Formazione

Scuole private: charity o business?

Un'associazione di genitori che sostengono le scuole di Stato criticano gli istituti privati con ingenti patrimoni. "Non sono charity, ma aziende". Il dibattito è aperto

di Gabriella Meroni


Charity o business? E' questa la domanda che il sito inglese localschoolsnetwork fa ai lettori, presumibilmente tutti  a favore della scuola pubblica (il sito infatti si propone di sostenere l'eccellenza dell'istruzione di Stato). A porre la questione è una delle fondatrici di localschoolsnetwork, Fiona Millar, che si è decisa a scrivere dopo aver visto alla Bbc un programma dedicato a una scuola privata esclusiva, la Girls’ Day School Trust, istituto femminile di antica tradizione e sede nel prestigioso quartiere londinese di Westminster.

La preside Helen Fraser, scrive Millar, snocciolava con orgoglio le cifre del patrimonio della scuola: 200 milioni di sterline l'anno di introiti e "miliardi" di patrimonio accumulati in 140 anni di storia. Il Trust – continuava la professoressa – conta 24 istituti privati e due accademie superiori; ha chiuso l'anno finanziario 2011 con un surplus di 18 milioni e ha appena deliberato di investire qualcosa come 100 milioni di sterline "per rendere le nostre scuole ancora più belle e attrezzate di adesso". Non solo: sempre nel 2011 il Consiglio di amministrazione del Trust ha deciso un aumento del 3,5% dello stipendio per gli insegnanti, mentre nello Stato gli stipendi sono fermi da anni.

"La preside si autodefiniva un'imprenditrice, non un educatore", scrive non senza una certa dose di acrimonia Millar. "E il suo business ha bisogno di essere considerato una charity per poter godere di benefici fiscali essenziale ad accumulare il proprio patrimonio. Inoltre gli stessi sgravi le consentono di essere destinataria di molte donazioni private".

Millar non mette assolutamente in dubbio la qualità dell'istruzione fornita dal Girls’ Day School Trust, anche se nota che molte ragazze possono accedervi solo perché provenienti a famiglie privilegiate. La domanda che chiude il suo intervento è un'altra: "Può un'organizazione come questa considerarsi una charity, o è piuttosto un'impresa profit? Decidete voi". La domanda è aperta.
 

Nella foto, il motto della Girls' Day School, "fortiter et recte"

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