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Scuola che ora suona?
Chi ha ragione? La Moratti e chi la difende, o insegnanti e genitori insorti per difendere orari e tempo pieno? Vita lo ha chiesto a tutti i protagonisti. Senza preclusioni.
Qualcuno l?ha chiamata “la scuola del forse sarà così”, interpretando la sensazione diffusa che serpeggia tra le famiglie italiane che stanno per iscrivere i loro figli alla scuola dell?obbligo. La scadenza è imminente, visto che entro il 31 gennaio bisogna decidere; ma quanto a chiarezza sul tipo di scuola che i bambini e i ragazzi si troveranno a frequentare il ministro dell?Istruzione, Letizia Moratti sta raccogliendo accuse di ogni tipo.
Basterebbe chiedere ai direttori didattici e ai presidi, che si sono trovati nella situazione di non poter dare indicazioni precise alle famiglie. C?è sì una circolare arrivata pochi giorni fa, ma questa circolare fa riferimento a innovazioni in effetti ancora in discussione presso le commissioni di Camera e Senato.
Inviata alle scuole il 14 gennaio, la circolare non sembra aver risolto i dubbi delle famiglie e degli operatori della scuola, tanto è vero che la maggior parte dei dirigenti scolastici hanno comunicato ai genitori che le iscrizioni si riferiscono al modello di scuola previsto dalle norme in vigore. Ma la confusione è tanta, e si affianca alle accuse di palese illegittimità che soprattutto il mondo sindacale ha inviato al ministro, sottolineando, come ha fatto la Cgil scuola, che “è illegittimo chiedere alle famiglie di esprimere opzioni che riguardano tempi e attività diversi dagli attuali, previsti da un decreto non ancora approvato” e che “se il decreto attuativo sarà approvato, i nuovi modelli scolastici potranno entrare in vigore dall?anno scolastico 2005-06”. Proprio le famiglie sembrano invece in testa alle preoccupazioni del ministro, che oltre alla circolare ha diffuso anche una lettera per tranquillizzare mamme e papà.
La circolare, del resto, aveva seminato dissensi anche nella maggioranza di governo. La relatrice della riforma alla Camera, Angela Napoli, di An, si era dimessa, seppur solo per qualche ora. Mentre Beniamino Brocca, responsabile scuola dell?Udc, ha dichiarato che il decreto attuativo “è un gran pasticcio. Un decreto legge non può modificare una legge esistente. Il decreto della Moratti, invece, introduce dei cambiamenti non contenuti nella riforma della scuola, la n. 53, approvata l?anno scorso. Inoltre, al decreto la Moratti allega anche i programmi, senza averli discussi con nessuno. Tutto questo non si può fare”.
Le norme in vigore prevedono, per la scuola dell?infanzia, un orario di 8 ore estendibili fino a 10; per le elementari un?organizzazione per moduli di 27 o 30 ore nel primo ciclo, di 30 ore nel secondo ciclo e di 40 ore per il tempo pieno (comprensivo della mensa); per la scuola media 30 ore il tempo normale e 36 il prolungato. La riforma prevede invece un orario settimanale di 27 ore più altre tre per le elementari e sei per le medie di tempo opzionale (ma le ore della mensa sono escluse dal conteggio). Il tempo pieno? Il ministro ne ha garantito, in quella lettera alle famiglie, la continuazione. Che però non ha convinto: “Il decreto di fatto elimina gli articoli 129 e 130 del decreto legislativo 297/94 che garantiva il tempo pieno”, spiega lapidario Enrico Panini della Cgil,”e dunque è inutile che il ministro prenda carta e penna per dare assicurazioni ai genitori; e poi da quando una lettera può cambiare una disposizione legislativa?”. Risposta dal ministero: il monte ore resta invariato. Per le famiglie che vogliono che i figli facciano scuola anche il pomeriggio, non cambierà nulla. In realtà cambieranno molte cose per quel milione e 100mila alunni che quest?anno si sono avvalsi di tempo pieno o prolungato nella scuola elementare e scuola media statale: esattamente il 25%.
Altra questione, l?anticipo scolastico: la circolare lo ammette laddove un?intesa con gli enti locali garantisca l?esistenza delle condizioni previste dalla legge, ad esempio la disponibilità dei locali o l?esaurimento delle liste d?attesa per la scuola dell?infanzia.
E ancora: i docenti chiedevano di sapere, prima di iniziare a parlare di modelli orari diversi, gli orari delle discipline e le conseguenti determinazioni delle cattedre. Cioè chiedevano il decreto sugli organici. Ma il timore che la riforma finisse sepolta come tutte quelle che l?hanno preceduta ha messo fretta al ministro e ai suoi supporter
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