Non profit

Se Il bocconiano cambia piano

Gli stand del profit sotto assedio. Ma, a sorpresa, anche quelli del non profit hanno suscitato un interesse inatteso...a cura di, Christian Benna

di Redazione

Manager rampante, tutto testa e portafogli, addio. O quasi. Perché l?identikit dei professionisti in erba di oggi, i futuri capitani d?azienda, è in piena trasformazione. Cambiano aspirazioni e desideri, non si pensa più solo al ritorno immediato. Per capirlo basta una passeggiata lungo i corridoi di Bocconi&Jobs, la giornata – evento del 4 aprile promossa dall?università milanese per mettere in contatto studenti e mondo del lavoro. A piano terra, agli stand delle imprese profit (una cinquantina), la solita ressa e lunghe code per lasciare un curriculum vitae, allacciare contatti e incrociare le dita per un buon impiego da dirigente. Ma anche l?universo non profit ha fatto la parte.

Gli stand del non profit
Circa una dozzina tra imprese sociali, ong e fondazioni hanno incontrato oltre 300 studenti interessati a intraprendere una carriere nel terzo settore. Manager in erba che scelgono alla fine del proprio percorso di studi di dedicarsi o almeno di prestare attenzione al sociale. Un dato di non poco conto e allo stesso tempo un successo che tuttavia non stupisce Giorgio Fiorentini, direttore del master in non profit della Sda Bocconi. «Già da alcuni anni», dice il professore, «i due settori non sono più pianeti lontani. Anzi. Per certi versi l?avvicinamento può dirsi già compiuto. Tanto che diversi giovani, miei ex allievi, magari muovono i primi passi nel non profit per poi trovare un posto nel profit. E viceversa».

Ma chi sono i giovani bocconiani affascinati dal terzo settore? «Persone molto preparate», racconta Luca Mantoan di Unidea, la Fondazione di Unicredit. «Conoscono bene la nostra attività e sanno proporsi nel modo giusto, offrendo specializzazione e non profili generici. C?è una sorta di selezione naturale: chi viene a bussare alla porta del non profit ha un marcia in più».

Non mancano però i problemi nel reperire risorse umane. Dice Anna Maria Scirè di Action Aid: «Se per le assunzioni senior l?ostacolo è la remunerazione, senza dubbio inferiore a quella media di mercato, per quelle junior è difficile venire incontro alle aspettative dei giovani. Molti laureandi o neolaureati puntano subito al ruolo di responsabilità di prestigio. E questo è ancora più difficile in società del terzo settore, dove si cresce con calma».

Lo conferma Raffaella Zambianchi di Alisei: «Ho parlato con ragazzi molto motivati. Per certi versi fin troppo! Vogliono subito partire, andare sul campo, in Africa, Sud America, in Asia, mentre nel mondo delle ong è importante la gavetta, da fare perlopiù nel proprio Paese».

Secondo Tiziana Fulgenzi, responsabile risorse umane di Intervita «l?entusiasmo non manca. Però è ancora diffusa una scarsa conoscenza della realtà concreta delle ong».

Differente il modo di operare di Siticibo, l?associazione che dona i pasti ai bisognosi: su 70 persone 68 sono volontari. Spiega Giuliana Malaguti: «Nel nostro caso il volontariato è forza strutturale, una componente fondamentale anche se necessita un miglioramento della formazione».

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