Formazione

Scuola: è qui che dobbiamo costruire i ponti per l’integrazione

Nell’anno scolastico 2019/2020 sono 880mila gli alunni con cittadinanza non italiana, il 10,3% sul totale della popolazione scolastica. «Il tessuto delle nostre scuole è multietnico e multiforme», sottolinea Vinicio Ongini, che fa parte dell’osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri del Miur. «Per essere davvero strumento di integrazione la scuola deve: valorizzare la lingua e la cultura d’origine di chi arriva, fare corsi di formazione su tema migrazione e rifugiati al corpo docente e coinvolgere anche le famiglie nella vita scolastica dei loro figli»

di Anna Spena

Nell’anno scolastico 2019/2020 sono 880mila gli alunni con cittadinanza non italiana, il 10,3% sul totale della popolazione scolastica, fra loro poco più del 35% non è nato in Italia. «Ma non sono tutti in situazione di complessità linguista», ricorda Vinicio Ongini, che fa parte dell’osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri del Miur ed è autore di “Grammatica dell’integrazione – Italiani e stranieri a scuola insieme” (Laterza). «L'età critica è quella degli alunni neoarrivati, sono il 3,2%. Tra questi in particolare i 13/14enni che hanno già iniziato il percorso scolastico nel loro Paese d’origine, e quando arrivano qui si inseriscono alla fine di un percorso».

In questi anni abbiamo assistito ad un doppio movimento: «da un lato», spiega Ongini, «un aumento, anche se contenuto, degli studenti di cittadinanza non italiana. Ma contemporaneamente abbiamo costatato una diminuzione degli studenti italiani: stiamo perdendo classi scolastiche, e posti d’insegnamento. Compensati solo in parte dall’arrivo di studenti stranieri». La maggioranza degli alunni stranieri arriva da Romania; Albania; Marocco e Cina. «Anche se queste quattro nazionalità coprono da sole la metà dalla popolazione scolastica non italiana, oggi possiamo confermare che il tessuto delle nostre scuole è multietnico e multiforme. Il nord est dell’Italia è il territorio con percentuali più alte rispetto alla presenza di alunni stranieri e questa percentuale aumenta nelle città piccole e medie come Mantova, Cremona, Asti, Brescia».

Negli ultimi anni si è anche registrato un aumento delle presenze di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole di secondo grado, compresi i licei. «Ma», continua Ongini, «un quadro meno positivo emerge quando guardiamo alla scuola dell’infanzia: un quarto dei bimbi con cittadinanza non italiana non la frequenta. Eppure il bagno linguistico e di socialità in questi anni di scuola è fondamentale». Le 3 azioni proposte da Ongini

Valorizzare la lingua e la cultura d’origine
«Un progetto attivo in Italia da 15 anni e ormai consolidato è nato dalla collaborazione tra il Miur e il ministero dell’istruzione rumeno con l’obiettivo di mantenere e valorizzare la lingua e a cultura d’origine. In oltre 200 scuole italiane 50 insegnanti di lingua rumena fanno lezioni di lingua rumena agli studenti che lo richiedono»

Corsi di formazione agli insegnanti sul tema dei rifugiati
«Con la collaborazione tra Unhcr e Miur tra qualche settimana partirà un corso di formazione per gli insegnanti, di diverso ordine e grado, sui rifugiati. É fondamentale conoscere i Paesi d’origine, le storie da cui provengono, la trafila burocratica per ottenere i documenti necessari. L’integrazione passa per la conoscenza».

Creare ponti
«La terza azione si concretizzerà in un seminario nazionale sulle generazioni di immigrati. Cosa succede tra i ragazzi, i genitori e i nonni, una figura fondamentale ma di cui si parla pochissimo. L’evento si terra a Modena il 4 novembre e si chiamerà appunto “di generazione in generazione”. Ci sono ponti crollati tra le generazione di immigrati. Le seconde generazioni conoscono più lingue di quelle dei loro genitori, e dei ragazzi italiani, a cui però sono molto simili. Questa vicinanza culturale con i loro compagni spesso rappresenta invece un punto di rottura con la cultura della famiglia d’origine e i genitori non li riconoscono più. Bisogna trovare invece soluzioni affinché anche le famiglie degli studenti vengano coinvolte nei percorsi di integrazione».

Il numero di Vita Magazine di Ottobre "Alziamo il sipario sull’Italia dell’accoglienza", in distribuzione da venerdì, racconra un pezzo di Paese che rappresenta una cultura sempre meno minoritaria e che sa mettere in campo soluzioni pragmatiche quando parliamo di integrazione. Per scaricare il numero qui

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