Economia

Se il kibbutz si trasforma in coop

Intervista al professor Yair Levi."In Israele non esistono forme compiute di cooperative, né una legge specifica. Alcuni giovani vivono già in coop senza saperlo".Elena Zanoletti

di Redazione

l professor Yair Levi, direttore della rivista del Ciriec – Centre international de recherches sur les communautés coopératives rurales di Tel Aviv, da anni lavora per importare in Israele i successi dell?economia sociale. Accanito sostenitore della cooperazione, ha tenuto lezioni in università e istituti di ricerca di tutto il mondo. Partecipa alle attività congressuali del Ciriec, presente anche in l?Italia, dove svolge attività di ricerca e d?informazione sull?economia pubblica, sociale e cooperativa, ed è stato tra i primi a introdurre nel dibattito scientifico l?idea di cooperativa multistakeholder, concetto che ormai è diventato di uso comune. SocialJob l?ha incontrato in Italia mentre era ospite di Cgm. SocialJob: Professor Levi, esistono in Israele esperienze di economia sociale? Yair Levi: No. Io sono l?unico esperto di economia sociale in Israele e ciò mi preoccupa. La pratica cooperativa nel mio Paese non esiste, anche se sono sorte negli ultimi anni attività artigianali (lavorazione dei tessuti, prodotti agricoli) sostenute dall?entusiasmo, che si fondano sull?idea di non utilizzo del credito e delle carte di credito e sulla convinzione di dover operare in contrasto con il capitalismo selvaggio, molto forte in Israele. SocialJob: Quali prospettive per uno ?sbarco? dell?economia cooperativa anche nel suo Paese? Levi: L?Unione europea si sta allargando, Israele si avvicina all?Europa, e non è da escludere che grazie alle nuove aperture di pace anche l?Unione offra una possibilità di ingresso a Israele. Ma tale avvicinamento non deve riguardare solo turismo e affari, è necessario affrontare il tema del sociale, istituzionalizzarlo, perché questo è parte integrante del modello europeo. SocialJob: Come giudica il dibattito scientifico sui temi del sociale? Levi: Purtroppo la confusione è forte, i termini usati sono molteplici: si parla di economia sociale, economia solidale, settore non profit? Altra confusione esiste tra impresa sociale ed economia sociale. Credo che l?idea di impresa sociale faccia parte dell?economia sociale, ne rappresenti una parte rinnovata, ma non la esaurisca e non possa essere generalizzata a tutte le ?famiglie? dell?economia sociale. È indispensabile che anche l?Europa provi a individuare una definizione chiara e che possa essere condivisa. SocialJob: Dal giugno 2006 ci sarà in Europa la possibilità di costituire la ?società cooperativa europea?, una nuova figura giuridica ancora tutta da sperimentare. Esiste in Israele una normativa sulla cooperazione? Levi: Non specifica. È in vigore una norma del 1933, che copia una legge indiana trasferita in Israele al tempo del protettorato inglese; tutela i diritti dei contadini e prescrive di distribuire il surplus prodotto ma anche il capitale in caso di scioglimento della società, e questo non è un principio cooperativo. L?esperienza legalmente riconosciuta dal governo israeliano è il kibbutz, che io conosco bene per averci vissuto dentro più di vent?anni, ma che oggi è un po? in crisi. SocialJob: Esistono forme di aggregazione in Israele che possono avvicinarsi alla cooperazione sociale italiana? Levi: Si stanno sviluppando nuove forme di organizzazione sostenute da una forte motivazione ideale, che si avvicinano al modello americano delle cooperative di consumo e si contrappongono al supermercato tradizionale. Non sono però collegate tra loro e non possono contare su strutture di sostegno al loro sviluppo. Esistono poi circa 40 nuclei giovanili che condividono l?abitazione, mettono in comune il ricavato del loro lavoro e operano nel settore dell?educazione alla giustizia. Interessante è anche una nuova formula di kibbutz, il kibbutz urbano, il cui obiettivo è avviare rapporti con gli enti locali per la realizzazione di servizi di pubblica utilità. Forse questa forma è quella che più si avvicina alle cooperative sociali italiane. SocialJob: Perché questa sua visita in Italia? Levi: Vorrei proporre la costituzione di un consorzio di riviste che si occupano di cooperazione per scambiare esperienze e realizzare una volta all?anno una pubblicazione comune sull?economia non profit. Inoltre vorrei avviare una collaborazione con Cgm per avvicinare il mondo accademico israeliano alla cooperazione sociale. Sarebbe bello trasferire l?esperienza italiana nel mio Paese tramite scambi e seminari. Proprietà comune I kibbutz sono collettivi agricoli: la terra, appartenente alla nazione, è affittata agli abitanti, che vengono pagati in natura e godono di servizi medici. Esistono due tipi di kibbutz: quello collettivo, ?storico?, in cui tutto viene messo in comune, e quello ?rinnovato?: i suoi membri possono lavorare all?esterno, alcuni servizi sono privatizzati, e si inizia a pensare di riconoscere la proprietà privata. In Israele esistono oggi 100 kibbutz tradizionali e 150 rinnovati. A destra, pranzo in un kibbutz nei pressi di Gerusalemme.


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