosessuali credenti e oggi lo è dell’associazione “Il Guado”.
Partiamo da una cosa che non c’entra. Ma la libertà d’espressione che ha portato in piazza mezza Europa sul caso Charlie Hebdo che fine ha fatto?
Un conto è la libertà di espressione e un conto sono le conseguenze di quello che uno dice. Penso che nessuno debba essere discriminato sulla base di quello che dice, se esprime un punto di vista. Se si fa diffamazione invece siamo nel campo del penale e non si parla più di libertà di parola.
Insomma secondo lei se l’è cercata?
Io credo che la libertà di parola sia, nonostante tutto, un valore. I fatti di Walls raccontano però che ognuno di noi deve fare i conti con il proprio pubblico e stare attento a quello che dice. Per esempio un prete omossessuale non può e non deve parlare del fatto che è gay. Perché deve tenere conto di chi è, e con chi sta parlando. Esattamente come un prete che fa coming out viene sospeso a divinis, così il dj che non tiene conto di una fetta importante del suo pubblico è stato in qualche modo sospeso a divinis. Intendiamoci, so che non è facile. Conosco tanti preti gay che soffrono per non potersi esprimere del tutto. Ma si tratta di sano realismo. C sono cose che è meglio non fare e non dire se non si è pronti a subirne le conseguenze.
Dunque la libertà di espressione deve sottostare al realismo?
La libertà di espressione è un diritto che però deve corrisponde alla responsabilità di quello che si dice. Responsabilità che cambia a seconda del ruolo e delle situazioni. C'è un principio che ci dobbiamo ricordare sempre, che la Chiesa dimentica di richiamare ma pratica sempre. Il principio di responsabilità. Bisogna chiedersi le conseguenze delle nostre azioni. Le conseguenze per lui sono il rovinarsi una carriera.
Ma possibile che non ci possa essere mai redenzione. Solo una condanna definitiva. Non è proprio nello stile della Chiesa, non trova?
C'è certamente una crudeltà di fondo dei media che non dà la possibilità a nessuno di redimersi e migliorarsi. Non esiste il perdono. C'è poi in effetti la tendenza di urlare all'omofobo o all’omofobia anche quando in realtà non è assolutamente il caso. Come in questa situazione. Come quando, ad esempio, un cattolico dice che non può accettare l'omosessualità perché la Bibbia la condanna. Non è omofobo. Semplicemente dà una valore troppo importante ad un passaggio biblico che non lo è.
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Da osservatori verrebbe da dare ragione a chi dice che c’è una lobby gay in grado di distruggerti se non stai attento a quel che dici…
Sia chiaro, non è vero che chi esprime opinioni nei confronti degli omosessuali è tagliati fuori. Basta pensare agli spazi che si ritagliano scrittori e intellettuali anti gay. Chiaramente trovano spazio in ambiti in cui non troverebbe spazio questo dj. C'è un autore che amo tantissimo che si chiama Carlo Coccioli. Non riusciva a sfondare in un contesto come quello degli anni ‘50 in cui c'erano o la letteratura marxista o quella non problematica democristiana non problematica. Nel 56 ha deciso di pubblicare un libro dedicato all'omosessualità. L'editore di allora, giustamente, gli disse che se avesse pubblicato quel libro avrebbe perso tutti i suoi lettori. Una cosa sacrosanta. Infatti avvenne così. È lo stesso di oggi, solo rovesciato.
Mi sta dicendo che si tratta dello stesso moralismo di allora?
Se non ha detto nulla che inciti all'odio è ingiusto che non gli si permetta di lavorare o lo si etichetti come omofobo. C'è una spietatezza, soprattutto in rete, terribile. Il pubblico è sempre moralista. Pensiamo a quello che è successo a Mina negli anni 60. È la stessa cosa, con rapporti di forza diversi. Pensiamo a Umberto Bindi che quando fece coming out venne tagliato fuori dal circuito. Questo dj vive la stessa situazione. C'è crudeltà. In particolare quella del sistema spettacolo, che non amo molto: ti fanno pagare il successo che hai non dandoti nemmeno il permesso di dire cose sbagliate.
Lei lo perdonerebbe?
Si è scusato. Quindi si è reso conto. Certo, lo perdono
Quindi se lo incontrasse gli darebbe una pacca sulla spalla?
Lo abbraccerei anche. Bisogna tornare ad imparare a perdonarci. Poi io sono sempre affascinato da chi non la pensa come me. Mi piacerebbe parlargli.
Nall'immagine di apetura la foto usata per la copertina del disco “Walking with Elephants”
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