Volontariato

Se il sociale si tuffanella fontana di Trevi Solo nella capitale “mancano” 9 milioni di euro. E cosìgli operatori si sono inventati una protesta molto originale di Maurizio Regosa

politiche giovanili Bloccati i fondi della 285

di Redazione

Niente di meglio di un “tuffo” nella fontana di Trevi per far sì che anche le televisioni si accorgano della protesta di una cinquantina fra associazioni e cooperative sociali capitoline. Una protesta andata in scena giovedì 10 luglio, appunto, con una manifestazione e una immersione nella fontana resa celebre da Federico Fellini e da Anita Ekberg.
La causa? Il notevole ritardo nell’erogazione dei finanziamenti decisi per sostenere quei progetti legati alla 285, la legge che nel 1997 ha introdotto l’idea della promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza. Solo a Roma fondi per 9 milioni di euro (in totale per le 15 città riservatarie, in pratica le maggiori, la Finanziaria 2008 ha stanziato 44 milioni e mezzo). Finanziamenti destinati a interventi per ludoteche, centri estivi e d’aggregazione giovanile, iniziative per la prevenzione del disagio infantile e adolescenziale, attività educative e culturali, di socializzazione, collaborazione con le scuole e promozione del benessere, destinate ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie della città. Dall’ottobre scorso però i circa mille operatori romani coinvolti in 118 di tali progetti non ricevono le risorse assegnate e da tre mesi gli addetti non riscuotono lo stipendio. Un blocco che naturalmente non riguarda solo la capitale: i fondi per tutte le città dormono ancora nelle casse del ministero, a causa di una sorta di corto circuito fra Banca d’Italia e ministero della Solidarietà sociale (oggi diventato del Lavoro, della salute e delle politiche sociali). L’allora ministro Ferrero, prima delle elezioni, aveva preparato un decreto per assegnare i fondi da destinare ai Comuni (che li avrebbero poi girati al non profit coinvolto). Ma il decreto è rimasto lettera morta. Con il risultato che si diceva e l’ovvia difficoltà di associazioni e cooperative che hanno comunque proseguito il servizio e portato avanti i progetti fino a che gli istituti di credito hanno reclamato gli interessi relativi agli anticipi di fattura erogati. Una situazione non sostenibile e paradossale di fronte alla quale si è costituito un Coordinamento 1° luglio che ha deciso la manifestazione romana (nella capitale, oltretutto, le recenti elezioni amministrative hanno comportato anche un cambio dei referenti comunali).
Dopo il tuffo in fontana, pare qualcosa cominci a muoversi e soprattutto si stiano per avviare i pagamenti rinviati. Ci vorrà ancora tempo. Forse toccherà aspettare fino a settembre. Dal canto loro le associazioni sollecitano, oltre allo sblocco dei fondi, la presa in carico da parte del Comune degli interessi bancari maturati nel periodo di ritardo e soprattutto la ripresa del Tavolo di concertazione con gli enti che gestiscono i servizi e l’attuazione del Piano regolatore sociale per un costante monitoraggio dei servizi (e dei relativi pagamenti).


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA