Cultura

Scuola: i passi indietro non costruiscono il futuro

In settimana il balletto delle circolari su dad e quarantene nella scuola ha mostrato - se ancora ce ne fosse bisogno - come la politica dopo quasi due anni non sia davvero in grado di cogliere la deprivazione a cui stiamo costringendo i bambini e i ragazzi. Mettere tutti in quarantena per far stare più tranquilli noi adulti non ha senso nella prospettiva della convivenza a lungo con il virus. Occorre cambiare passo e farne uno avanti

di Valeria Negrini * e Maria Grazia Campese

Se non fosse che il tema è di quelli “sensibili” si potrebbe risolvere tutto con un sorriso. Ci riferiamo a quanto accaduto nella giornata di martedì 30 novembre, che ha visto di prima mattina una circolare annullare il protocollo introdotto non più di un mese prima, che disponeva la quarantena per la classe – e dunque il ricorso alla DAD – solo a fronte di almeno due casi positivi e, verso sera, una circolare che smentiva la precedente e riportava in auge il protocollo. Scampato pericolo dunque, ma non basta!

Questo tentativo, che probabilmente e fortunatamente ha suscitato disappunto in molti, merita delle riflessioni per evitare che questa pandemia oltre a mettere in discussione il presente, ipotechi anche il nostro futuro.

Quello che viene da chiedersi è se i nostri decisori, dopo quasi due anni, siano davvero in grado di cogliere tutte le dimensioni che riguardano gli effetti della pandemia; lo sguardo di sistema infatti è fondamentale per poter mettere in atto le misure più efficaci e realizzare politiche all’altezza della posta in gioco. Dobbiamo ricordare che in questo biennio i bambini e i ragazzi sono stati deprivati di molte cose, alcuni di tutto. Abbiamo dibattuto di quanto la scuola e in generale il sistema educativo sia il luogo dove si può ripristinare una dimensione di equità e pari accesso alle opportunità, dove combattere la povertà educativa, dove monitorare le condizioni di vita di tanti bambini. Queste considerazioni ci avevano fatto convergere sul fatto che la DAD dovesse essere l’estrema ratio, che i bambini e i ragazzi andassero tutelati e che questo stop&go risultasse quanto mai deleterio; invece nei giorni scorsi abbiamo rischiato di tornare al punto di partenza. Esattamente come due anni fa quando però le condizioni epidemiologiche e sistemi di risposta sanitari erano decisamente differenti rispetto a quelli attuali.

Già conosciamo purtroppo le conseguenze di alcune scelte che hanno riguardato il sistema scolastico da inizio pandemia: forme di disagio sempre più gravi e diffuse che intasano neuropsichiatrie al collasso, situazioni di famiglie fragili che precipitano perché per questi bambini la scuola è l’unico luogo per fruire di un pasto sano, ricevere stimoli costruttivi o condividere relazioni equilibrate. I toni allarmistici su queste situazioni non possono essere risparmiati e meritano la stessa attenzione e preoccupazione che riserviamo alla diffusione del contagio.

Era scritto da tempo che il virus poteva mutare. Non stabilire politiche vaccinali più eque su scala mondiale ha queste conseguenze! "Iniquità" quindi è la cifra che più rappresenta la gestione globale di questa pandemia: i poveri diventano più poveri, i vulnerabili diventano fragili e i fragili rischiano di diventare disperati.

Per tutte queste ragioni non è più accettabile scaricare responsabilità su bambini e ragazzi che vivono tante condizioni differenti. Non possiamo permetterlo. Il sistema di messa in quarantena previsto dal governo non regge perché le ATS non sono state in grado di attivare il sistema di tracciamento previsto, così dice la rappresentanza dei dirigenti scolastici. Le scuole si sono organizzate al meglio che potevano, hanno fatto sforzi immani, i bambini rispettano protocolli rigidissimi e il risultato è che non viene tutelato il loro diritto di frequentare la scuola. Perché? Perché il sistema pubblico delle istituzioni non è in grado, definito l’obiettivo, di attivare le sue diramazioni territoriali e garantire un tempestivo tracciamento. Negli sport e nelle attività extrascolastiche si continua ad applicare rigidamente la quarantena del gruppo con un solo positivo anche in situazioni in cui il contatto avviene in attività svolte all’aperto, e dunque con rischio ridotto, senza preoccuparsi di come la conseguente assenza da scuola e la DAD – peraltro svolta in modo disgiunto dai compagni – impatta su questi bambini.

Ormai sappiamo che dovremo convivere con questo virus per lungo tempo; è necessario poter garantire a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione, alla continuità dello studio. La scuola rimane – nonostante tutte le sue difficoltà – ancora il principale ascensore sociale. Limitarne ad alcuni la frequenza per essere tutti noi adulti “più tranquilli” è un problema serissimo e genera disagi e diseguaglianze di cui poi è difficile farsi carico e superare. La cooperazione sociale da anni svolge il proprio ruolo, contribuendo a riequilibrare situazioni palesemente inique, gestendo i contraccolpi di una gestione politica che – a quasi 2 anni dall’inizio della pandemia – rispetto alla scuola ci appare ancora emergenziale.

Noi continueremmo ad essere al fianco dei bambini e delle bambine, degli e delle adolescenti, degli anziani e delle persone fragili e con disabilità e di tutte le persone che rischiano di essere penalizzate due volte dalla situazione attuale, ma non basta ad esimere la politica dalla sua responsabilità. Occorre cambiare passo e farne uno avanti questa volta!

*Valeria Negrini, Presidente ACI Welfare Lombardia

**Maria Grazia Campese, Responsabile Gruppo Minori e Adolescenti ACI Welfare Lombardia

Foto Unsplash

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