Welfare

Se il carcere si tramanda di padre in figlio

Una testimonianza raccolta da "Garçon", il giornale dell'Istituto penale minorile di Casal del Marmo.

di Ornella Favero

Ci sono ricerche importanti che dicono che il 30% dei figli di detenuti è a sua volta a rischio di finire in carcere. Ma i freddi dati statistici si animano quando a parlare sono i giovanissimi detenuti dell?Istituto penale minorile di Casal del Marmo attraverso il loro giornale, Garçon: la testimonianza che segue, incredibilmente sincera, racconta infatti una vita disastrata dove i padri non esistono perché sono in carcere, le madri invece fanno da madri e da padri e si portano addosso tutto il peso della famiglia, e nell?assenza di punti di riferimento solidi un ragazzo può anche finire per scambiare per amico chi gli dà la cocaina gratis. Non è un mondo facile quello dove vivono tanti adolescenti oggi.

Ornella Favero (ornif@iol.it)

Mi chiamo Salvatore, sono nato a Gela (Sicilia) e ho 19 anni. Il mio paese mi piace, ma non è un paese dove si vive felicemente per colpa del poco lavoro che ci sta e quel poco che c?è viene gestito dalla criminalità organizzata. Mentre crescevo cominciavo a capire i problemi che ci stavano nella mia famiglia: uno, fondamentale, era dove stava mio padre. Chiedevo a mia madre e lei mi rispondeva che stava fuori città per motivi di lavoro. Ma gli anni trascorrevano e io sono passato alla scuola media. In quel periodo ogni mese andavo a trovare mio padre in un posto molto strano dove ci stavano molti cancelli e persone vestite uguali (in divisa: quindi erano guardie). Proprio in quel momento ho capito che lui si trovava in carcere e mi cominciavo a chiedere perché stava dentro e ancora oggi questa domanda è in sospeso. Dopo una licenza media presa senza essermela meritata, ho scelto di andare a lavorare. In un primo momento controllavo l?azienda di mio nonno Salvatore che, ad un certo punto, ha subìto un grosso furto. Questo fatto non l?ho mai digerito e per questo ho voluto ?farmi giustizia? da solo. Ed è in questo modo che mi sono messo sulla brutta strada. Dopo avere capito che quella vita non faceva per me, ho deciso di accettare una proposta di lavoro nel Nord Italia, a Pavia, dove facevo il carpentiere. Dopo avere trascorso un paio di anni regolari, all?improvviso, mi è arrivato un mandato di cattura per un reato commesso in passato: associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di droga. Per questo mi sono ritrovato in carcere.

Salvatore


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