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Se il terrore in toga annienta la speranza

Ha lasciato l'amministrazione penitenziaria denunciandone gli scandali. Oggi, dopo una lunga carriera di vertice, racconta cosa sta accadendo dietro le sbarre.

di Redazione

Quando un anno fa ha lasciato la direzione del carcere di Porto Azzurro, Domenico Nucci ha dichiarato: «Qualcuno dopo di me parlerà, poi ne verrà un altro e un altro ancora e allora il cambiamento sarà irreversibile». E invece non è successo proprio niente, anzi. La sua denuncia sullo scandalo degli appalti per le mense che lo ha portato prima sul banco degli accusati e poi alle dimissioni, è ancora nei cassetti della procura di Livorno. I detenuti mangiano ancora con 3.800 lire più Iva, le ditte che forniscono il vitto continuano a giocare al ribasso per vincere le gare di appalto del sopravitto e vendere così ai carcerati pietanze di bassa qualità a prezzi proibitivi. Dopo di lui non c’é stato nessun direttore penitenziario che abbia avuto il coraggio di alzare la voce per denunciare la tragica condizione dei detenuti e un nuovo manto di silenzio è calato sullo scempio delle carceri italiane. Oggi l’ex direttore, che nel carcere degli ergastolani, i “fine pena mai”, è stato schiacciato dall’impotenza e dai provvedimenti disciplinari, lavora come avvocato. Difende i detenuti nei tribunali per aiutarli a ottenere benefici di legge, offrendo gratuito patrocinio a tutti i carcerati “sciagurati”. E dalle colonne di Vita rilancia il suo j’accuse contro il sistema.
Allora dottor Nucci, come si vede il carcere dalla parte opposta?
è terrificante, mi creda. Anche prima mi battevo contro il supermercato dei benefici che consente a pochi detenuti di lasciare il carcere e obbliga la maggioranza di loro a marcire in carcere, ma non avevo ancora capito niente.
Cosa vuol dire?
Da quando mi sono tolto le fette di salame sugli occhi, vedo con maggior chiarezza il terrore seminato dall’Italia delle procure: detenuti condannati senza uno straccio di prova e magistrati che invece di fare le inchieste scelgono la scorciatoia dei pentiti.
E come avviene?
Estorcendo confessioni da carcerati che in condizioni di normale detenzione non avrebbero nulla da dichiarare, ma sottoposti a pressioni di ogni tipo diventano improvvisamente collaboratori di giustizia ed escono. Con le conseguenze che la cronaca ha portato alla ribalta anche in questi giorni.
Ma lei è stato direttore all’Asinara, Locri, Porto Azzurro…
E ho capito che il nobile compito del direttore, riassunto nel motto “vigilando redimere”, è un paradosso. Se su 400 detenuti ci sono due educatori e nessuno è disposto a pagare i costi di una rieducazione, dove potremmo andare? Se i magistrati di sorveglianza che compiono il loro lavoro onestamente per trasformare in realtà la teoria della rieducazione come Alessandro Margara a Firenze o Giancarlo Zappa a Brescia, vengono considerati dei traditori dai procuratori e se gli agenti penitenziari sono stati istruiti con la mistica di Rambo e a sparare per colpire il bersaglio, sarà possibile cambiare le cose? Dio bono, è ovvio la risposta è no!
E come si spiega l’aumento dei maltrattamenti, suicidi e proteste negli istituti di pena?
I detenuti hanno perso la speranza perché la legge Gozzini che aveva portato una relativa calma negli istituti penitenziari è stata già soppressa nei fatti. I detenuti vengono condannati con pene spropositate, marciscono in carcere quindi si incazzano. Mi sembrerebbe strano il contrario. Se il ministro della Giustizia Diliberto ha dato carta bianca al generale Antonio Ragosa ci deve essere un motivo.
Quale?
Che in futuro potrebbero esserci rivolte e disordini negli istituti, quindi ci sarà pur bisogno di un apparato repressivo.
E allora?
E allora non basteranno cento agenti dei Gom, (gruppi operativi mobili diretti dal generale Ragosa. ndr). Ce ne vorranno a migliaia per tenere sotto controllo le carceri, insomma ne vedremo delle belle.
Morale?
Le carceri stanno implodendo per esplodere, gli agenti penitenziari sono più tronfi che mai, la figura direttore di carcere è diventata la più bistrattata dell’amministrazione penitenziaria e il governo si sta preparando per organizzare uno stato di polizia Ci vorranno due anni di sangue nelle carceri e allora forse tutti torneremo indietro ad invocare il buon Mario Gozzini.
E Domenico Nucci che fa?
Quando ho denunciato il traffico degli appalti, qualcuno mi ha detto “hai fatto bene”, altri mi hanno sussurrato “potevi fare carriera” e altri ancora mi hanno liquidato dicendo “sei un iconoclasta”; ma nessuno ha aperto un ‘indagine perché non è ancora nato il magistrato così pazzo da voler ficcare il naso in carcere. Oggi faccio l’avvocato e qualche volta lavoro anche gratis per difendere i carcerati, vittime di avvocati incapaci e di errori giudiziari. Difendo anche alcuni miei ex detenuti e mi batto anche per ottenere alcune revisioni di processi ingiusti.

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