Formazione

Scusa dottore, che cos’ha il mio orsacchiotto?

Bambini. Sbarca in Italia l’ospedale dei pupazzi

di Chiara Sirna

La gallina coccodè aveva le tonsille infiammate, bisognava farle un tampone. Sbrodolina-tante-bolle tossiva da giorni, l?orsacchiotto Teddy invece aveva un mal di pancia talmente forte da non riuscire a dormire. La sua mamma, una bimba di quattro anni, le aveva provate tutte: coccole, ninne nanna, bagnetto caldo, ma niente da fare. C?era proprio bisogno di un dottore. «Non sta bene, cosa devo fare?», ha chiesto al primo camice bianco che ha trovato. «Adesso lo visitiamo, se è il caso facciamo anche dei raggi e cerchiamo di capire cosa non va», le ha risposto Chiara Mazzocchetti, 21 anni, di Chieti, studentessa al terzo anno di medicina e ?pupazzologa?. E così si è scoperto che il povero Teddy aveva semplicemente un po? d?aria nella pancia. Con la medicina giusta tutto sarebbe andato a posto.

Siamo nel mondo della fantasia? Per gli adulti sì, per i bambini invece è tutto reale. All?ospedale dei pupazzi, bambole e peluche vengono curati come fossero pazienti veri, in carne e ossa. I medici indossano il camice bianco, la macchina dell?elettrocardiogramma funziona regolarmente, anche se al posto degli elettrodi ci sono le pinzette di plastica, e da quella dei raggi x escono disegni che servono a spiegare ai piccoli cosa sono e a cosa servono le lastre. Alla fine ai pupazzi vengono prescritte le dovute medicine, con tanto di ricetta medica.

Tutto in regola, insomma. Solo che l?ospedale è un tendone allestito ad hoc, a volte un?aula scolastica trasformata e i ?dottori? sono studenti di medicina volontari, il cui obiettivo è far passare ai piccoli la paura dell?ospedale. In modo che quando quando toccherà a loro averci a che fare si ricordino dell?esperienza e non si facciano prendere dal panico.

In Italia gli ospedali dei pupazzi stanno dilagando da qualche anno. L?ultimo esperimento è stato a Pescara lo scorso 20 aprile, e ha fatto il pienone: ben 300 bambini con bambolotti e peluche al seguito pronti per essere visitati. All?estero il fenomeno è esploso da tempo, passando da Germania, Inghilterra e Crozia per sbarcare poi in Olanda e persino in Giappone. Da noi una lunga lista di città ha già ospitato l?evento, da Nord a Sud: Bari, Brescia, Ferrara, Genova, Messina, Milano, Palermo, Roma, Torino….

Non c?è nulla di improvvisato, anzi la regola è prepararsi bene. Ogni pupazzologo partecipa a un corso di formazione, tenuto dal proprio ateneo universitario, con docenti di tutto rispetto, pediatri e psicologi che da anni lavorano con i bambini e quindi sono in grado di spiegare tutte le tecniche per approcciarsi al meglio con loro. Gli alunni sono tutti studenti di medicina volontari, dal primo al sesto anno, raccolti sotto la sigla Sism – Segretariato italiano studenti di medicina, con una cabina di regia che raggruppa facoltà di medicina, docenti di corso, ospedale e scuole di zona. «La pediatra che ha tenuto il corso», spiega ancora Chiara Mazzocchetti, «ci insegnava tutte le accortezze, ad esempio quando serve la flebo, mettere un palloncino, in modo che i bimbi si distraggano, per i raggi fare magari una foto». Tutti trucchi per tenere a bada la paura, insomma. E il successo è assicurato.

I NUMERI

  • sono 5mila i soci italiani del Sism, che raccoglie studenti volontari di medicina dal primo al sesto anno e mette in piedi attività per far passare ai più piccoli la paura del camice bianco. Finora, anche grazie a 33 atenei coinvolti, sono stati decine gli ospedali dei pupazzi allestiti in Italia negli ultimi tre anni. Il calendario dei prossimi ?ambulatori? sarà pronto a breve.www.sism.org

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