Formazione
Scuola, la rete è diventata un laboratorio più che un’aula
«Gestire la scuola come lo si faceva prima non sarà più possibile: Internet è diventata un’immensa biblioteca, un ipertesto su cui poter intervenire e da modellare a seconda del lavoro da fare». L'intervento del presidente di Indire, Giovanni Biondi, sul numero del magazine in distribuzione
Siamo davvero sicuri che tutto non sarà più come prima? Che la scuola “a distanza” lascerà segni indelebili anche quando l’emergenza finirà? La resilienza della scuola è strabiliante e riesce a far fronte alle novità adattandosi, assimilando i cambiamenti senza intaccare la struttura del modello.
L’immersione forzata nel digitale per un tempo lungo vissuta da migliaia di insegnanti è stata per molti di loro la prima esperienza di utilizzo di applicazioni online. Immediatamente sui quotidiani si sono riaperte le consuete polemiche per una scuola senza contatto umano, che in questo modo perdeva tutto il suo valore come se di questo dovessimo accusare la rete o i computer.
Piuttosto dovremmo farci una domanda: come sarebbe stato questo periodo di forzata clausura senza internet e senza le tanto avversate tecnologie? Ormai anche un nostalgico ritorno alla vecchia Scuola Radio Elettra a Torino, qualcuno la ricorderà, che organizzava corsi per corrispondenza per diventare tecnico specializzato, attraverso l’invio di testi, esercizi e compiti da svolgere a casa, sarebbe stato impossibile Quando è scoppiata l’epidemia, molti insegnanti hanno cercato un modo per riaprire le aule, ricreare la classe, rimettere gli studenti sui banchi, far aprire libri e quaderni per continuare a fare scuola. La gran parte degli insegnanti ha cercato di rimpiazzare la cattedra e la lavagna con lo schermo del computer dell’insegnante, i banchi con i divani di casa degli studenti; libri e quaderni magari sono rimasti gli stessi, salvo che gli esercizi dovevano passare dalla tastiera del computer per essere trasmessi all’insegnante.
La riproposizione dello stesso modello scolastico attraverso le tecnologie come mezzo, e stando ben attenti a relegarle a questa funzione puramente strumentale, è stata la soluzione di gran lunga più usata. In questo modo le tecnologie sono state opportunamente confinate ed utilizzate solo per necessità. Magari durante l’emergenza qualche insegnante ha anche scoperto una serie di comodità come fare lezione da casa senza doversi interrompere per richiamare continuamente l’attenzione dei più indisciplinati e disattenti. Anche gli studenti avranno apprezzato la comodità di ascoltare la lezione dal divano di casa, spegnendo per qualche minuto la webcam per alzarsi senza dover chiedere il permesso, chattando fuori dalla portata della telecamera con i compagni, tanto la lezione si potrà rivedere con calma visto che rimane registrata. Quindi inediti luoghi per fare scuola, insieme a tempi dilatati e forse più comodi.
La riproposizione dello stesso modello attraverso le tecnologie come mezzo è stata la soluzione di gran lunga più usata
Eppure alcuni insegnanti si saranno probabilmente accorti che durante la spiegazione magari potevano visitare con gli studenti collegati le sale di un famoso museo e mettere a confronto opere di pittori contemporanei in modo da rendere più e caci le lezioni. Ma anche i colleghi di scienze, magari durante la lezione, hanno potuto condividere lo schermo del computer con i lori studenti e muoversi dentro una cellula vedendone il funzionamento piuttosto che la rotazione dei pianeti, un ghiacciaio o un vulcano. Così le lezioni si sono arricchite di immagini, filmati, animazioni e per gli studenti è stato più facile e interessante seguirle.
Certamente chi ha fatto queste esperienze se le porterà dietro anche dopo la riapertura della scuola e serviranno ad arricchire la sua professionalità; chi invece si è limitato a riprendere dal registro di classe l’orario settimanale delle lezioni per riproporre la stessa sequenza attraverso la rete, probabilmente metterà da parte il computer. Come sempre l’uso del digitale per fare le stesse cose di prima non porta alcun valore aggiunto.
Ma c’è anche chi ha usato le tecnologie in modo diverso e ha creato un ambiente di apprendimento, collaborativo per mettere gli studenti in una situazione costruttiva
A parte alcuni vantaggi credo che nessuno possa pensare di sostituire la scuola come ambiente sociale nel quale si cresce, si costruiscono relazioni con un mondo virtuale. Da questo punto di vista quindi, quando questa parentesi si chiuderà, per gli insegnanti che hanno mandato i compiti via whatsapp cesserà finalmente un incubo e si tornerà il più rapidamente possibile alla normalità. Non rimarrà nulla se non una serie di aneddoti e una miriade di foto, filmati sul telefonino.
Ma c’è anche chi ha usato le tecnologie in modo diverso. Invece che riprodurre il modello scolastico tradizionale ha creato un ambiente di apprendimento, collaborativo per mettere gli studenti in una situazione costruttiva.
Si sono così organizzati debate online tra gruppi di studenti che hanno costruito collaborando un’argomentazione con la quale si sono confrontati con un altro gruppo magari parlando in inglese. Si è fatto coding scrivendo pezzi di programma dividendosi la progettazione e poi ricompattandola per realizzare l’obiettivo, la funzione da realizzare. Le mappe concettuali costruite attraverso la collaborazione e la divisione del lavoro, utilizzando la rete per selezionare filmati, immagini, testi con i quali ricostruire fatti e personaggi storici. La rete è diventata un laboratorio più che un’aula, un’immensa biblioteca, un ipertesto fatto non solo di caratteri stampati ma di milioni di immagini, filmati, animazioni, ricostruzioni virtuali. Tutti oggetti sui quali poter intervenire per adattarli, rimontarli e collegarli tra loro a seconda del lavoro da fare. Certo si è trattato di una collaborazione a distanza ma che, con la riapertura delle scuole, non solo non si perderà ma potrà agevolmente arricchire anche un lavoro tradizionale…
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Giovanni Biondi, presidente di Indire
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