I Casino Royale all’Albizzate Valley Festival (foto Chiara Nizzola)
Bassi, vibrazione dritte allo stomaco, un muro di suono che arriva a spettinarti e a massaggiarti il cervello. Ogni volta è lo stesso e ogni volta ti sorprende. I Casino Royale anche ieri ad Albizzate hanno dato spettacolo. Sono forse il gruppo milanese più rappresentativo di sempre. O almeno da 25 anni a questa parte. Da quando hanno cominciato a calcare le scene. E oggi, senza Giuliano Palma, naufragato musicalmente tra una partita di Pes coi Dogo e una “Messico e nuvole” ripetuta in loop, sono ancora più convincenti.
Ma la nota stonata c’è. Altrimenti non staremmo qui a parlarne.
Si perchè ieri all’Albizzate Valley Festival a saltare sulle note di Alioscia e compagni, oltre a me ai miei amici, c’erano un pugno di aficionados. La stragrande maggioranza del pubblico (circa 18mila persone!) era placidamente seduta a mangiare attendendo trepidante i Modena City Ramblers.
Ora, lungi da me lamentarmi per aver potuto cantare praticamente insieme ad Alioscia e aver avuto la possibilità di saltare in un raggio di 5 metri quadrati indisturbato. Ma la cosa mi ha dato da pensare.
Non è una questione di partigianeria. È chiaro che, avendo imparato a memoria le discografia dei Casino grazie all’amico Nick in una vacanza al mare nata per lenire pene d’amore (con scarso risultato), non posso essere oggettivo da un punto di vista musicale. Li amo e li amerò sempre.
Il video live di “Ogni singolo giorno”, registrato al Leoncavallo, per festeggiare i 25 anni di attività
Quello che non torna è questo vivere al passato degli italiani per quello che riguarda la musica. E non è un problema di età. I Modena nascono nel 1991 mentre i CR sono del ’87. È una questione meramente musicale. In Italia va esclusivamente musica anziana. Nel suono, nei testi, nella concezione. Di fronte all’acidità royale e alla parlata strascicata di Alioscia (Crx è un album futurista ancora oggi. Ed è stato registrato oltre 10 anni fa) ci sono solo sguardi bovini e alzate di spalle. Mentre di fronte al folk irlandese (per un attimo sembrava di essere finiti ad una festa di Dublino) cotto e stracotto dei Modena tutti in piedi ad acclamare. Ed è un fenomeno in ascesa se pensiamo al successo dei Mumford&Sons. Gruppo onesto. Niente di più.
Il video di “Io rifletto” traccia dell’album “Crx” del 1997
Ieri sera ha fatto giustizia il cielo disperdendo questi infedeli con secchiate di acqua dal cielo. Ma la prossima? So che può sembrare un discorso da fan ferito. Ma più che altro è da milanese ferito che scrivo. Una band che ha portato la città meneghina nel mondo e l’ha fatta portavoce di una musica che non aveva nulla da invidiare al panorama internazionale. Che ne ha reso vive le notti in luoghi storici come il Tunnel per oltre un ventennio. Un gruppo come questo non si può dimenticare e tradire così.
Nel 1996, quando i CR erano fuori con il loro ottavo album e primo live “1996: Adesso!”, ed avevano già pubblicato perle come Jungle Jubilee, Dainamaita e Sempre più vicino, c’era una compagine alle prime armi che cercava un’etichetta e una possibilità. Tutti però ascoltandoli storcevano il naso e spiegavano «che bisogno abbiamo di voi? Ci sono già i Casino Royale!». Quel gruppo erano i Subsonica.
Pensare che fra qualche anno potrebbe succedere di vedere Samuel e compagni aprire un concerto dei Righeira (per dire un gruppo targato Torino degli anni ‘80) fa male. Ed è in fondo proprio quello che è successo ieri ad Albizzate.
L’unico antidoto, per questo è tanto vitale la proposta di Stefano Boeri, è che si torni ad ascoltare tanta musica dal vivo. Perché alla buona musica bisogna educarsi.Oggi siamo ormai ad un passo dall’analfabetismo sonoro.
Nel frattempo per ricordarci chi siamo ecco il video di “Milano Double Standard”, un affresco dei più genuini fatto sulla nostra città, naturalmente dai royali.
Il video di “Milano Double Standard” dall’album “Reale” del 2006
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