Da quando è iniziata l’Expo, Milano sembra essere rinata. E’ tutta un tweet, un post, uno share, un social e l’altra sera c’erano pure mille lanterne sulla Darsena. Cosa vogliamo di più?
Ma Milano è cambiata nella “vera realtà” oltre che in quella virtuale?
Già qualche mese addietro scrivevo in un altro post che si tende a focalizzare attenzione ed interventi su meno dell’1% del territorio urbano e che questa propensione faceva del male poprio alla città. Tra i problemi più gravi di Milano vi sono le disparità spaziali nel reddito, nell’accesso a servizi e lavori di qualità. In altre parole, il problema di Milano sono le periferie, ove schiere di giovani crescono nel disagio più profondo, si organizzano in gangs e maturano un’elevata propensione al crimine.
Affrontare il tema delle periferie significa mutarne lo spazio costruito, cercando di incidere anche sulla geografia umana della città. Ed in questo, Milano è la stessa degli anni Sessanta, poco o nulla è cambiato e, almeno ad intuito, mi pare che non pasti un tweet, un post, uno share ed un social per modificare le cose.
Il mio non è “gufismo” o scarso #expottimismo, ma semplicemente realismo e concretezza.
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