Cultura

Scuola: si parte in edifici vecchi e fatiscenti

Rapporto di Legambiente sullo stato degli edifici scolastici

di Redazione

13 scuole su 100 non hanno un sistema antincendio; e il 10% delle altre non effettua le periodiche verifiche sugli impianti. Il 32% si trova a meno di un km da una fonte d’inquinamento (aree industriali, antenne, elettrodotti, discariche). 15 edifici su 100 sono a rischio amianto. Più del 10% non è stato pensato per accogliere degli studenti, e un quarto del totale avrebbe bisogno si interventi urgenti di manutenzione straordinaria. Ma non è tutto in nero il ritratto delle scuole italiane: segnali positivi arrivano dall’aumento delle aree verdi, dal numero crescente di palestre, dalla diffusione della raccolta differenziata e di forma di risparmio energetico.
Eccole qui le scuole dei nostri figli, quelle nelle quali si apprestano a trascorrere gran parte del loro tempo e che – denuncia Legambiente – non sempre garantiscono una qualità all’altezza del compito. E lo stato delle strutture non va sottovalutato: ai rischi per la salute si aggiunge il fatto che la capacità di apprendimento è strettamente legata alla qualità dell?ambiente in cui si studia.
Questo il ritratto delle scuole italiane contenuto in Ecosistema scuola 2002, l?indagine di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici. Lo studio viene realizzato interpellando le amministrazioni comunali dei centotre capoluoghi di provincia e monitorando un campione di più di seimila edifici scolastici.”Il dato che emerge con più forza e che sicuramente più ci preoccupa – spiega Vittorio Cogliati Dezza, responsabile scuola e formazione di Legambiente – è quello relativo all?amianto. La presenza, nel 14,9% degli edifici monitorati, di fonti di amianto fuori e dentro le scuole mostra la gravissima inadempienza delle amministrazioni comunali cui spetterebbero le azioni di bonifica”. Ma troppo spesso l’intera struttura che accoglie i nostri ragazzi è inadeguata. Basta pensare che ben un quarto degli istituti richiede interventi urgenti di manutenzione straordinaria. Il 10%, poi, occupa edifici nati per tutt’altra destinazione: conventi, caserme e abitazioni private. Niente di cui stupirsi quindi se lo spazio di cui ogni ragazzo può godere è nella gran parte dei casi ridottissimo (circa il 20% degli studenti può contare su meno di un metro quadrato – dato puramente algebrico frutto della divisione della superficie dell’aula per il numero degli occupanti e che, se si vuole avere un’idea realistica dello spazio tre un banco e l’altro va ulteriormente ridotto). Oppure del fatto che l’illuminazione sia inadeguata o che il 15% degli istituti sia privo di palestre. Su questo versante si registra comunque un dato incoraggiante: una diminuzione (dal 19% dello scorso anno al 15,7%) delle scuole prive di strutture sportive. Così come pure incoraggiante è l’aumento gli edifici che dispongono di aree verdi fruibili (che passando dal 46,85% dell’edizione 2001 del Rapporto al 72,2%). “Anche se – spiega Cogliati Dezza – un terzo di queste continuano ad essere usati come parcheggi.” Aumentano notevolmente anche le scuole che hanno adottato il biologico nelle loro mense: il 27,8% dei pasti totali giornalieri deriva da agricoltura biologica (almeno per quanto riguarda frutta e verdura) contro l?8,33% dello scorso anno. Sta inoltre diventando pratica sempre più comune la raccolta differenziata dei materiali. Qualche segnale positivo arriva anche dall?adozione di politiche di risparmio energetico: il 29,6% utilizza fonti d?illuminazione a basso consumo.
“Continua a destare preoccupazione anche la collocazione di molti edifici: il 32% delle strutture scolastiche si trova a meno di un km da un’area industriale, un aeroporto, da elettrodotti, discariche o antenne per l’emittenza radio-televisiva. Nel 2,5% dei casi, poi, le fonti sono più d’una e i singoli effetti vanno a sommarsi.” Da segnalare, inoltre, la percentuale di scuole in prossimità di una fonte d?inquinamento acustico (il 6,75%). “L’OMS ha dimostrato l?esistenza di un rapporto tra capacità di apprendimento e qualità dell?ambiente in cui si studia. È stato rilevato infatti che i bambini esposti cronicamente a forti rumori, per esempio in prossimità degli aeroporti, possono mostrare difficoltà nell?apprendimento, nell?imparare a leggere e nell?acquisire la capacità di risolvere problemi. Mentre, l?esposizione a livelli di rumore sopra i 55 decibel produzono disturbi del sonno e della comunicazione.”
“La scuola italiana – conclude Cogliati Dezza – è ricca di situazioni positive e promettenti. E’ evidente tuttavia una criticità che minaccia la qualità dell’insegnamento e della vita degli alunni: serve allora volontà di migliorare e investire sulla scuola. Ma la nostra preoccupazione si aggrava quando, al contrario, sentiamo parlare di nuovi tagli, dismissioni, o della lista di duemila istituti a rischio chiusura perché sarebbero, a detta del ministro, ‘sottodimensionati’.”

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