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Se gli aiuti allo sviluppo sono usati (solo) per bloccare le migrazioni
L’ultimo report dell’Ong Global Health Advocates rivela come il Fondo fiduciario d’emergenza dell’UE per l'Africa sia troppo spesso usato in modo strumentale, solo per appaltare il controllo dei flussi migratori ai Paesi in via di sviluppo. Un approccio che, secondo l’Ong, rischia di mettere a repentaglio gli investimenti in settori chiave come istruzione e salute, necessari per combattere la povertà alla radice
Aiuti allo sviluppo usati (solo) per mettere un freno ai flussi migratori. È questa l’analisi che emerge dall’ultimo rapporto della Ong Global Health Advocates, pubblicato in occasione della riunione dei ministri europei dello sviluppo in Estonia lunedì.
Secondo il report, il Fondo Fiduciario d’Emergenza dell’UE per l'Africa, che prevede un budget di quasi 3 miliardi di Euro in aiuti allo sviluppo metterebbe in campo soluzioni rapide che non sarebbero in grado di coinvolgere attivamente le comunità locali, rivelandosi così incapace di affrontare le cause della povertà e di dare risposte efficaci e durature.
Il rischio, secondo l’Ong è che si continui a riproporre il modello adottato in Libia, per cui l’UE ha stanziato “finanziamenti per 220 milioni di euro distribuiti attraverso vari programmi, fra cui appunto il Fondo fiduciario d'emergenza dell'UE per l'Africa”. Un approccio che sostanzialmente utilizza i fondi per gli aiuti come una moneta di scambio per eliminare il “problema” migrazione, appaltando così il controllo delle frontiere a Paesi che spesso non sono nemmeno in grado di gestire l’assistenza a profughi e migranti. Secondo Global Health Advocates, ad essere «ancora più preoccupante è il fatto che alcuni paesi hanno per queste ragioni aumentato il proprio bilancio per la sicurezza e la difesa, a discapito di investimenti in settori chiave come istruzione e salute».
Questa strategia, tra l’altro, non rispetta, secondo il report, i criteri minimi di trasparenza, poiché in molti casi non sono previsti bandi pubblici per l’assegnazione dei fondi e nessuna consultazione con gli attori locali.
«Chiunque abbiamo incontrato a Niamey e Dakar concorda: il Fondo Fiduciario dell’UE rappresenta innanzitutto uno strumento di comunicazione politica per mostrare ai cittadini che l'Unione Europea sta rispondendo rapidamente alla cosiddetta ‘crisi migratoria’», ha dichiarato Fanny Voitzwinkler, responsabile per l’UE della ONG Global Health Advocates.
Secondo l’Ong, l’Europa dovrebbe smettere di finanziare il Fondo, fino a quando non siano rispettati i criteri di efficacia, trasparenza e buona governance, dovrebbe poi sostenere una narrazione più veritiera e comprensiva di sfumature rispetto ai temi delle migrazioni e separare il dialogo politico sulle migrazioni dall’agenda per lo sviluppo e mantenere una distinzione chiara tra gli obiettivi di politica interna e quelli di politica estera, in merito allo sviluppo.
A criticare l’uso strumentale degli aiuti anche l’eurodeputata Elly Schlein, membro della Commissione Sviluppo del Parlamento Europeo, dichiara: «È molto preoccupante l’attuale strategia di utilizzo degli aiuti allo sviluppo per arrestare i flussi migratori irregolari verso l’Europa, con insufficiente potere di controllo da parte del Parlamento Europeo. Gli aiuti saranno sempre più diretti verso paesi e regioni che si trovano sulle rotte migratorie verso l'Europa, a discapito di altri paesi più poveri. Secondo i trattati, gli aiuti devono essere finalizzati allo sradicamento della povertà. Costruire muri in Africa non diminuisce povertà e diseguaglianze, ma le aumenta».
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