Formazione scolastica
Scuola, via libera agli Istituti tecnici in 4 anni. Cambia anche il voto in condotta
Il Ddl di riforma approvato ieri dal Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla riforma scolastica che prevede quattro anni di formazione tecnico - professionale (anziché cinque) seguiti poi da due negli Its Academy, istituti tecnologici superiori post diploma. Modifiche previste anche in caso di sospensione dell'alunno. Torna il voto in condotta alle medie
Il Ddl di riforma approvato ieri dal Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla riforma Valditara sull’istruzione che prevede un nuovo modello per la formazione con quattro anni di formazione scolastica seguiti poi da due negli Its Academy, istituti tecnologici superiori post diploma. Tra le novità: una stretta sul voto in condotta sull’onda delle violenze in classe contro i professori fa tornare il giudizio in decimi anche alle medie e porterà alla bocciatura se è un 5.
Prima occorre fare una premessa: nonostante il provvedimento arrivi a inizio anno scolastico i suoi effetti concreti si vedranno solo più avanti. Per l’introduzione del modello campus che consentirà, dopo quattro anni di istituto tecnico o professionale (o di Iefp regionale) di proseguire gli studi per altri due anni negli Its Academy, la sperimentazione partirà nell’anno scolastico 2024/25. Con il coinvolgimento degli istituti tecnici e professionali attivi sul territorio regionale (in una percentuale che sarà decisa da un successivo provvedimento) che potranno così ridurre di un anno la durata degli studi superiori, nel solco della riforma avviata dall’ex ministra Valeria Fedeli dopodiché si potrà seguire con un altro biennio negli Its Academy. Magari all’interno di campus voluti da accordi locali tra Usr e Regioni e con un raccordo esteso agli atenei e all’Alta formazione artistica e musicale. La parola chiave è partnership: le regioni e gli uffici scolastici potranno stipulare accordi con soggetti «pubblici e privati», in funzione «delle specifiche esigenze dei territori».
«L’istruzione tecnica e professionale diventa finalmente un canale di serie A, in grado di garantire agli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo competitività al nostro sistema produttivo», ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Le informazioni da cui parte Valditara sono note: «L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa. Secondo i dati Unioncamere Excelsior, dalla meccatronica all’informatica serviranno da qui al 2027 almeno 508 mila addetti, ma Confindustria calcola che il 48% di questi sarà di difficile reperimento. A settembre del 2023 questo dato ha già raggiunto quota 48% (+5 punti rispetto al 43% di un anno fa, nel 2019 era il 33%)». L’obiettivo allora è quello di «trasformare questi numeri allarmanti in una grande opportunità per i giovani».
La riforma contiene altri quattro punti cardine: rafforzamento delle materie di base (in particolare italiano e matematica); apprendistato formativo e più alternanza scuola-lavoro di qualità (potrebbe arrivare fino a 400 ore nel triennio); docenze di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale per ampliare l’offerta didattica, in primis quella laboratoriale; spinta all’internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage all’estero.
La ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, ha espresso soddisfazione per la filiera disegnata con il ddl in particolare per i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale di competenza costituzionale delle Regioni che ricevono dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la loro unica fonte di finanziamento statale.
«La necessità di rafforzare la filiera tecnologico-professionale è l’evidenza a cui non possiamo sottrarci per la concomitante azione degli investimenti e delle riforme previste dal PNRR. Connetterla alla riforma in itinere degli Istituti Tecnologici Superiori consentirà di edificarla fino al livello terziario, assieme a un sistema di ‘passerelle’ che consentiranno ai giovani e alle famiglie che scelgono questo percorso di raggiungere tutti i più alti livelli dei titoli terziari e post terziari: diploma di specializzazione per le tecnologie applicate, lauree, dottorati in apprendistato duale di terzo livello», ha concluso.
Lotta al bullismo: cambia il voto in condotta
Il Ddl punta a contrastare i recenti episodi di bullismo avvenuti all’interno delle classi. Ripristinando il voto in condotta alle medie e prevedendo che il cinque (con conseguente bocciatura) possa avvenire anche a fronte di comportamenti che costituiscano gravi e reiterate violazioni del regolamento di istituto. Con il sei invece, alle superiori, ci sarà un debito scolastico in materia di educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica che avrà come oggetto i valori costituzionali e i valori di cittadinanza.
«La riforma del voto in condotta responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti. Prosegue con atti concreti il nostro percorso di ricostruzione di una scuola che dia valide opportunità ai nostri giovani, valorizzi i territori e offra competenze di qualità alle imprese. Nel contempo, una scuola che sia anche capace di affermare la cultura del rispetto», ha concluso il Ministro.
La riforma del voto in condotta responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti
Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara
Novità anche sulle sospensioni
Nel caso cui la sospensione sia superiore ai due giorni, lo studente sarà chiamato a svolgere attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate. Una sorta di lavori socialmente utili che già le scuole, nella loro autonomia, spesso applicano a seconda della gravità del comportamento.
Non da subito. Entro sei mesi dall’approvazione in legge del Ddl dovranno arrivare i regolamenti attuativi. Se tutto va bene, dunque, se ne parlerà per gli scrutini di fine anno.
Foto di Alexis Brown by Unsplash
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