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Scuole chiuse per Coronavirus, ma a Vo’ le lezioni non si fermano

Le scuole di Vo' sono state le prime ad essere chiuse per Coronavirus. Ma i suoi alunni, da giovedì, faranno lezione da casa, online. Il dirigente Alfonso D'Ambrosio ha attivato subito una rete «per restituire “normalità” ai bambini. Basta un’ora al giorno per restituire la voce dei loro insegnanti ai nostri piccoli, attraverso una lettura, una riflessione. Chi ha voglia di aiutarci, anche con un intervento divertente, mi scriva». Un'idea da copiare

di Sara De Carli

Alfonso D'Ambrosio da pochi mesi è dirigente scolastico. La sua sede di servizio è l’Istituto comprensivo di Lozzo Atesino, sui Colli Euganei. Nove scuole, tre dell’infanzia, quattro primarie e tre secondarie di primo grado, dislocato su tre comuni: Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo' Euganeo. Proprio le scuole di Vo' sono le prime scuole d’Italia ad essere state chiuse, già da sabato 22 febbraio, per l’emergenza Coronavirus. Varchi controllati e quarantena. Eppure.

«Come Dirigente dell'Ic Lozzo Atestino ho avviato in queste ore una rete di scambio tra i miei docenti che ha lo scopo di restituire “normalità” ai nostri bambini e bambine. Da giovedì tentiamo il percorso di lezioni online. Lo faremo prima di tutto per la nostra comunità, con un pensiero costante agli studenti, ai genitori, ai docenti di Vo' Euganeo, uno dei 3 comuni su cui è il nostro comprensivo. Lo faremo in rispetto della privacy, ma lo faremo con il cuore.
Basta un’ora al giorno per restituire la voce dei loro insegnanti ai nostri piccoli alunni, attraverso una lettura, una riflessione. Lo faremo utilizzando piattaforme gratuite. Se qualche insegnante, qualche esperto ha voglia di aiutarci, anche con un intervento divertente, curioso, mi scriva», ha scritto domenica mattina su Facebook. Il post ha già 110 commenti: c’è chi si offre per lavorare su problemi matematici di tipo argomentativo a distanza con i ragazzini di quarta e quinta, chi propone di collegarsi in videoconferenza con la sua seconda primaria per costruire insieme ebook, chi è disponibile a condividere i corsi classroom con le classi di quella scuola, chi dalle scuole di Codogno chiede aiuto per replicare le soluzioni trovate.

«Giovedì noi partiremo con la didattica online, usando piattaforme gratuite. Con gli amici di Scuola senza Zaino, cui aderiamo, abbiamo organizzato una agorà virtuale, partiremo con quello, dal dirci tutti “come stiamo”. Tuttoscuola terrà un webinar dalle 10 alle 12, fino a mille persone, ci saranno gli studenti dell’istituto comprensivo e credo che sarà collegata anche una scuola lombarda. Ho ricevuto tantissimi messaggi di docenti che ci hanno messo a disposizione le loro lezioni. Abbiamo avuto l’assistenza di Luca Di Fino, la Scuola di Robotica di Genova ci darà una lezione di conding da fare online…. Saranno lezioni un po’ diverse, un blocco di contenuti per tutte le classi della primaria e un altro per tutte le classi della secondaria. Il fatto è che Vo’ è chiusa per due settimane, le altre per ora no ma le ordinanze parlano di data da destinarsi. Di fatto per l’intero Istituto Comprensivo sarà così, questi tre comuni sono molto vicini, ho docenti che insegnano su altri plessi ma sono residenti a Vo’ e quindi non potranno presentarsi a scuola, ci sono classi a Lozzo con bambini residenti a Vo’… Ci stiamo attrezzando per una chiusura di due settimane», racconta il dirigente, fra un pensiero alla famiglia di Adriano Trevisan, che ha bimbi in questa scuola; uno per le insegnanti che hanno la febbre; uno per lo smartworking per la segreteria, che stanno facendo grazie al fatto che tutto fosse in cloud, ma per cui servirebbero linee guida e uno alle scadenze rispetto a cui non ci sono proroghe.

Le risposte tecnologiche sono a portata di mano e D'Ambrosio è stato prima che dirigente un docente esperto di robotica educativa, immersive lab, making, coding, appassionato di innovazione didattica, tanto da essere stato eletto nel 2016 miglior docente innovatore italiano. Ma è soprattutto il senso dell’iniziativa di D’Ambrosio ad essere importante: dare ai bambini e ragazzi la certezza di una presenza, di una quotidianità che va avanti, di non essere lasciati soli dinanzi a scenari tratteggiati come apocalittici. Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, Trentino, Liguria hanno chiuso tutte le scuole in via precauzionale, anche nei territori in cui non ci sono casi di Coronavirus, per (intanto) una settimana. Lasciamo stare i due/tre giorni delle vacanze di Carnevale già programmate: in nessun altro caso si è visto per ora baluginare la possibilità di seguire qualche ora di lezione, da giovedì, da remoto. E fra la decisione che ha chiuso le scuole di Vo' Euganeo e quella che ha chiuso le altre ci sono 48 ore di scarto, non settimane.

«Fin dalle prime decisioni prese, è stato chiaro che l'unica opzione che avevamo era quella di continuare a esser scuola, da agire dal punto di vista educativo. Mi hanno scritto in tantissimi, sono commosso. I miei docenti sono 84 e con più di 30 ieri pomeriggio, domenica, eravamo connessi a fare le prove di lezione online».

Proprio Tuttoscuola nei giorni scorsi aveva dato notizia di come in Cina le scuole, che avrebbero dovuto riaprire lunedì 17 febbraio dopo tre settimane di sospensione delle lezioni per il capodanno cinese, hanno sostituito le tradizionali lezioni in classe e in presenza con lezioni online per 50 milioni di studenti, che stanno facendo scuola da casa tramite TV e computer. Un'esperienza di homeschooling di massa senza precedenti.

Nemmeno l’Italia è estranea al tema. Molto potrebbe insegnare, in questa occasione, l’esperienza delle piccole scuole e di un movimento di innovazione didattica che da esse parte, promosso da Indire e coordinato da Giuseppina Rita Jose Mangione, che ad oggi conta circa 275 istituti. Le "piccole scuole" riguardano circa 300mila studenti di circa 200 scuole delle isole e di 3.500 comuni montani italiani. La più piccola scuola l’Italia sta ad Alicudi e ha due alunni e un’insegnante. A Favignana c’è una pluriclasse gemellata con Sassello: mentre in classe, sull’isola, la maestra segue i bambini dalla prima alla terza, in contemporanea i più grandi lavorano in videoconferenza con la maestra e i ragazzi della Liguria. Le ICT diventano l’elemento basilare di una didattica ripensata ad hoc. L’ambizione del progetto è quella di mostrare come i limiti oggettivi (pochi alunni, pluriclassi, distanze…) possano essere la spinta per realizzare veri laboratori di innovazione, che hanno molto da insegnare alla scuola tout court. Questa è l’occasione per provare a disseminare le esperienze, a livello di sistema. Un contagio buono, in questo caso.

In foto, una delle attività realizzate dagli alunni dell'IC nelle scorse settimane: laboratorio sulla cellula

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