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Se il comune non fa lo scivolo

La norma teorica e la realtà pratica in materia di eliminazione delle barriere architettoniche spesso non coincidono.

di Massimo Persotti

Per gravi difficoltà motorie sono costretto a muovermi con la sedia a rotelle. Per questo motivo ho chiesto al Comune la realizzazione di uno scivolo per poter scendere e salire da un marciapiede. Purtroppo, a distanza di mesi, non ho ancora ottenuto nulla. Cosa posso fare? R. C. (email)

Una questione di ordinaria amministrazione spesso diventa un ostacolo insormontabile. In queste occasioni l?intervento di un difensore civico può risultare decisivo. Il caso segnalatoci dal nostro lettore, purtroppo, non è isolato. Alessandro Barbetta, difensore civico della Regione Lombardia, racconta l?analoga vicenda vissuta da Giuseppe (il nome è di fantasia), anziano signore paraplegico che, muovendosi con la sedia a rotelle, ha richiesto fin dall?estate 2000 all?amministrazione di Lurate Caccivio (in provincia di Como), dove risiede, la creazione di uno scivolo sulla testata del marciapiede posto in prossimità della sua abitazione. Il dislivello di almeno 15 centimetri non gli permetteva, infatti, di usare il marciapiede costringendolo a muoversi pericolosamente sulla sede stradale.
Con una prima comunicazione del luglio 2000, il Comune comasco assicurava Giuseppe che i lavori sarebbero stati ?sollecitamente? eseguiti. Trascorrono le settimane e nessun intervento viene avviato. Così, Giuseppe si rivolge al difensore civico che ribadisce al Comune la richiesta richiamando le normative, in particolare il dpr n. 503/1996, che impegnano le amministrazioni pubbliche a rispettare i requisiti tecnici per la realizzazione dei nuovi percorsi pedonali e per la ristrutturazione di quelli esistenti. Tra l?altro, l?intervento richiesto da Giuseppe, oltre che legittimo, risultava scarsamente oneroso e a maggiore ragione non era motivato un tale comportamento.
La prima risposta dell?amministrazione arriva circa quattro mesi dopo. L?intervento era stato temporaneamente sospeso per non meglio precisate necessità di verifica della congruità dello stesso rispetto a un più generale progetto di ristrutturazione del marciapiede. Ma il Comune assicurava nuovamente l?imminente realizzazione dell?abbattimento della barriera architettonica segnalata da Giuseppe. Nell?autunno 2001, l?ufficio tecnico comunale finalmente interveniva realizzando, però, non lo scivolo richiesto da Giuseppe, ma un gradino intermedio mediante l?asportazione di un pezzo d?asfalto. Una soluzione che si rivelava del tutto insoddisfacente rispetto all?obiettivo di agevolare una persona costretta a muoversi su una sedia a rotelle.
L?ufficio del difensore civico scriveva, a questo punto, di nuovo al Comune sottolineando la necessità che l?opera fosse effettivamente finalizzata alla soddisfazione delle esigenze di circolazione prospettate da Giuseppe. Una settimana più tardi, ma ben oltre un anno dalla prima richiesta, il Comune procedeva alla realizzazione dello scivolo a regola d?arte.
Il caso dimostra come, nonostante una legislazione che in materia di eliminazione delle barriere architettoniche risale ormai agli anni 70, “la norma e la realtà”, come confessa Alessandro Barbetta, “di frequente non coincidono e l?ottenimento degli opportuni interventi da parte delle pubbliche amministrazioni richiede la costante e ferma attivazione diretta dei cittadini e degli uffici deputati a farne rispettare i diritti”.

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