Non profit
Scuola.coop: è l’ora giusta
L'intervento del presidente di Federsolidarietà/Confcooperative
di Redazione
Adro insegna: la scuola pubblica in sé non è uno scudo efficace contro le appropriazioni indebite. Per questo occorre cercare strade nuove Quasi la metà delle imprese sociali registrate presso le Camere di commercio si occupa di scuola. È certamente un dato interessante che conferma che le imprese sociali e più in generale le cooperative possono essere uno strumento comunitario importante per affrontare il bisogno educativo. È un’idea che nasce da più ragionamenti. In Confcooperative è sempre esistito un settore di cooperative scolastiche; poi c’è tutta l’attività educativa e socio educativa delle cooperative sociali che dalle diverse forme di collaborazione con il sistema scolastico pubblico e paritario hanno iniziato ad avvicinarsi anche alla gestione di servizi più complessi fino alla gestione di scuole.
Mi pare che si possa parlare di un incontro naturale: l’afflato educativo è nella natura stessa della forma cooperativa. Parafrasando Paulo Freire, potremmo dire che la «cooperazione è una pratica di libertà» come appunto l’educazione. Promuovere partecipazione, consapevolezza, emancipazione è una responsabilità fondativa dell’impresa cooperativa, la democrazia economica come espressione di una nuova «pedagogia degli oppressi»: a qualcuno potrà apparire provocatorio, ma è certo una sfida interessante. Questo ci porta a pensare che l’esperienza della cooperazione sociale possa offrire buone pratiche anche al mondo della scuola.
Anche la recente vicenda di Adro ci insegna che non basta il fatto che una scuola sia statale perché sia al riparo di forme di “appropriazione”. Per questo mi viene da pensare che la scuola come bene comune si tutela se si fanno convergere portatori di interesse diverso in un contesto di partecipazione democratica: una cooperativa o un’impresa sociale multistakeholder, dove ci siano genitori e insegnanti come soci, dove sia possibile una partecipazione significativa della comunità locale rappresentata ad esempio dai Comuni di riferimento.
Attenzione, non intendiamo attaccare la scuola pubblica, che ha avuto ed ha un ruolo imprescindibile, ma forse la strada che abbiamo per continuare a farla rimanere pubblica passa anche da una ri-consegna delle responsabilità gestionali alle comunità locali. L’essenziale è che contribuiscano a dare risposte a quel bisogno, che un tempo era soddisfatto da una scuola pubblica molto forte e da una consolidata tradizione di scuola paritaria sviluppata soprattutto in ambito confessionale. Risposte che oggi, per varie ragioni, possono rivelarsi insufficienti o comunque non sempre in condizione di riuscire a tenere sul piano gestionale: una gestione imprenditoriale in forma cooperativa può contribuire a individuare soluzioni utili. Succede già, anche in collaborazione con enti religiosi. L’appuntamento di Educa quindi è un’importante occasione di incontro.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.