Non profit
Se 4.000 fisici mettono sul lastrico Las Vegas… non giocando
Nel 1986, migliaia di scienziati dell'American Physical Society si ritrovarono a La Vegas per il loro congresso annuale. E per gli incassi della città dell'azzardo fu il peggior fine settimana di sempre. Oggi la storia ritorna d'attualità e sul web diventa virale (ed esemplare). Ne parliamo con il professor Vittorio Pelligra, economista dell'Università di Cagliari
di Marco Dotti
Professor Pelligra, sul web sta tornando in auge una storia risalente a più di trent’anni fa. Una storia che esemplifica alcune situazioni in atto. Che cosa accadde nel 1986?
L’associazione dei fisici americani doveva organizzare il proprio congresso annuale a San Diego. Per una serie di problemi, legati soprattutto alla sovrapposizione con altri convegni, quel congresso venne spostato. Alla ricerca di un grande albergo dove tenere il proprio congresso scientifico l’American Physical Society ripiegò su un grande albergo di Las Vegas. Come sappiamo gli alberghi di Las Vegas vivono di turismo congressuale e possono permettersi di fare prezzi molto, molto competitivi.
C’è una ragione per cui offrono prezzi tanto bassi?
Perché all’interno degli alberghi ci sono i casinò e quello che i clienti non pagano in termini di vitto e alloggio lo spendono in termini di azzardo. Potremmo dire, semplificando, che coloro che giocano finanziano anche il soggiorno di quelli che non giocano. È un tipo di business fiorente perché l’offerta di gioco in questi luoghi è tanto forte e pressante che tutti, praticamente, giocano. Tornando all’American Physical Society’s: trovò i prezzi così convenienti che decise di approfittare dell’offerta, portando 4000 fisici al MGM, uno dei più grandi hotel di Las Vegas. La cosa interessante è che, alla fine del congresso, dopo circa una settimana la società dei fisici ricevette un invito, gentile ma perentorio, a non presentarsi mai più in quell’albergo. E tutti gli altri alberghi di Las Vegas fecero esattamente la stessa cosa.
Quale fu la ragione di questa lettera? Come mai i fisici furono considerati indesiterati nella città del gambling?
Perché nessuno di loro, non uno intendo dei 4000 fisici dell’American Physical Society, aveva speso un solo cent al gioco. E l’albergo perse così la propria scommessa: aveva dato vitto, stanze, servizi a un prezzo stracciato confidando nel fatto che gli ospiti averebbero come di consueto rifinanziato questa offerta perdendo soldi nel casinò dell’hotel. Invece no. Questa storia è interessante e c’è una battuta, probabilmente apocrifa, che gira a proposito della vicenda.
Si racconta che una cameriera descrisse la fatidica settimana dei fisici in questo modo: «sono arrivati centinaia e centinaia, anzi migliaia di giovani. Con sé avevano due cose: una t-shirt e una banconota da 10 dollari. Per tutta la settimana non cambiarono né l’una, né l’altra.
Battute a parte, la storia è diventata esemplare… Tanto che, a distanza di decenni, gira ancora sulla rete…
Ritengo interessante questa storia per almeno due ragioni. La prima è che mette chiaramente in luce l’impatto dell’educazione e, in particolare, dell’educazione finanziaria sul rischio o sulla facilità con la quale si finisce o non si finisce a giocare d’azzardo.
Che cosa significa questo?
Significa che, senza banalizzare, tra questi fisici la stragrande maggioranza erano persone altamente addestrate al pensiero razionale e con conoscenze avanzate di matematica, statistica e calcolo delle probabilità. Conoscenze che, messe in azione, ossia sfidate, fanno capire che il re dell’azzardo è nudo: ossia che in tutti i giochi d’azzardo c’è un solo vincitore, il banco. Il valore atteso di un gioco d’azzardo è sempre negativo; la strategia migliore, quella più razionale, è allora quella di non giocare.
Non giocando, i fisici hanno sbancato Las Vegas…
Ma c’è un secondo elemento: tutti hanno messo in atto quest’azione congiunta. In qualche modo hanno seguito una norma sociale. E uno dei problemi con l’azzardo, in Italia in particolare, è il fatto che l’azzardo dal punto di vista sociale è legittimato. Non c’è, in questo senso, uno stigma sociale.
Fu proprio un ragionamento di questo tipo a spingere il Congresso degli Stati Uniti, sulla scia del rapporto della Commissione guidata negli anni Cinquanta da Estes Kefauver, a capire che la liberalizzazione dell’azzardo e l’estensione del modello Las Vegas su tutto il territorio del Paese avrebbe comportato una rottura de patto sociale, corrompendolo da dentro…
Lo stigma sociale oggi lo vediamo all’opera con il fumo, l’alcolismo, ma per l’azzardo non è maturata una coscienza sulla possibili direzioni in cui bisogna muoversi se vogliamo contenere il fenomeno e prevenire l’insorgenza di patologie e dipendenze comportamentali.
Su cosa dovremmo insistere?
Da un lato sull’educazione all’interno delle scuole, per quanto riguarda alfabetizzazione finanziaria e matematico-statistica e di base. Dall’altro sulla formazione di una coscienza diffusa relativamente alla patologia ingenerata da certi comportamenti. Poi servirebbero normative restrittive in questo senso.
La legalizzazione dell’azzardo di massa, che è relativamente recente nella storia italiana (anni Novanta), ha privato il tessuto sociale di molti anticorpi..
Le leggi e le norme hanno un valore non solo sanzionatorio o di regolamentazione, ma hanno un valore espressivo. Quando un’assemblea legislativa emana una legge – come fu nel caso della legalizzazione di quello che chiamarono “gioco pubblico”, negli anni Novanta – sta dicendo «la comunità vuole questo, questo è quello che noi vogliamo, questo è quello che ci aspettiamo». Nel momento in cui legalizzi il gioco, stai dicendo «non ci sono problemi, questo è quello che vogliamo e incentiviamo». Si capisce dunque quanto risulti contraddittorio l’atteggiamento del settore pubblico e dei governi: da una parte stanno affermando esplicitamente “devi fare questo”, dall’altro “però stai attento, sii responsabile, però se ti ammali mi impegno a curarti”. È un comportamento istituzionale che crea disorientamento.
Meglio il discorso dei nostri fisici, capaci con le loro competenze e le loro scelte di far davvero saltare il banco…
È chiaro che, davanti a un’esplosione di offerta di azzardo come quella presente in Italia le cose siano davvero complesse. Ma credo che un passo in avanti lo possiamo fare se i decisori e gli ammistriatori, i sindaci e gli insegnati, tutti i soggetti che sono nodi di una rete che può influenzare decine e decine di persone, prendono coscienza dei veri costi dell’azzardo di massa.
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