Cultura

Se il leghista va al centro islamico

La comunità musulmana apre le porte alla Lega: cercavano i burqa e trovano una scuola

di Antonio Sgobba

«Siamo amici», dice il portavoce della comunità islamica riferendosi al segretario della Lega della città. Accade a Mantova, dove Hammadi Ben Mansour ha aperto la porte del centro culturale  e luogo di preghiera «Nuova Generazione» a due esponenti leghisti della città. La particolare visita nasce su iniziativa della Gazzetta di Mantova. La città è divisa sul «caso moschea». Da quando il centrodestra è alla guida del comune  sembra affermarsi la linea dura.

I leghisti sono a favore anche di un’ordinanza anti-burqa e niqab. Ma gli islamici chiedono al capogruppo Luca de Marchi: «Ne hai mai vista di gente che va in giro qui col volto coperto?». L’incontro diventa l’occasione per stemperare i toni: «Nulla da dire sul fatto che si preghi, sono per la libertà di culto. Voglio però sapere se un posto come questo, che in passato è stato un appartamento, è in regola con le autorizzazioni o può creare problemi di ordine e sicurezza. Dico questo perché la gente del quartiere si è lamentata», dice De Marchi.

Qualcuno parla di «moschea abusiva», ma le tensioni con la Lega non limitano l’ospitalità degli islamici: «Venga pure Bossi gli offriremo te e dolci. E un bicchiere d’acqua se si arrabbia. Tutti possono venire a visitare il centro. Un nostro proverbio dice: sei nemico di ciò che non conosci».

Nel quartiere le famiglie musulmane sono almeno 120, «per l’80 per cento hanno la cittadinanza italiana e almeno un bambino che è nato qui», dice il portavoce. La stanza è piena di banchi: «Qui i nostri bambini vengono al pomeriggio per il doposcuola».


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