Formazione

#ScuoleNoHate: ragazzi, coltivate la web-resilienza

Premiati questa mattina i vincitori di un concorso per le scuole su progetti di peer education contro l'hate speech. Sul podio una scuola di Verbania.

di Sara De Carli

Parlare di cyberbullismo non basta. Sia perché sul cyberbullismo è maturata una certa consapevolezza: ancora non basta, certo, ma tanti semi sono stati lanciati. Sia perché anche le parole da sole uccidono e fanno male, anche senza arrivare al cyberbullismo: occorre agire anche prima. È sull’hate speech infatti che siamo drammaticamente indietro, tant’è che una recente ricerca voluta dal Miur e presentata alla Prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola affermava che per l’11% dei ragazzi «non c’è nulla di male» ad offendere qualcuno sui social network, perché «ognuno deve essere libero di esprimere ciò che pensa».

A questo dato ha cercato di rispondere questa mattina il convegno “Scuole contro l’odio. Web resilienza e per education” organizzato dalla No Hate Alliance del Consiglio d’Europa, coordinata dalla deputata Milena Santerini, in collaborazione con il Miur. «L’idea forte è che nell’educazione all’uso del web la sola censura non basta, come non basta invocare per tutto la libertà di espressione. Dobbiamo sostenere chi reagisce dall’interno, i ragazzi che agiscono in maniera positiva: è questo che intendo con web-resilienza», spiega Milena Santerini.

L’Alleanza ha indetto nei mesi scorsi un concorso, rivolto alle scuole superiori italiane: «abbiamo chiesto di inviarci un progetto di azione per informare i coetanei sul tema dell’odio online e distinguere fra libertà di espressione e hate speech. Protagonisti, ovviamente, dovevano essere i ragazzi stessi». Sono 170 i lavori arrivati, fra cui è stato scelto il progetto di una scuola di Verbania, che ora andrà in viaggio premio a Strasburgo. «I ragazzi hanno ideato una giornata di sensibilizzazione sull’hate speech, ipotizzando di realizzarla a novembre. Sarà fuori dalla scuola, con degli stand, hanno ideato la grafica, il logo e ideato attività specifiche per Facebook, Twitter, Google e YouTube, chiedendo ad esempio di distinguere fra un post ironico e uno volgare piuttosto che di scrivere un tweet efficace contro l’hate speech», racconta Santerini.

Nel corso della mattinata hanno portato i loro messaggi Bebe Vio e Igiaba Scego. La ministra Valeria Fedeli ha annunciato che «contro linguaggio dell'odio faremo una campagna nelle scuole coinvolgendo anche i genitori». Fra le best practice presentate i progetti REACT dell’Università di Cagliari, che ha vinto a Washington il terzo premio del Facebook Global Digital Challenge; Radio Immaginaria, la prima radio nazionale fatta interamente da adolescenti fra 11 e 17 anni e Radio Voice Book del Liceo Kennedy di Roma.

È stato anche presentato un video girato dagli studenti dell’Università Cattolica: una sorta di esperimento scoiale che colpisce per la totale indifferenza che è riuscito a documentare. Il video è stato girato a Milano, Roma e Torino: quattro ore per città, con circa 100 persone al minuto, per un totale di circa 100mila persone. I ragazzi hanno “indossato” cartelli di insulti rivolti a donne, migranti, disabili, cercando di “testare” il livello di reattività alle parole che avvelenano il linguaggio sui social. Il risultato? Quasi nessuno dei passanti ha reagito. Quest’ultimo progetto di peer education fa parte della campagna #leparolefannomale, lanciata da Vox Diritti lancia che ha coinvolto gli studenti dell’Università Cattolica e i ragazzi del Liceo Berchet di Milano.

Foto di copertina by Unsplash/Michael Mroczek

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