Non profit

Se dal vecchio nasce una società nuova

Non c’è genere di oggetti che non possa essere salvato dalla discarica,come fanno dipendenti e volontari del centro “Triciclo” di Torino. Che poi li rivendono a prezzi stracciati

di Silvia Pochettino

Sgomberano su richiesta cantine e solai, raccolgono mobili vecchi, selezionano stracci; si tuffano in montagne di polvere e ragnatele e individuano gli oggetti ancora in buono stato, li puliscono, li preparano per essere di nuovo utilizzati. È davvero un ?lavoro sporco? quello dei volontari del Triciclo, il Centro per il riuso, il riciclaggio e l?educazione ambientale di Torino. Eppure entrando nel grande capannone di via Regaldi 11, magazzino del Centro, si respira un clima di entusiasmo e buon umore. E, ai piedi di un coloratissimo murale, si ritrovano gli stessi oggetti ripuliti e messi in ordine, pronti per essere rivenduti, a prezzi stracciati, nel mercato dell?usato che vede arrivare ogni sabato dalle 200 alle 400 persone. Qui si trova di tutto: mobili, elettrodomestici, vestiti, libri e riviste, stoviglie e articoli per la casa, giocattoli, quadri, dischi e molti altri oggetti. A riordinarli, pulirli e venderli ci pensa un gruppo di volontari: ragazzi di vent?anni, pensionati, signore di tutte le età, uomini più o meno muscolosi che lavorano insieme per sottrarre alla discarica più oggetti possibile. Il Centro è nato un anno fa su iniziativa del Cisv (Comunità impegno servizio volontariato), in collaborazione con la Provincia di Torino che ha stanziato ben 70 milioni per la fase di avvio delle attività. Oggi vi lavorano dieci persone a tempo pieno e una ventina di volontari che assicurano una presenza continuativa. Dal mese di settembre è aperto un nuovo centro a Grugliasco, vicino a Torino, grazie a un accordo con il Consorzio di smaltimento rifiuti locale, che ha affidato al Triciclo il servizio di raccolta degli oggetti più ingombranti, come i mobili, per tutte le vie del Comune. Un?attività in piena espansione, dunque. Ma i volontari del Triciclo non si limitano a raccogliere e vendere oggetti usati: vogliono costruire una società nuova. Come? Intanto i proventi delle vendite servono a finanziare i progetti di sviluppo nel Paesi del Sud del mondo. «Ma sono molti gli obiettivi che ci poniamo con il nostro lavoro», spiega Franco Lovisolo, 46 anni, veterinario di professione, oggi coordinatore del Centro. «Combattiamo la cultura dell?usa e getta che sta rovinando il pianeta, cerchiamo di sensibilIzzare la gente al riuso degli oggetti. Con gli utili del mercato dell?usato finanziamo i progetti di sviluppo del Cisv in Africa e America Latina, come forma di ?restituzione? perché ben sappiamo che il nostro consumo troppo elevato è una delle cause dirette della povertà dei popoli del Sud. Inoltre, e non è secondario, con la lavorazione degli scarti della nostra società creiamo posti di lavoro, favorendo l?inserimento di chi è più svantaggiato, ex-tossicodipendenti, carcerati o handicappati. Infine offriamo oggetti utili a prezzi stracciatissimi. Ci sono immigrati o giovani coppie che si arredano la casa da noi con poche centinaia di migliaia di lire». Ma che cosa porta un professionista laureato a lasciare il suo lavoro per dedicarsi a recuperare rifiuti? « Il filo conduttore della mia vita non è nel lavoro, ma nella ricerca interiore, nel tentativo di mettersi a disposizione degli altri, nella voglia di umanità», sostiene Franco. «Ho sempre lavorato come veterinario, ma questo non mi è mai bastato. Nella mia ricerca sono partito come volontario in Africa per quattro anni e in India per un anno. Poi ho incontrato il Triciclo e ho capito che anche questo era un modo per lavorare per Il Terzo mondo. Non pratIcare più la mia professione non mi dispiace, anzi. L?esperienza africana mi ha insegnato quanto il valore di una persona stia più nella sua capacità di intessere rapporti umani che nella sua professionalità. È il ?ribaltone? dei nostri schemi, in cui all?apice della scala sociale sta il professionista indaffarato e stressato. Questo lavoro mi piace molto, soprattutto i compiti più manuali, che mi rilassano, mi lasciano il tempo di pensare». Alternare lavoro manuale e lavoro intellettuale (di gandhiana memoria) è lo stile dei lavoratori del Triciclo: chi più sbilanciato su un aspetto, chi più sull?altro, ma sempre alla ricerca di un equilibrio, che sia anche equilibrio interiore. Questa ricerca è anche quella che per molti anni ha guidato la vita di Maria Ardu, 69 anni, sarta, dieci anni in Africa a insegnare taglio e cucito alle donne, fondatrice della prima comunità del Cisv negli anni ?60, una voglia di cambiare il mondo che l?età non ha attenuato. Oggi fa volontariato selezionando i vestiti usati che arrivano al Centro in grandi quanttà. Maria è schiva, non ama parlare delle sue scelte e delle sue motivazioni: «Preferisco lavorare che parlare», dice. Ma alla fine si sbottona:« Mi fa male vedere quante cose la gente butta via. Non sappiamo apprezzare il valore degli oggetti. In Africa ho visto poveri che si toglievano di bocca i fagioli per aiutare un amico o un vicino. Vorrei che anche la gente dei nostri ?Paesi ricchi? non desse al Terzo mondo solo i propri rifiuti, ma anche parte del suo necessario. Vorrei pescare nel portafoglio e non solo nella pattumiera delle persone. Ma è un cambiamento di mentalità che richiede tempo, per questo credo molto nel lavoro di educazione e sensibilizzazione che svolgiamo a fianco di quello di recupero degli oggetti usati». All?entrata del capannone del Centro è allestita una mostra sul riuso e riciclaggio, interamente realizzata con materiale di recupero, che offre ai visitatori spunti di riflessione per una riduzione di consumi e sprechi. Periodicamente classi elementari e medie sono portate in visita al Centro come momento finale di un percorso educativo proposto agli insegnanti dagli stessi volontari del Triciclo. Italo è un pensionato grande e grosso di 58 anni, dall?aspetto gioviale: lavorava alla Michelin, ora al Triciclo si occupa dei mobili e dell?oggettistica, prova gli elettrodomestici, opera piccole riparazioni e vende al sabato. «Sono contento di poter finalmente occupare il mio tempo in qualcosa che mi piace e dà senso alla mia vita», dice. «Mi diverto molto il sabato, quando teniamo il mercato, perché mi piace il rapporto con la gente. Ho dei ?clienti? fissi, che vengono apposta per parlare con me, alcuni cercano pezzi particolari, altri vengono solo per chiacchierare, ma alla fine riesco sempre a vendergli qualcosa. Mi piace soprattutto servire gli africani che vengono per arredarsi la casa, mi ricordano i nostri meridionali di quarant?anni fa. Ci sono poi alcuni che appartengono ad associazioni assistenziali o comunità di accoglienza che vengono a comperare da noi vestiti e oggetti per la casa e poi li regalano ai loro ragazzi. È tutto un sistema positivo di rapporti e di scambi». Poi Italo si infervora: «Vorrei lanciare un appello a tutti i pensionati, a tutti coloro che hanno un mestiere, falegnami, elettricisti, idraulici, sarte, e anche chi non ce l?ha ma ha voglia di sporcarsi le mani: al Triciclo c?è un sacco di lavoro da fare, abbiamo bisogno di volontari. Qui si può mettere a frutto le proprie capacità facendo del bene». Ma tra i volontari del Triciclo non ci sono solo pensionati. Ci sono anche giovani, studenti che dedicano il loro tempo ilbero all?attività del Centro. E talvolta il volontariato si trasforma per loro in un vero lavoro. È il caso di Carmine, 22 anni, assunto dal Centro dieci mesi fa. Con un passato da imbianchino e muratore è arrivato a Triciclo tramite i gruppi della Gioc (Gioventù operaia cattolica) di cui faceva parte. È il vero factotum di via Regaldi: si occupa della raccolta, degli sgomberi, dell?allestimento del mercato, lavora fianco a fianco con il personale svantaggiato di cui è in parte responsabile. «L?attività mi piace perché è molto varia», spiega, «e soprattutto mi ha fatto scoprire l?ecologia, di cui prima non sapevo niente». Così funziona il Triciclo: ognuno con il suo compito, le sue responsabilità. Come una piccola azienda che fabbrica solidarietà. Sogni per il futuro? «Penso a una società piena di ?Tricicli?», risponde Franco, «come già c?è nel nord Europa, dove la cultura del riuso è molto più diffusa. Anzi, sul lungo periodo, sogno una società solidale che non ha più bisogno di centri come il Triciclo perché la gente riduce i consumi e riusa da sola. Esagero? Forse sì. Ma noi intanto continuiamo a lavorare». Indirizzi

Mercatini della solidarietà
?Triciclo?, via Regaldi 7/11, Torino. Tel. 011/247.63.11 ?Di mano In mano?, via delle Leghe 16, Milano. Tel. 02/95.76.18.10 Emmaus, via Mattaranetta 41, Verona. Tel. 045/97.60.24 Mani tese, via Aretina 230/b, Firenze. Tel. 055/165.04.262 Mani tese, via Imbriani 17, Milano. Tel. 02/39.32.13.40 ?Cauto?, via Bertoli 4, Brescia. Tel 030/23.01.889 ?Gli amIcI dello scarto?, Brescia. Tel. 030/21.71.051
Mercati compra vendita usato
?Cash Converters?, via Vittorio Veneto 12, Milano. Tel. 02/20480341 ?Mercatino sas?, via Malta 34, Torino. Tel. 011/385.00.11
Negozi usato
?Baby 2000??, largo Scalabrini 6, Milano. Tel. 02/48.95.18.46 ?Docks Dora?, piazza Vittorio Veneto 22/D, Torino. ?Lo zio d?America? , via Palazzo di Città 14, Torino, Tel. 011/436.14.23


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