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Formazione professionale

Scuola, così si aiutano gli studenti a ri-orientarsi

Novità in vista per gli istituti professionali statali e quelli regionali. Il Ministro dell’Istruzione Valditara ha firmato il decreto che, sulla carta, dovrebbe semplificare i passaggi migliorando il ri-orientamento degli studenti. Diego Montrone della Scuola Professionale Galdus fa il punto

di Sabina Pignataro

Quali novità si annunciano per gli istituti professionali statali e per i corsi della istruzione e formazione professionale? Pochi giorni fa il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha firmato il decreto che approva le Linee guida per la semplificazione amministrativa dei passaggi tra i percorsi di istruzione professionale statale e i percorsi di istruzione e formazione professionale regionale (detti anche Iefp).
Ricordiamo che il percorso Iefp ha una durata minima di tre anni al termine dei quali lo studente consegue la Qualifica professionale corrispondente all’indirizzo scelto.  Se lo vorrà, lo studente potrà continuare gli studi e frequentare un IV anno di scuola e conseguire il Diploma professionale.

L’obiettivo di questo provvedimento, ha spiegato Valditara, è quello di «offrire alle studentesse e agli studenti una concreta possibilità di ri-orientamento che, a partire dalla valorizzazione di potenzialità, attitudini e interessi personali, consenta loro di proseguire nella crescita culturale e nella formazione professionale proiettata verso il mondo del lavoro, senza disperdere il bagaglio di competenze acquisite».

Abbiamo chiesto a Diego Montrone, presidente della Scuola Professionale Galdus di Milano e coordinatore dell’Associazione Coordinamento degli Enti di Formazione Professionale della Lombardia (Aef)  di spiegare la portata di questa novità.

www.galdus.it/scuola-professionale/

Montrone, nel vostro Istituto transitano ogni anno  più di 1600 studenti con età compresa tra i 14 e i 18 anni. Perché questa riforma è così importante?

Questo documento “lavora” in continuità con i svariati accordi e documenti già esistenti e anche con alcune prassi già consolidate, ribandendo un importante concetto e normandolo in modo chiaro. In un momento dove la riforma e la relativa sperimentazione del 4+2 “accende i motori” viene ribadito che in Italia esiste un doppio canale formativo professionalizzante: la IP e la Iefp (quest’ultima particolarmente sviluppata nella Regione Lombardia) che offre ai giovani medesimi obiettivi finali comuni – ossia il serio tentativo di avviare percorsi virtuosi e in grado di ambire a valorizzare al massimo ciascun giovane – con modalità didattiche, di approccio con spiccate differenti caratteristiche.
Questa duplice presenza, che può sembrare alle volte una duplicazione con troppe sovrapposizioni ma che genera una importante filiera Vocational Education and Training – Vet, rappresenta invece una ricchezza in grado di rappresentare una grande opportunità al numero maggiore di giovani in considerazione con le differenti potenzialità, attitudini e interessi personali.

Ci può spiegare?

Contando che uno dei grandi temi ancora non totalmente risolto è rappresentato dalla scarsa propensione del sistema educativo (tutto) a fornire a giovani e famiglie, elementi e criteri per migliorare la capacità di prendere delle decisioni e di orientarsi, risulta estremamente positiva ogni modalità (e ogni accordo) in grado di accompagnare eventuali ripensamenti in una logica che tenda a valorizzare quanto fatto fino a quel momento e quanto “raccolto” anche in percorsi esperienziali.

Secondo lei questa riforma aiuta davvero a ridurre la dispersione?

Non c’è dubbio che una parte della dispersione sia legata a scelte sbagliate e/o fatte senza avere approfondito tutti gli elementi coinvolti nelle fasi della scelta. In modo particolare per i percorsi professionalizzanti dove non solo si può (e deve) verificare l’approccio didattico del canale prescelto ma anche il settore e la professione in uscita ai percorsi.

In pratica, c’è più margine di ripensamento?

L’alta personalizzazione dei percorsi realizzati nella Iefp e la didattica orientativa strutturata in modo particolare nei primi due anni (che assolvono l’obbligo di istruzione fornendo i Lep) consente a tutti i giovani una conferma della scelta oppure al proprio ripensamento acquisendo tutti gli strumenti necessari e le opportunità per modificarla e individuare il posto dove risulta maggiormente possibile la costruzione del proprio virtuoso percorso. In questo senso, una chiara strutturazione dei passaggi risulta un ulteriore elemento in grado di agire su una delle principali cause che generano dispersione o insuccesso formativo: la scelta errata.

Quanto spesso accade che un ragazzo non riesca a stare nella istruzione professionale?

Nella IeFP è consuetudine accogliere un discreto numero di giovani provenienti dalla IP. Gli inserimenti “in corsa” raggiungono circa un 10% dei giovani che frequentano le attività (potrebbe essere maggiore ma emerge il limite economico e strutturale). Su circa 65mila giovani che in Regione Lombardia frequentano le nostre aule, circa 7mila sono i giovani che provengono da altri sistemi che non offrivano le modalità per loro ideali. Si tratta di giovani che apprendono maggiormente in situazioni reali in attività “duali” dove il compito reale in situazione reale (stage, tirocinio, apprendistato) rappresentano la modalità migliore e più efficace. Non vale per tutti i giovani, chiaramente, ma sono molti i ragazzi che si “riscoprono” e “fioriscono” in questo contesto.

Perché finora non c’era questa agevolazione del passaggio?

In realtà prassi e relazioni tra le istituzioni scolastiche e formative lo rendevano già possibile. Queste nuove linee guida hanno il pregio di rendere tutta la documentazione esistente più chiara e leggibile rendendo evidente quanto ogni singolo passaggio non debba essere semplicemente il risultato dell’applicazione di una tabella di convergenza e correlazione tra i due “mondi”. Viene infatti ribadito, correttamente a mio parere, che le istituzioni scolastiche e formative possano/debbano utilizzare specifici accordi territoriali o di indirizzo i cui esiti possono essere utilizzati per i passaggi tenendo conto di tutti gli elementi di personalizzazione dei percorsi. Tutto questo può avvenire per entrambe le strutture (IP e Iefp) come da prassi, se (citano le linee guida) le strutture interpellate dal beneficiario avviano: “immediatamente l’analisi del contesto di partenza e di quello di potenziale destinazione, attraverso momenti di confronto ma anche di osservazione partecipata dello studente”.

Come funzionerà nel concreto?

A tale fine le istituzioni condividono le fasi della procedura, ciascuna per la parte di rispettiva competenza, per coordinare gli interventi finalizzati a supportare la revisione delle scelte e a garantire il graduale inserimento nel percorso prescelto”. Interessante e di aiuto l’individuazione di un’apposita commissione per i passaggi tra i sistemi (“Cps” nel documento) nominate dalle istituzioni scolastiche e formative che avrà il compito di effettuare una puntuale valutazione delle competenze già acquisite dallo studente che richiede il passaggio e determinare l’annualità di inserimento.

Foto di Eliott Reyna su Unsplash


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