Welfare
SCUOLA DIAZ. Assolti e condannati
Tredici condannati e sedici assolti al processo per l'irruzione alla scuola durante il G8 di Genova
Tredici condanne, per un totale di 35 anni e sette mesi, rispetto agli oltre 108 anni chiesti dall’accusa, e 16 assoluzioni. Questa è la sentenza emessa ieri dal prima sezione penale del Tribunale di Genova, presieduta da Gabrio Barone, giudici a latere Anna Leila Dellopreite e Fulvia Maggio, sui fatti avvenuti alla scuola Diaz nella notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova.
Assolti i vertici della polizia: Francesco Gratteri, ex capo dello Sco ora direttore dell’Anticrimine; Giovanni Luperi, ex vicedirettotre Ucigos, ora all’intelligence; Gilberto Caldarozzi, ex vicedirettore Sco e ora a capo del Servizio centrale operativo della Polizia; Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos genovese.
Ecco le condanne: 4 anni a Vicenzo Canterini, ex capo Reparto Mobile di Roma; 2 anni a Michelangelo Fournier, ex vice di Canterini; 3 anni a Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emilio Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone. Tre anni anche a Pietro Troiani; due anni e sei mesi a Michele Burgio; un mese a Luigi Fazio.
Assolti, invece, oltre a Gratteri, Luperi, Caldarozzi e Mortola, Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi, Massimo Nucera, Maurizio Panzieri, Salvatore Gava. Per Alfredo Fabbrocini i pm avevano chiesto l’assoluzione. La sentenza arriva a sette anni e due mesi dai fatti, dopo duecento udienze e quattro anni di processo davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Genova, presieduta da Gabrio Barone. Tutti e 29 gli imputati sono appartenenti alla Polizia, tra dirigenti, funzionari e poliziotti. Fra le accuse mosse nei loro confronti dai pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini lesioni, calunnia, falso, arresti illegali.
La notte del 21 luglio 2001 agenti del settimo nucleo del Reparto Mobile di Roma e altri di altri reparti fecero irruzione nel complesso scolastico Armando Diaz e Giovanni Pascoli, che era il quartier generale dei no global. La difesa ha sempre sostenuto che l’azione fosse diretta ad arrestare gli autori delle devastazioni che migliaia di manifestanti avevano compiuto in città, per l’accusa sarebbe stata una specie di rivalsa voluta dai vertici della polizia che non erano riusciti a tutelare l’ordine pubblico. Nella scuola furono malmenati e arrestati 93 giovani, poi liberati perché contro di loro non c’erano prove.
I poliziotti furono accusati di falsificazione delle prove: le due molotov, i picconi e le spranghe esibiti come tali, secondo l’accusa, sarebbero stati rispettivamente trovati nelle aiuole di corso Italia e in un cantiere aperto nel complesso scolastico. Secondo gli avvocati difensori, però, le presunte falsificazioni sarebbero state causate dalla fretta e dal disordine di quei momenti. La questione centrale del processo è stata quella di accertare le responsabilità personali di ciascuno degli imputati e provare se le violenze commesse siano state il frutto di un piano di azione deciso dai superiori. Dal processo sono nate altre tre inchieste: una contro l’ex questore Francesco Colucci, accusato di falsa testimonianza, con il coinvolgimento dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro; la seconda per la sparizione delle bottiglie molotov, smarrite nella questura genovese; una terza per l’identificazione di un poliziotto ripreso nei filmati dell’irruzione e riconosciuto dal pm durante un’udienza tra il pubblico.
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