Mondo

Scuola di cucina Slow Food a Nablus

Il progetto Beit al Karama raccontato sulle pagina del "Il Manifesto"

di Antonietta Nembri

Il cibo come strumento di cooperazione internazionale, grazie a una scuola internazionale di cucina palestinese che sorgerà a Nablus con Slow Food. A raccontare questa iniziativa un articolo di oggi sul Manifesto.

Questa sera all’Osteria della Villetta di Palazzolo è in programma una cena (presenti l’artista Michelangelo Pistoletto e alcuni noti chef guidati da Gualtiero Marchesi) a sostegno del progetto Beit al Karama (Casa della Dignità) che è portato avanti da un comitato di donne dalla casbah di Nablus con il sostegno di due donne italiane, Cristina Bottigella e l’artista Beatrice Catanzaro.

Nell’articolo – firmato da Michele Giorgio – si può leggere un’intervista a quella che viene definita l’anima di Beit al Karama, Fatima Khaddoumi che racconta: «Siamo impegnate su più fronti, ma è il cibo la nostra priorità Crediamo che il cibo possa dare dignità alle donne di Nablus e nel resto della Palestina. Cibo che deve essere prodotto in ogni fase nel rispetto dei suoi contenuti nutrizionali, dell’origine, della tradizione. Riconoscendo dignità al cibo si riconosce dignità alla donna». Ma non solo, per Khaddoumi, Beit al Karama dovrà divenire anche un luogo di incontro per le donne, «daremo l’opportunità ad associazioni e cooperative di donne di poter presentare attraverso Beit al Karama il loro lavoro, le loro produzioni non solo alimentari».

Nell’articolo si sottolinea come in Cisgiordania si stia diffondendo il fenomeno delle cooperative agricole che hanno una particolare attenzione alla produzione biologica, lo scorso mese, del resto promosso dall’Agricultural Development Association (Parc) una fiera cui hanno partecipato, sempre a Nablus, una dozzina di cooperative palestinesi che producono fragole, pomodori e fiori biologici.

Inoltre, con fondi della cooperazione italiana della Regione Emilia Romagna, la ong Overseas in partnership con l’associazione Acs, il Parc, la facoltà di Agraria dell’Univeristà di Hebron e dell’Università di Bologna ha iniziato quest’anno un progetto per la difesa e la valorizzazione della biodiversità nell’agricoltura biologica palestinese.


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