Sostenibilità

Scuola: che cosa cambia con la riforma. Cara Moratti, quanti dubbi.

Oggi l’educazione ambientale è inserita nel pacchetto formativo della “convivenza civile”. Ma perché ridurre un tema interdisciplinare a singola materia?

di Redazione

Chi si interessa di educazione oggi deve spesso improvvisarsi esperto di legislazione e studiare le modifiche apportate al sistema scolastico dalle numerose riforme degli ultimi anni. Anche chi si occupa di educazione ambientale non sfugge alla regola, e non può quindi esimersi dall?affrontare la conoscenza dell?ultima riforma della scuola, la cosiddetta Riforma Moratti, e chiedersi se in essa siano previsti spazi per un?educazione finalizzata alla sostenibilità. Con l?inizio del nuovo anno scolastico, la riforma è partita nella scuola dell?infanzia (ex scuola materna), nella scuola primaria (ex scuola elementare) e nella prima classe della scuola secondaria di primo grado (ex scuola media). I cambiamenti cui assisteremo nel corso dell?anno saranno numerosi e toccheranno tanti aspetti, comprese le discipline di insegnamento, tra le quali è stata inserita ufficialmente – ed è questa una novità sostanziale – l?educazione ambientale. La formazione non è solo disciplina In realtà, i singoli docenti stanno lavorando da anni su tematiche che riguardano questioni ambientali, ed è dal 1987 che il ministero dell?Ambiente e dell?Istruzione promuovono intese, protocolli e accordi per coordinare iniziative nel settore. Nell?ottobre 1996, per esempio, venne attivato un Comitato interministeriale e firmato un Accordo di programma sull?educazione ambientale nelle scuole, poi tradotto in una circolare ministeriale (149 del 17 aprile 96) che chiarì tematiche, strategie e azioni per realizzare progetti di educazione ambientale. La legge sull?autonomia scolastica (15 marzo 1997) permise poi alle scuole di individuare autonomamente offerte formative da offrire alla propria utenza, dando valore alle proposte scelte dai collegi docenti. Con la recente riforma del sistema scolastico viene prevista l?educazione ambientale all?interno del pacchetto di educazioni (alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all?affettività) che formano la così detta ?convivenza civile?, con obiettivi specifici di apprendimento declinati in conoscenze e abilità. Negli stessi testi ministeriali, vi sono delle raccomandazioni a far sì che queste educazioni permeino l?attività didattica per l?intero corso della scuola di base. Ma le raccomandazioni del ministro Moratti, e soprattutto il nuovo sistema scolastico che si sta gradualmente realizzando, permetteranno l?attuazione di percorsi di educazione ambientale efficacemente formativi? Potrà essere superato il rischio di limitare a discipline le educazioni della convivenza civile, vincolandone il loro effettivo potenziale formativo? Tante novità, tante contraddizioni Il nuovo sistema scolastico della riforma, innanzitutto, si pone in contraddizione con quanto sancito dalla Carta dei principi sottoscritta a Fiuggi nel 1997 dai ministri della Pubblica istruzione e dell?Ambiente, che dichiaravano: «La Carta si rivolge alle bambine e ai bambini, i soggetti in età evolutiva, che sono i cittadini di oggi e di domani (…) L?educazione allo sviluppo sostenibile deve divenire un elemento strategico per la promozione dei comportamenti critici e propositivi dei cittadini verso il proprio contesto ambientale (…) In ambito scolastico l?educazione ambientale non è circoscrivibile entro i confini di una nuova materia, né si può identificare con qualche contenuto preferenziale; l?educazione ambientale è interdisciplinare e trasversale, lavora sui tempi lunghi». L?evidente contraddizione di intenti e di azioni del ministero, tuttavia, potrà essere superata valorizzando ciò che nella pratica scolastica tanti insegnanti hanno già realizzato: percorsi di educazione ambientale, ma anche di cittadinanza attiva e solidale, caratterizzati da elementi di innovazione rispetto sia alla didattica sia ai contenuti sono stati realizzati da numerose scuole. La documentazione di tali progetti, la loro valutazione, la circolarità delle informazioni potrebbero essere strumenti per far crescere dal basso la qualità della progettazione dell?educazione ambientale nel mondo della scuola. Questa qualità sarà garantita da una riforma che si propone come riforma di sistema? La collaborazione delle associazioni La nuova scuola sarà in grado di fornire, oltre agli stimoli cognitivi e formativi, anche gli strumenti organizzativi (orari, docenti in numero sufficiente, apertura al territorio, fondi) per attivare quel contesto ?educante? necessario a creare le competenze di base per realizzare un futuro sostenibile? Nella scuola riformata si riuscirà a prendere decisioni in condizioni di incertezza, esisterà «la disponibilità ad affrontare l?imprevedibile, per educare al confronto e alla gestione dei conflitti, tra punti di vista diversi», come raccomandava ancora la Carta di Fiuggi? Crediamo che lo scopo di chi opera affiancando il mondo della scuola nel difficile compito di educare, non è di dare verità, ma di sollevare dubbi, per stimolare a una riflessione critica e costruttiva. Sicuramente le scuole, confidando nella professionalità dei docenti, sapranno fornire risposte di ?buon senso?, rispondenti alle effettive esigenze di alunni e famiglie. Ma avranno un?ulteriore certezza: la continuità dell?ormai collaudato appoggio e della collaborazione di chi come il WWF opera da sempre, a livello locale, nazionale ed internazionale, per risolvere emergenze ambientali ormai ogni giorno più frequenti e non più rinviabili. Il nostro ruolo deve essere quindi anche quello di soggetti propositivi attivi nel mantenere alto il livello di discussione anche tra quegli organismi istituzionali territoriali e nazionali che tentano di costruire insieme ai giovani una coscienza che voglia essere solidale e sostenibile. di Erminia Spotti insegnante ufficio Educazione WWF Italia


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