Sostenibilità

Se gli Esg non fanno la felicità

La newsletter settimanale di VITA, ProdurreBene, riservata agli abbonati di VITA, da alcune settimane segnala casi che mostrano come la buona comunicazione sui temi della sostenibilità possa essere anche contraddetta da piccoli o grandi comportamenti aziendali che vanno in altra direzione. E di come lettori e consumatori debbano essere disincantati per premiare l'autentico cambiamento e sollecitare chi nicchia. Tre esempi

di Giampaolo Cerri

Da alcune settimane la newsletter ProdurreBene, curata da chi scrive per gli abbonati di VITA, che tratta i temi degli Esg, dell’impatto, della filantropia, della responsabilità di impresa e, più in generale, della possibilità di un’economia più giusta, si sta soffermando su un tema: comunicare un approccio alla sostenibilità, farlo anche con larghezza di mezzi, non significa essere ovviamente perfetti. Parrebbe scontanto ma talvolta l’attesa di lettori e dei consumatori è così elevata, le esperienze positive così ancora troppo rarefatte, che si accorda sempre una grande fiducia a priori, a qualsiasi cosa che appaia Esg driven.

Invece, suggeriamo noi, essere un po’ più disincatati, smaliziati talvolta, non credere ciecamente nelle “magnifiche sorti e progressive” della rivoluzione sostenibile, aiuterebbe a premiare le aziende che fanno, di più e con maggior impegno, sollecitando magari quelle che, “sotto al brand activism niente”.

Esempio 1: Enac

Migranti nel Canale di Sicilia, foto di Santi Palacios/AP/LaPresse

Ne parlavamo qualche settimana fa. Cominciamo dall’Italia dove l’Ente nazionale per l’aviazione civile – Enac ha emanato una serie di provvedimenti per impedire agli aerei usati dalle ong di pattugliare il Canale di Sicilia. Un’interdizione operativa, ha spiegato la nostra Anna Spena, che riguarda gli scali siciliani da cui questi velivoli decollavano. Ci rendiamo conto, credo, di quanto sia odioso un tale provvedimento. Eppure Enac è considerata una case history di sostenibilità: «Rappresenta il nostro impegno per un cielo più pulito e per definire un modello di sviluppo che sia sempre più inclusivo e attento alle generazioni future», recita la pagina dedicata alla varie attività Esg.

Delle generazioni future, vien da dire, fanno parte quelli che rischiano di annegare nel Mediteranneo?

Esempio 2: Ferrero

Un altro esempio ha anche fare con Ferrero, gruppo vanto dell’industria patria e che ha, giova ricordarlo, un eccellente sistema di welfare aziendale. Non solo, un gruppo che aveva meritoriamente sottoscritto, con altre aziende e anche ong, un appello affinché l’Unione europea non facesse passi indietro sulla direttiva sulla Due diligence. Un gruppo che sulla filiera dei prodotti dichiara impegni precisi e che si appresta, a breve, a pubblicare il suo 14° Report di sostenibilità.

Eppure, come ha raccontato la nostra  Elisa Cozzarini, il Consiglio di Stato ha ordinato alla Regione Lazio di ripristinare l’habitat del Lago di Vico, nel Viterbese. La giustizia amministrativa ha infatti accettato il ricorso di alcune organizzazioni ambientaliste, secondo le quali l’espandersi della coltura della nocciola, diventata ormai monocultura in tutta l’area, ha prodotto un aumento a dismisura del tasso di prodotti chimici agricoli nello specchio d’acqua.

E che c’azzecca Ferrero? A spingere sul boom della nocciola e anche il gigante della Nutella (qui il progetto del 2018).


Peraltro, proprio la direttiva europea Cssd sulla diligenza minima di cui sopra, sostenuta da Ferrero, impegnerebbe le grandi aziende (più di 1.000 dipendenti e 450 milioni di fatturato annuo) a controllare la propria filiera di forniture, rilevando violazioni di diritti o di inquinamento ambientale e impegnandosi a farle cessare. Insomma, se la direttiva fosse già legge italiana, Ferrero dovrebbe vedere cosa stiano facendo i propri fornitori sul Lago di Vico.

Esempio 3: Gruppo Ferrovie Nord

Il terzo esempio lo fornisce il gruppo Ferrovie Nord, quotato in Borsa ma a partecipazione pubblica (57,57% Regione Lombardia, 14,74% Fs Spa), che produce una potente comunicazione di impatto e si distingue, tra le altre cose, per piantare alberi sulle massicciate (il programma Piantalalì), ci propone un altro esempio. Il presidente del gruppo, Andrea Gibelli (confermato il 24 aprile scorso dal cda fino al 2026), che ha alle spalle un lungo cursus honorum politico nella Lega – da capogruppo al Pirellone al Camera dei deputati – ingaggia pubbliche conversazioni con intellettuali, scrittori e cantanti.

Una «rassegna di eventi», scrive Fnm sui post social massicciamente sponsorizzati, denominata Essenziale, in cui Gibelli «dialoga con personalità del mondo della scienza, della cultura e molto altro». 

E appunto, oggi pomeriggio, all’Hard Rock Cafe de Milan, con Daniele Chieffi «ospite della serata», Gibelli dialogherà di Story Wars. La narrazione che può fare la differenza. Forse fate in tempo ad andarci.

 In precedenza, dandole del tu, Gibelli aveva dialogato con Ivana Spagna, e ancora con lo scienziato Giorgio Vallortigara.

Ma perché il maggiore gruppo ferroviario e infrastrutturale della più importante regione italiana, che controlla Trenord e Milano Tangenziali, una delle più grandi società di trasporto del Paese, impegna risorse aziendali, per poche che possano essere, per fare queste Versiliane in sedicesimo?

Una newsletter che ricorda
che gli Esg sono importanti

Gli Esg non fanno la felicità, abbiamo scritto su ProdurreBene (qui il numero che gli abbonati hanno ricevuto lunedì scorso). Se volete riceverla regolarmente non dovete che abbonarvi (cliccando il link sottostante, le info).

L’illustrazione in apertura è di Gaia Pege.

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