Sostenibilità
Se è etica, l’impresa piace di più
Selettivo, cauto, prudente ma felice: è il nuovo consumatore secondo Giampaolo Fabris
Consumers’ Forum, che riunisce imprese e consumatori con l’obiettivo di facilitarne il dialogo e promuovere politiche consumeristiche, ha presentato a Roma una indagine commissionata a un gruppo di ricerca guidato dal professor Giampaolo Fabris (che insegna sociologia del consumi all’università San Raffaele; nella foto) e intitolata Osservatorio sui consumi degli italiani.
Il consumo al tempo della crisi
Che la situazione stia determinando un ridimensionamento dei consumi, era cosa rilevata già da numerosi istituti di ricerca. Quel che aggiunge l’Osservatorio è una analisi articolata ed approfondita degli stati d’animo e delle percezioni dei cittadini-consumatori. I quali sentono venir meno la certezza del domani e percepiscono più insicura la loro situazione economica nel 67% dei casi (erano il 41% nel 2008) e conseguentemente si dichiarano molto più attenti alle spese. Non solo riducendole (nel 70% dei casi) ma soprattutto ponderandole molto di più e molto meglio: il 90% del campione ritiene di dover pensare bene prima di fare degli acquisti e l’81% crede sia opportuno comperare solo ciò che è strettamente necessario. Un popolo preoccupato, insomma, quello italiano che – ciò nonostante – non si dichiara infelice. Come ha sottolineato Giampaolo Fabris nella sua presentazione, 4 italiani su 5 ritengono di poter affermare di essere felici e che considera soddisfacente la propria qualità di vita.
Una articolata consapevolezza
Maggiore attenzione all’uso del denaro (un fenomeno trasversale: interessa tutte le fasce di reddito), più cautela e ponderazione (che comprendono anche uno sguardo agli sconti e alle offerte), un forte ridimensionamento degli atteggiamenti più consumistici: è questo l’identikit del consumatore che cambia e che si rivela sempre più consapevole. L’affermazione «dovremmo tutti consumare di meno per vivere meglio» è molto condivisa dal 39,1% e lo è abbastanza dal 35,8% del campione. Sta insomma prendendo sempre più piede – ed è un “portato” indiretto della crisi – una crescente sensibilità verso un consumo consapevole, critico, attento alle esigenze ambientali (e quindi al km zero, alla stagionalità dei prodotti, , conscio dei diritti, capace di riconoscere ed apprezzare l’impegno etico da parte dei produttori. «Se devo scegliere tra due marche scelgo quella che tiene presente la difesa dell’ambiente» è una affermazione con cui il 56,3% degli intervistati è molto d’accordo e il 32,1% è abbastanza d’accordo. Ma non è il solo ambiente a colpire il consumatore. Un dato che emerge dall’Osservatorio (e che dovrebbe far riflettere gli strateghi del marketing) è la domanda di trasparenza e la persuasione che la sponsorizzazione di cause nobili sia un surplus apprezzabile ma secondario rispetto al modo di agire etico interno all’impresa. Contano di più il rispetto dei diritti dei lavoratori (per il 27,3%), la trasparenza verso il consumatore (16,9%), la qualità dei prodotti (14,3%), la difesa dell’ambiente (13,5%) e il rispetto delle regole e delle leggi (13%). Un chiaro avviso ai naviganti…
Il deconsumo
Ma come la decrescita, anche il deconsumo – suggerito dalla crisi ma secondo i ricercatori destinato a segnare profondamente la mentalità dei consumatori – richiede risposte concrete da parte delle aziende produttrici (come hanno del resto confermato i responsabili delle imprese aderenti al Consumers’ Forum, nel dibattito che ha seguito la presentazione dell’indagine) e da parte della associazioni. Se, come sostiene Fabris, siamo passati «da una società dell’aut aut a una società dell’ossimoro», capace di vivere molteplici e contraddittorie esigenze e tuttavia di contenerle tutte, anche le associazioni che rappresentano e tutelano i consumatori dovranno essere più incisive nella difesa dei diritti dei cittadini. Tanto più che le nuove tecnologie, il web anzitutto, consentono e facilitano mobilitazioni spontanee, movimenti d’opinione e scambio di informazioni.
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