Formazione

Scuola, Mimmo Battaglia scrive agli studenti

Lettera aperta del presidente della Fict

di Redazione

Buon anno!

L’avvio ad un nuovo anno è sempre un evento speciale, perché la storia educativa siamo noi, educatori ed educandi, genitori e operatori, sinergicamente uniti per sostenere i nostri ragazzi nel percorso scolastico; offrendoci e accogliendo con  disponibilità  e saggezza  le loro idee, i loro pensieri.

Anch’io lavoro e opero con tanti ragazzi che “proprio” dal mondo della scuola hanno vissuto, sulla propria pelle e nell’animo, il rifiuto, l’emarginazione  o il disagio del non sentirsi adeguati, addirittura del non sentirsi all’altezza del luogo, di quel gruppo o di quegli insegnanti.

Mi chiedo: quale integrazione? Dove l’interazione? Che forma ha la diversità e quali i luoghi del rispetto e dell’accoglienza? Crediamo davvero che la diversità sia un valore da vivere criticamente e consapevolmente, una ricchezza da far crescere o piuttosto un problema da affrontare, negare o nascondere con un’uniforme?
E ancora: in che modo può la scuola assumersi il ruolo di panacea  per tutti i mali che affliggono la società? Possono le discrepanze di uno stato essere rammendate da una, ed una soltanto, agenzia educativa?
Credo che riporre esclusivamente nel crogiuolo pedagogico-didattico le aspettative di un avvenire migliore sia vista per ciechi.

La quotidianità, si sa, sta cambiando in maniera continua, avvertibile e, soprattutto, perfettibile, i luoghi della nostra esistenza; la tecnologia modella soprattutto il modo dell’incontrarsi e del confrontarsi. Le piazze, oggi, sono diventate telematiche; l’incontro tra i popoli avviene ad un livello altro. La comunicazione precede le parole. 
Rifletto: sui luoghi, sul senso che ne diamo oggi, sulla “rimediazione” che ne abbiamo fatto negli ultimi vent’anni; luoghi d’incontro, luoghi di scontro verbale e non, luoghi di confronto, ma anche luoghi di crescita, luoghi in cui si riflette, si insegna e si impara a vivere nel nostro quotidiano, in un perenne equilibrio dinamico.

Ma allora noi come li riempiamo questi luoghi oggi? Di cosa? Di quali valori? E quali sono, poi ,quelli che hanno subito il maggiore cambiamento negli ultimi anni e quelli che, invece, sono rimasti fermi? E poi ancora: quali stiamo perdendo inesorabilmente?
La scuola, a questo punto, la definirei il luogo per antonomasia.

Il buon senso mi invita a porre l’accento non solamente sull’unicum scolastico, ma sulle radici dello stesso, per agganciarle a tutte le cellule sociali: famiglia, mass-media, folklore, culture ed etnie diverse. Saranno indispensabili, dunque, la tolleranza, la prudenza, il riserbo, le  sinergie educative e la capacità di cogliere il senso del bene e dell’etica.

Valori molteplici in poliedrici aspetti socio–civili, che serviranno a plasmare personalità ricche e vibranti nei percorsi di vita futuri. Perché voi ragazzi, tutti, avete il diritto di essere legittimati, riconosciuti come “persone” ancor prima di essere guidati nella “formazione della persona “(di cui tanto si parla)…

Voi, tutti, avete il diritto di vivere con serenità la vita nella comunità scolastica; una scuola per la vita che provochi chiarificazioni, che aiuti all’arricchimento dell’esperienza e in cui voi, docenti, possiate offrire con serenità i vostri insegnamenti ed essere ricambiati dai ragazzi con i loro  impulsi vitali.  In cui possiate mantenere sempre viva ed accesa la fiamma dell’impegno educativo, la sua purezza che va oltre, pur tenendone conto, ai limiti organizzativi ed economici, che vi rende accompagnatori adulti e credibili prima che impiegati di un’agenzia formale.

Il gusto ed il bisogno di essere alunni, educatori, operatori e genitori ci sia sempre, non come fatto consolatorio ma come bisogno di conoscere; perché siamo persone che si mettono in gioco per sviluppare capacità di scegliere e di contestare. Di “sapere”.
Don Milani diceva che “chi sa è, chi non sa non è”. E’ come dire che il sapere ci rende “potenti”, ed è il potere della denuncia, della proposta, soprattutto della testimonianza. E se è vero che il sapere è potere, questo potere è la consapevolezza della propria responsabilità, del proprio impegno. E, perché no?, del servizio. Chi più sa, più può dare!
Ma il sapere è anche capacità critica: è la capacità di aprire gli occhi sull’esistente, al di là delle vane parole, che sono un rumore di fondo sempre più privo di senso, sempre più ingannevole.


Sapere è costruire un’etica in cui non dimentichiamo mai che l’atro, chiunque esso sia, è terreno sacro da non “calpestare”.
Sapere è capacità di conoscere i nostri limiti e quindi capacità di educare educandoci. Sapere è quello che trasforma lo stupore verso la creazione tutta in amore e appartenenza.


Sapere, permettetemi questa espressione del Vangelo, è lo scriba che sa tirare fuori dal suo antico tesoro immagini sempre nuove.
Possa allora questa scuola infondervi fiducia, al di là dei meriti e dei demeriti; lontana o vicina ai cambiamenti imposti dalle riforme di turno, perché in essa possiate credere, per viverla con senso e con dignità.
Il mio augurio è che non ci sia mai nessun fiume al di là del quale l’emarginazione bivacchi nelle verdi praterie.

Buon anno!



Don Mimmo Battaglia
Presidente FICT


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