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Scuola, le botte e la protesta
Mariastella Gelmini incassa il voto favorevole del Senato ma il mondo della scuola è profondamente diviso sui provvedimenti varati dal Governo e i giornali raccontano la cronaca di una giornata carica di tensione
Oggi lo sciopero generale nelle scuole, ieri il voto definitivo del Senato a favore del decreto Gelmini. La scuola, ovviamente, è al centro delle cronache dei giornali, con articoli, commenti, tabelle.
- E inoltre la rassegna stampa oggi si occupa di:
- Crisi economica
- Carceri e suicidi
- Congo
- Voto Usa
Apocalittica Repubblica apre in prima (tornando al titolo unico): “Scuola, referendum sulla Gelmini”, dedicando la fotonotizia a R2 che intervista un poliziotto: “Io, celerino nato nel ’68 e i ragazzi dei cortei”. A pagina 2 e 3 la cronaca degli incidenti di ieri: “Scuola, sì al decreto: scontri a Roma”. Apre Marco Reggio che riferisce della mattinata, dell’arrivo verso le 10 dei giovani manifestanti, dell’approvazione del decreto e dell’aggressione da parte del manipolo di Blocco studentesco, arrivato armato di manganelli come da tradizione. La polizia è intervenuta solo quando, sopraggiunti i centri sociali, lo scontro si è fatto acceso, ma pare non abbia mosso un dito quando a essere picchiati erano gli studenti. Questa anche la tesi della Cgil. Riferisce Marina Cavalieri: “Epifani: non hanno difeso ragazzi inermi Veltroni: disordini? Aggressione politica”. “C’è stata una sostanziale indifferenza delle forze di polizia”, ha detto il capo del sindacato. Secondo Francesco Pardi, senatore dell’Idv: “c’è stato un difetto di collocazione delle forze dell’ordine” (in pratica non si sono frapposti tra i neofascisti e gli studenti). Anche Curzio Maltese, “Un camion carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos”, sottolinea come il camion sia “misteriosamente” stato ignorato dalla polizia. Maltese riferisce anche di scambi fra le professoresse in piazza e la polizia inerme. “Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti”… “Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra” (che nel frattempo prendono manganellate dal Blocco studentesco, armano di spranghe e urlanti “Duce, Duce”, “La scuola è bonificata”). Commento di una insegnante: “Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un’azione di violenza da parte dei miei studenti. C’è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c’entra se sono di destra o di sinistra? E’ un reato e voi dovete intervenire”. Maltese racconta di aver seguito un gruppo di fascisti che avevano attraversato indisturbati il cordone della polizia: loro sono passati, lui è stato fermato. “Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto…La battuta del poliziotto è memorabile: “Non li abbiamo notati”». Commenta uno studente: “E’ il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo”. Come registra puntuale pagina 4: “La crisi dell’Onda, si spacca il movimento”. Maria Novella De Luca riferisce le reazioni dalle università e dalle scuole: il tentativo di ideologizzare il movimento è fallito, dice qualcuno, ma intanto secondo molti “tutto è cambiato”, niente più manifestazioni insieme. In appoggio la cronaca di Milano: “Dario Fo alla statale, quarant’anni dopo poi a Milano scatta ‘blocco selvaggio'”, ovvero manifestazioni che bloccano il traffico e mandano in tilt la città.
Quanto alla politica, le pagine 6 e 7 ne descrivono gli umori. Algida Gelmini che incassa il voto (ma scrive Giovanna Casadio è “La vittoria amara di Mariastella e la lettera della pace va in archivio”: aveva pensato di scrivere agli studenti…), mentre Veltroni e Idv lanciano un referendum (subito bocciato dallo scettico D’Alema).
Dalla prima alla 26 l’editoriale di Aldo Schiavone, “La morte dell’università” (la cui data è il 2010: quando arriveranno i tagli). Schiavone propone un’autoriforma, da fare assieme al ministero: riduzione drastica dei corsi di laurea, del numero di materie insegnate e degli esami, riduzione delle sedi distaccate (la cui apertura è stata spesso clientelare), revisione dei meccanismi di governance e autovalutazione severa.
Gli scontri fra studenti di destra e sinistra offrono l’apertura al Corriere della Sera di oggi. Oltre alla cronaca dei tafferugli di piazza Navona da segnalare due focus. Uno a firma di Marco Imarisio sull’occupazione di un liceo a Bolzano. Racconta il giornalista: «Sul portone c’è un piccolo tazebao che detta le regole: vietato fumare, vietato introdurre alcolici, vietato gettare carta: il caos non sarà tollerato». Altro che svacco e casino. «Chi verrà sorpreso a sostare nel corridoio verrà subito allontanato. L’ingresso è consentito solo previa esibizione del libretto scolastico. Davanti al portone ci sono due ragazzi dallo sguardo severo. Indossano una maglietta bianca con la scritta: Servizio d’ordine». Infine lo striscione: “Destra e sinistra, questa riforma ci riguarda tutti”.
L’altro affondo mette la lente su Blocco studentesco, il gruppo di destra protagonista degli scontri di ieri. Il leader nazionale è tal Francesco Polacchi, 22 anni, ieri ospite a Matrix. L’obiettivo, raggiunto era di far parlare di sé, dei «nuovi fascisti del nuovo millennio, né nostalgici, né fanatici, né razzisti, né antisemiti, mille cuori una bandiera». Come quella che espongono all’Olimpico quando gioca la Roma, “padroni di casa” che in trasferta si trasforma in “Ospiti indesiderati”. Nelle scuole la loro battaglia è contro «la mafia delle case editrici e dei professori» e in difesa delle gite in montagna «la nostra è una visione spirituale» e «con l’energia alternativa si risparmierebbe veramente. Non coi tagli della legge Gelmini».
Sulla scuola il Sole 24 Ore non enfatizza la cronaca. In prima un titolo secco: “Al via la riforma della scuola”. All’interno il testo integrale della legge commentato. Internamente Il Sole tocca alcune questioni interessanti. Il taglio alle private è di 133 milioni nel 2009 ma sarà di 222 milioni nel 2011. Berlusconi corre ai ripari dicendo che ci sono margini di correzione. Molto critico il Sole rispetto all’idea di un referendum lanciato dal Pd: “L’errore del referendum: incita la piazza, sfiducia le Camere” è il titolo del commento di Stefano Folli. Tra le decisioni che il Sole mette in rilievo, c’è il vincolo sui libri di testo: si possono adottare solo quelli che gli editori si impegnano a conservare intatti nei contenuti per cinque anni. Interessante il commento di Roberto Perotti, docente della Bocconi, sul prossimo passo della riforma, quello che tocca l’università. La linea è chiara, viva una riforma che dirotti i soldi sui migliori. Dice Perotti: «Su questo principio per una volta i politici (o almeno alcuni di essi) sono più avanti di docenti e studenti».
Aperturona de il Giornale su sciopero e manifestazioni, servizi da pag 2 a pag 7.
Foto a tutta pagina sugli scontri in Piazza Navona di ieri con titolone “Come volevasi dimostrare”, occhiello “Dopo che per settimane la sinistra ha soffiato sul fuoco, gli studenti si picchiano in piazza”. Non è un po’ troppo semplice? E quel camioncino con le aste di legno come è entrato in Piazza Navona? Comunque la linea de Il Giornale è chiara, l’editoriale di Vittorio Macioce recita nel titolo: Chi avvelena la protesta, Attenti agli stregoni. E scrive: “Quando gli apprendisti stregoni prendono in mano la scopa, e il megafono, si sa dove si parte, ma non si sa dove si arriva”.
Ricchissime di foto e richiami ai video di Youtube le pagine 2-3 che letteralmente illustrano “la guerriglia tra rossi e neri”. Di taglio basso un pezzo di cronaca sul ritorno all’Università statale di Dario Fo quarant’anni dopo. Occhiello “L’agitatore”, titolo “Fo dà lezioni di rivoluzione: ragazzi capovolgete l’ordine”.
L’approfondimento sulla scuola continua alle pagine 4-5 ma sul versante politico. Infografico per ipovedenti illustra verità e bugie sul decreto Gelmini. Un pezzo è dedicato all’opposizione “Veltroni scavalca Di Pietro in piazza: referendum contro il maestro unico”. L’altro è dedicato alla maggioranza “La Gelmini incassa il sì e guarda oltre «Ora cambiamo anche l’Università”, si annuncia per settimana prossima il piano per gli atenei che prevederebbe il dimezzamento dei corsi di laurea e la trasparenza dei bilanci.
A pag 6-7 un grande vecchio e un’altra puntata del festival dei numeri. Umberto Eco dice agli studenti: «La vostra battaglia è solo per i baroni», a Siena dopo la lezione si ferma a discutere con gli studenti e boccia la protesta. E invita «Non iscrivetevi più a corsi inutili». Grande spazio con infografico poi alla classifica di Timss, Trend International Mathematic and Science Study che certifica come la scuola italiana (per matematica e scienze) stia nel 2007 al 27° posto (peggio della Moldavia, segnala il titolo), nel 2003 era 15°. Fotonotizia da Lecco, un’insegnante a LECCO, va in classe da sola: “Così subite subito la riforma” con fotografo al seguito of course.
Ovviamente il Manifesto cavalca “l’onda”, sin dal titolo con una foto molto bella di un ragazzo che fa le linguacce e il titolo di cover (“siamo in onda”). Poi Vauro che trasforma la Gelmini in una strepitosa Gelminia Demon e Gabriele Polo nell’editoriale, secondo cui l’«aggressione» di ieri in piazza Navona puntava allo snaturamento del movimento fatto di ragazzi apartitici e apolitici, «cercando di ridurre le battaglie contro la Gelmini a un terreno di guerra fra opposte fazioni (con la benedizione di Cossiga e del suo antico metodo)». «Gli studenti di Roma hanno fatto bene a resistere a questa trama, ora sono chiamati a non farsi accecare da essa, sfuggendo la trappola tesa dai ragazzi neri. Partendo dai contenuti e dalla creatività che hanno saputo esprimere in questi giorni » «Sapranno sfuggire alla trappola, difendendo la loro autonoma innocenza, che non è sinonimo di ingenuità». Poi le prime sei pagine sulla questione, a cui viene collegato anche il giro di vite sui graffitari annunciato ieri da Berlusconi, come un altro fronte della guerra giovani-governo.
Oggi l’occupazione si fa con la mamma. La Stampa oggi dedica molte pagine alla scuola, alle manifestazioni e all’approvazione del decreto Gelmini. Un reportage racconta la caratteristica nuova di questa protesta: genitori, studenti e docenti allineati sulla stessa linea del fronte. «Mamma che dici, la facciamo o no l’occupazione? Vieni con me?» si è sentita dire la giornalista del quotidiano di Torino che firma il reportage. Se una volta la protesta era anche “contro” il mondo degli adulti, i tempi ora sono cambiati. C’è Sandro Veronesi che occupa insieme al figlio, c’è il preside che passa la notte a scuola con il sacco a pelo insieme ai ragazzi, il docente universitario che va a protestare insieme agli studenti. Nell’editoriale Luca Ricolfi interpreta questo allineamento come una sorta di complicità: le vere vittime sono solo gli studenti, di una scuola che ha progressivamente rinunciato alla qualità. «I docenti difendono i posti di lavoro (nella scuola) e le carriere (nell’università). I genitori difendono una scuola che insegna poco e male, mai in compenso non stressa i ragazzi e risolve non pochi problemi reali delle famiglie, specie quando la mamma lavora. I ragazzi sono preoccupati per l’avvenire e temono di essere le uniche vittime dei cambiamenti che si stanno preparando per loro». «Se fossero calmi e lucidi avrebbero già capito che il futuro non glielo ruba la Gelmini ma glielo hanno già rubato molti degli adulti al cui
fianco marciano con tanta convinzione» aggiunge.
Avvenire richiama in prima: “Sì al decreto Gelmini. Veltroni: referendum. Si ripetono cortei e proteste, a Roma scontri fra studenti. Berlusconi: faremo correzioni per le risorse alle paritarie”. Alla scuola sono dedicate tre pagine (4,5 e 6). Il titolo della prima: “Roma, scontri fra studenti: 5 feriti e 2 fermi”. Riporta gli episodi di «guerriglia urbana» fra qualche decina di ragazzi del Blocco studentesco (emanazione di Casapound, organizzazione attiva della destra radicale) e un gruppo di giovani di sinistra. A pochi minuti dai primi scontri su Indymedia, la voce internet dei centri sociali, partiva il tam tam: «ultime da Radio Onda rossa: i fascisti hanno caricato duramente il camion del Cobas scuola a piazza Navona… La situazione è grave!». L’appello è stato efficace e dopo poco sono arrivati i “rinforzi” ed è esplosa una vera e propria guerriglia urbana. Polizia e carabinieri sono riusciti a ristabilire l’ordine. Intanto a la Sapienza, la mobilitazione proseguiva con un’assemblea. L’Unione degli studenti si è dissociata dalle manifestazioni violente, accusando però la polizia di non essere intervenuta con tempestività. Disordini vari, ma senza pestaggi, anche a Napoli, Firenze, Palermo, Messina, Catania.
Come sempre, Avvenire non manca di dare spazio a “Quelli che… A lezione ci vogliono andare”, ovvero, l’altra faccia «di un’Italia che cerca di capire, che si confronta, ma lo fa sui banchi e nelle aule continuando, in definitiva, a fare il proprio dovere» . «Da nord a sud», si legge, «sono tante le scuole dove, anche in questi giorni di “mobilitazione”, l’attività didattica è proseguita regolarmente». Cita alcuni esempi di scuole “virtuose”, come molti licei piemontesi e bolognesi.
Didascalico il titolo di pag. 5: “Scuola, passa la riforma. Il Pd: referendum”. «Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell’educazione», dice la Gelmini, annunciando che entro una settimana metterà mano a un piano che riguarda l’università. Berlusconi non ha mancato di comunicare il suo “dispiacere” per il fatto che: «siano stati presi in giro e ingannati dalla sinistra molti ragazzi a Roma e in altre città». Federico Bricolo, capogruppo della Lega, rincara la dose sottolineando che sulla scuola: «la sinistra ha sparso solo critiche e falsità, nessuna proposta costruttiva. Su questo tema ci saremmo aspettati un’opposizione più matura». Gaetano Quagliarello, vicepresidente vicario del Pdl commenta: «Noi dobbiamo questa chiarezza di linguaggio a chi protesta, ma soprattutto la dobbiamo ai tanti giovani che sono a maggioranza silenziosa del Paese e che pensano che per il loro futuro sia proficuo seguire corsi, dare esami e magari esprimere fiducia nei meccanismi della democrazia rappresentativa». Caustico Gasparri: «Invitiamo gli studenti, pochi in verità, che ancora si fanno manipolare da Veltroni a prendere atto che la ragione è dalla nostra parte e che non è utile la loro opera in difesa della casta dei baroni. Peraltro la loro protesta è condizionata dalla meteorologia». Ad accendere ulteriormente il clima da stadio ci pensa Cossiga, abbandonandosi ai ricordi di quando, ministro dell’interno si trovò a fronteggiare la contestazione studentesca e il Movimento degli autonomi nelle università. Annuncia il suo voto a favore del decreto Gelmini ma il bersaglio del suo intervento è la differenza di atteggiamenti sulla scuola fra il “vecchio” Pci e il Pd: «Ai tempi della Cgil di Lama ci mettemmo d’0accordo così: prima gli studenti li picchiavano quelli del servizio d’ordine della Cgil, poi toccava alle forze dell’ordine. Sono stato il ministro dell’Interno di tre governi di solidarietà nazionale», dice l’ex presidente della Repubblica, contestato dai banchi della sinistra.
“Veltroni lancia la raccolta delle firme“ (pag. 5). È Anna Finocchiaro a dare voce agli studenti di piazza Navona, leggendo in Senato la lettera dei ragazzi del liceo Orazio. Fuori dall’aula, i senatori dell’Idv calano uno striscione con la scritta «Siamo con voi». Solo l’Udc limita la su battaglia all’iter parlamentare del decreto: «In piazza con gli studenti devo andare gli studenti», dice Casini. «E siccome ho finito la scuola da un bel po’, domani (oggi, ndr) sarò al mio posto in parlamento». Per i centristi della minoranza, la voce di Giampiero D’Alia chiede al Pdl: «Come vi è saltato in mente di fare cassa con i soldi dell’istruzione?». Veltroni e Di Pietro cavalcano pienamente la protesta e sono pronti a raccogliere le firme per abrogare la legge. Il leader del Pd accusa il governo di non aver voluto ascoltare nessuno e di aver «rifiutato il confronto con il mondo della scuola. E ha ignorato un movimento civile che va rispettato nella sua autonomia». Non concorda con lo strumento referendario il leader dell’Udc. «IL referendum andrà in votazione nel 2010, per tanto mi sembra che sia una presa di posizione di valore simbolico, alla quale guardiamo con rispetto, ma alla quale non aderiamo».
Per motivi di ordine pubblico salta l’intervento della Gelmini all’inaugurazione dell’a.a. dell’Università Lateranense e, forse, per motivi analoghi, anche della Luiss, l’università romana della Confindustria. L’arcivescovo Rino Fisichella esprime apprezzamento per il ministro: «Tutta la mia stima per il ministro dell’Istruzione: un giudizio non legato ai fatti contingenti degli ultimi 15 giorni, ma al suo impegno complessivo nella legislatura. È una persona che sa ascoltare e sono convinto che sarà anche capace di ascoltare non le grida, ma le voci di studenti e docenti, e di instaurare un vero dialogo». Non manca, però, di esprimere preoccupazione per i rischi di chiusura che incombono su molti istituti paritari.
Pag. 6: “Famiglie nei guai se chiudono le paritarie”. Il punto è: in molte zone, le scuole paritarie sono l’unica realtà educativa: il taglio di 133 milioni di euro porterebbe alla chiusura di diversi istituiti. Si fanno tre esempi: la materna di Vione, in alta Vallecamonica nel bresciano, la materna di Marmertino in Val Trompia e la materna di Martignana, vicino a Empoli. «Sono solo tre delle centinaia di esempi che si potrebbero fare. Sono scuole, ma anche volti, storie, famiglie reali, che rischiano dio veder sparire un servizio pubblico oggi garantito anche dalle 8 mila materne aderenti alla Fism e alle centinaia di scuole elementari che aderiscono alla Fidae. “Le nostre materne – dice Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism – sono spesso sorte là dove lo Stato non ha un proprio istituto scolastico e dove magari il Comune, viste le proprie finanze, preferisce sostenere con un piccolo contributo la nostra scuola paritaria”, il tutto in un’ottica non solo di sana sussidiarietà, ma anche nel principio sancito con la legge 62 del 2000, nota come legge sulla parità, in cui si parla di un unico sistema scolastico pubblico, a cui partecipano scuole di diversi gestori, compreso lo Stato».
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Crisi economica
Italia Oggi – Archiviato il voto, Italia Oggi fa un analisi di quello che potrebbe succedere dopo la manifestazione nazionale del 30 ottobre indetto dai sindacati. L’evento potrebbe acuire la spaccatura tra i sindacati, scrive Italia Oggi. Bonanni e Angeletti, non sembrerebbero disposti a trasformare la manifestazione contro il provvedimento appena votato in una manifestazione generale contro il governo. In altre parole, scrive Italia Oggi, la piazza finale della mobilitazione anti-Gelmini, si avvia a diventare, anche la piazza di Epifani. Forte della quale si presenterà poche ore dopo a Palazzo Chigi, dove il premier ha convocato proprio i sindacati.
Mai sanata la rottura sulla vicenda Alitalia, lo sciopero della scuola e poi dei pubblici potrebbe segnare la nuova e forse decisiva spaccatura all’interno della Triplice. La Cisl e la Uil hanno infatti già dato la loro disponibilità a trattare con il governo sulla proposta formulata da Brunetta sui contratti pubblici. La Cgil ha pronunciato un sonoro no. Tanto da disertare anche l’incontro tecnico di ieri a Palazzo Vidoni.
Il Sole 24 Ore – Il ritorno di Antonio Fazio. L’ex governatore di Bankitalia a tre anni dall’abbandono dell’incarico oggi presenta un nuovo libro. A tema: “Globalizzazione e dottrina sociale della Chiesa”. «Senza etica globalizzazione alla deriva: il patto sociale si fonda sulla “amicizia civile”: ma i migliori emergono soltanto nei regimi dove la concorrenza è corretta».
Il Sole 24 Ore – Sulla crisi. Un articolo interviene sui possibili interventi a sostegno delle famiglie. Detassazione degli straordinari per gli statali, forse bonus bebé. Niente quoziente famigliare.
Carceri e suicidi
Il Sole 24 Ore – Notizia dalla Francia. Citofoni antisuicidio in tutte le celle. A disposizione die compagni di cella per chiamare soccorso immediato. Dall’inizio del 2008 nelle carceri francesi 80 persone si sono tolte la vita (+18% sul 2007).
Congo
Corriere della Sera – “I ribelli avanzano, caos in Congo”, una foto di una famiglia di sfollati campeggia in prima pagina del Corriere. Spiega il corrispondente Massimo Alberizzi nel servizio: «L’esercito del generale Laurent Nikunda ha sconfitto le truppe del presidente Joseph Kabila e ora minaccia Goma, la capitale del Nord-Kivu. Le truppe dell’Onu, 17mila uomini, stanno a guardare impotenti la catastrofe umanitaria».
Voto Usa
Corriere della Sera – Sul voto americano Ennio Caretto firma “L’incubo dei democratici: il voltafaccia dei bianchi”. Il servizio mette sotto esame gli Stati dove la Clinton fece meglio del previsto. La tesi è che il vantaggio di Obama che nei sondaggi varia dal 2 al 15%, potrebbe essere più virtuale che reale. Come accadde nel 1982 quando il democratico nero Tom Bradley alle elezioni a governatore della California accreditato di un +7% sull’avversario alla fine fu sconfitto nella sorpresa generale. I bianchi infatti, malgrado le dichiarazioni di voto alla fine nell’urna gli voltarono le spalle, per motivi razziali. Ma non c’è solo l’effetto Bradley. In occasione delle primarie democratiche la Clinton in diversi stati fece molto meglio del previsto. Il caso più clamoroso in New Hampshire dove Obama nei sondaggi era avanti del 6,3%, ma alla fine vinse Hillary con un margine di 2,6 punti percentuali. Ma la Clinton recuperò molte preferenze anche in Rhode Island, West Virginia, Ohio e California.
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